Il seme certificato che sarà usato quest’anno nelle risaie italiane è più o meno lo stesso dell’anno scorso. La conferma arriva dal Crea, che il 7 febbraio presenterà la relazione annuale nel corso di un convegno al Centro ricerche dell’Ente Risi. Ecco cosa emergerà dalla relazione di Luigi Tamborini, referente del laboratorio di Vercelli del Crea – difesa e certificazione (SCARICA la Locandina 7 febbraio 2018 e SCARICA la relazione Tamborini) che al convegno illustrerà quanta e quale sia la semente certificata cresciuta sugli ettari che hanno passato l’esame e raccolta nell’autunno 2017, materiale che viene venduto in questi giorni per seminare il riso nei mesi primaverili: la superficie presentata per la certificazione ha superato l’esame all’89%, quindi sono stati autorizzati 10.238 ettari che permetterebbero di produrre – se ci sarà richiesta – 600.000 quintali di seme certificato. In realtà, l’anno scorso, il 30% della semente usata in campagna derivava da reimpiego aziendale e la semente certificata selezionata e venduta si fermò a 420.000 quintali. Cifre che confermavano a loro volta i dati 2016. Quindi anche nella campagna 2017, analogamente alla campagna precedenre, la media di uso di seme certificato si è confermata intorno ai 154 chili ad ettaro (152 nel 2016), contro i 200 che rappresenterebbero la piena copertura della risaia nazionale.
Quanto alle superfici approvate per la produzione di semente certificata di singoli gruppi, i tondi sono stabili con 2700 ettari, pari al 26% del totale, con un incremento del Selenio (da 430 a 630 ettari) e del Sole (da 850 a 950). Sul fronte dei medi si conferma l’ettarato del Vialone Nano mentre il gruppo dei lunghi A da parboiled evidenzia un calo lieve (da 1800 a 1600 ettari). Più forte la discesa delle varietà da risotto: da 3700 a 3400 ettari, con Baldo e Cammeo in flessione (l’anno scorso il mercato turco non sembrava così interessante, come poi si è rivelato). Sorprende l’entità del calo del S.Andrea, che si posiziona poco oltre i 100 ettari mentre sale il Volano: da 600 a 780 ettari. Veniamo al Carnaroli: il suo gruppo copre il 40% dei lunghi A da interno ma la varietà capostipite non va oltre i 360 ettari e i similari sono stabili, con il risultato che il sotto-gruppo cala leggermente. Aumentano invece alcuni Lunghi B, come Mare cl e Cl26, che portano a 2.000 l’ettarato di indica italiano. In flessione, invece, il Gladio.