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VIAZZO: IL RISO DA SEME E’ COME UN NEONATO

da | 30 Mag 2015 | NEWS, Servizi in campo

DSC00523Nel suo primo giorno di lavoro devono essergli sembrate le stesse risaie dove accompagnava il padre ad arare ed erpicare e dove ha guidato il suo primo trattore. Viste dal trattore sono uguali, a Vinzaglio come a Borgo Vercelli, le risaie. Come sono uguali, ma solo ad occhi inesperti, tutte le risaie padane, dalla Baraggia al Delta del Po. Oggi, tanti anni dopo, Maurizio Viazzo (nelle foto e nei video) le distinguerebbe a occhi chiusi. Basta un argine, per capire se sei a casa. E basta un’occhiata per accorgersi che anche per le bidens e i giavoni tutte le risaie sono uguali. O quasi. «Ma le mie per le malerbe sono off limits» esclama Maurizio. E, poi, per farti capire che l’orgoglio c’entra fino ad un certo punto: «Con il mestiere che faccio io non si possono commettere errori» precisa.

Maurizio Viazzo è un moltiplicatore di seme, il primo anello della catena della qualità in campo risicolo. E’ uno dei risicoltori che hanno accettato di illustrare la propria esperienza di diserbo con Punto Riso, la rubrica tecnica realizzata in collaborazione con Bayer CropScience. Beninteso, le sue non sono risaie “normali”: naturalmente, i profani non se ne accorgono, ma le paratie che suddividono le camere per ospitare i diversi lotti di varietà in riproduzione costituiscono il segno che qui l’agricoltura di precisione è arrivata prima del Gps. Viazzo è titolare dell’omonima azienda del Torrione di Vinzaglio (Novara) dal 1997. Gli americani lo definirebbero un self made man. Noi, che siamo di campagna, sappiamo da un pezzo che i risicoltori sono dei grandi imprenditori di se stessi, e nell’ascoltare la sua storia cresce la consapevolezza che, quando ci si crede e si lavora sodo, l’ascensore sociale funziona ancora. «Ero figlio di un operaio della Pavesi e ho studiato per diventare meccanico – ricorda – ma l’officina non mi attirava, così sono diventato trattorista di Antonio Oppezzo, il precedente proprietario. La campagna mi piaceva, perché da piccolo vi avevo vissuto: mio padre era diventato operaio perché la risicoltura negli anni Settanta non rendeva molto, soprattutto se lavoravi 25 giornate e il clima non ti aiutava: l’alluvione del 1968 nel Vercellese diede il colpo di grazia a molte famiglie, compresa la mia, e papà scelse l’industria». Ma il Dna ti accompagna dovunque tu vada e così Maurizio, che aveva vissuto la risaia fino all’adolescenza decise di tornarci, prima come operaio agricolo e poi come imprenditore. Oggi coltiva 62 ettari di riso da seme.

Conviene?

Non parliamone. Non sono anni di guadagni. Continui a fare questo mestiere perché hai investito e ti sei specializzato ad un livello tale che non è conveniente ripartire da zero.

Spieghiamo perché…

Oltre ai problemi “normali” dei colleghi che fanno riso da pila, noi dobbiamo avere una cura esasperata della purezza e delle rese, un’infestazione non è neanche pensabile e il controllo delle malerbe è esasperato. Un risicoltore coltiva con attenzione la sua risaia ma un moltiplicatore deve considerarla un neonato in fasce malato.

In che senso, “malato”?

Perché non puoi aspettare che il problema si manifesti, devi prevenire quel che ancora non c’è, devi cioè considerare il tuo campo sempre e comunque a rischio. Solo così hai la certezza della difesa fitopatologia a-s-s-o-l-u-t-a. Senza contare che devi continuare a coltivare nel tempo una parte dei nuclei (il moltiplicatore riceve dal costitutore la semente che viene inizialmente coltivata in nuclei prebase, quindi diventa base, quindi R1 e infine R2, la semente che viene effettivamente venduta per la produzione di risone; ndr) allo scopo di assicurare il mantenimento in purezza e non puoi distrarti un attimo, in quanto ogni disgiunzione, ossia ogni scarto dalla norma, dev’essere individuata e scartata, per non compromettere le caratteristiche migliori di quella semente.

Cosa comporta quest’attività nella difesa delle colture?

Comporta l’assoluta dipendenza dalla chimica. Noi mondiamo anche a mano, ma essere imprenditori significa capire innanzi tutto che il profitto non si costruisce sull’assenza di costi e che se penso di risparmiare su un trattamento posso trovarmi a rincorrere un problema che, affrontato in seguito, comporterà costi ancor maggiori. Un trattamento di Ronstar® e ti risparmi quel problema che ti costerebbe ore di monda manuale.

E quando gli erbicidi non ci sono?

Cerchiamo di lavorare per evitare di trovarci in un vicolo cieco. Faccio un esempio: io uso il Nominee ®, che è un erbicida ad alto tasso tecnico e per utilizzarlo bisogna usare molti accorgimenti, compreso quello di fronteggiare una minor sensibilità del prodotto rispetto alle diverse varietà, ma può essere associato a molti altri prodotti e ciò è importante nel nostro caso, in quanto consente sia una certa flessibilità che di far ruotare gli erbicidi in campo, il che è particolarmente importante per la qualità del seme ma anche per il rispetto dell’ambiente. Non dimentichiamo che siamo in Piemonte e in questa regione le regole sono ferree. Noi usiamo tutti i Dpi prescritti, abbiamo filtri al carbone in cabina e usiamo il premiscelatore. La sicurezza non si improvvisa. 

(Prodotti fitosanitari autorizzati dal Ministero della Salute; per relativa composizione e numero di registrazione si rinvia al catalogo dei prodotti o al sito internet del produttore. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta, prestando attenzione alle frasi e ai simboli di pericolo e alle informazioni sul prodotto. ® Marchio registrato. Informazione pubblicitaria a cura di Bayer CropScience)

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