Il ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio è un ottimista. Il 14 maggio dichiara: «Agricoltura in ripresa, avanti su questa strada». Il 17 maggio rilancia: «Siamo in vento favorevole» e annuncia di voler aprire un’agorà al Ministero «dove all’interno del mondo del turismo noi vorremmo inserire anche tutto il mondo della ristorazione». Questa è la sua idea di quel che ci serve: «c’è una fame di ristorazione italiana in giro per il mondo e di conseguenza sono convinto che opportunità come queste, finché siamo sulla cresta dell’onda a livello internazionale, dobbiamo coglierle per evitare che altri vadano a occupare spazi che noi non riusciamo a fare nostri». Si sa che il Ministro è un esperto di turismo e tende a declinare anche le questioni agricole in quell’ambito, ma purtroppo la realtà è più complessa e non è scontato che i problemi si risolvano, come ha detto, «raccontando la storia del prodotto». Già, perché per Centinaio «dobbiamo far sì che i prodotti dell’agroalimentare italiano vengano conosciuti il più possibile in tutto il mondo, arrivare il più lontano possibile. Lo Stato Italiano è dalla parte di chi produce qualità. Insistiamo su un nuovo storytelling del Made in Italy». Ecco, il punto è proprio questo: di storytelling non si campa, o, se vogliamo, nel caso del riso lo storytelling è ancora condizionato da numeri che non inducono affatto all’ottimismo. La tabella che leggete mette in relazione i prezzi del risone da ottobre a maggio e li confronta con i valori che permettono alle aziende risicole di pareggiare entrate e uscite, secondo un noto studio dell’Associazione Laureati in Scienze Agrarie della Provincia di Vercelli. Alle quotazioni attuali chi produce lungo B può chiudere, chi produce varietà da interno è a rischio e solo chi produce tondo è in zona di sicurezza. Questi numeri, signor Ministro, sono lo storytelling che ci interessa. Autore: Paolo Viana
PIÙ GASOLIO IN PIEMONTE
Annuncio della Coldiretti