Meno burocrazia, sostenibilità ambientale, tutela della risorsa idrica. Sono alcuni dei punti della nuova programmazione 2023-2027 della Regione Piemonte, che ha appena adottato il Completamento di Sviluppo Rurale da 756 milioni di euro.
Questo provvedimento, ha spiegato l’assessore regionale Marco Protopapa, «è un passaggio fondamentale per poter attivare tra aprile e giugno 2023 i primi bandi a sostegno dei soggetti del nostro territorio, dando così una continuità con la precedente programmazione del Programma di sviluppo rurale 2014-2022». Ma cosa ne pensano le associazioni di categoria?
COPERTA CORTA
Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara e Vco ci dice che «ci sono una serie di situazioni che noi avevamo sollevato in modo critico, perchè tagliavano fuori completamente le nostre aziende dalla possibilità di partecipare al Psr. Intendo i bandi dedicati agli investimenti: c’è sempre il problema legato alla produzione standard, che pone gravi limiti alle nostre aziende, tagliate fuori sugli investimenti per migliorare la produttività. Sulle misure agronomiche, è stata messa una dotazione finanziaria molto importante sulla misura della produzione integrata. Mi aspettavo ci fosse uno sbilanciamento molto più a favore delle tecniche più aggiornate e innovative».
«La lotta integrata è una cosa che esiste ormai da diversi anni; è necessario dover innovare. La coperta è molto corta sulla misura legata alla risicoltura: 100 euro all’ettaro per incentivare la semina in sommersione sono davvero pochi. Sono ancora meno pensando che quella dotazione finanziaria è stata prevista solo su 12.000 ettari anziché 120.000 ettari della risicoltura piemontese».
«Capitolo a parte, la misura legata all’agricoltura di precisione: è limitata ai primi 20 ettari, quindi è un premio di 3.000 euro all’anno, legati alla fertilizzazione e distribuzione degli agrofarmaci. E’ quindi un Psr che, avendo meno soldi della gestione precedente, non può accontentare più aziende, questo è sotto gli occhi di tutti. Siamo in attesa di capire quali sono esattamente le regole, e rimaniamo sull’attenti perché c’è la necessità di dover definire delle priorità».
«Sicuramente la risicoltura non è una priorità, visto lo stanziamento così esiguo. Ci sono una serie di condizioni che devono essere gestite meglio, come l’avanzo della precedente programmazione. Ho letto che c’è stato un avanzo dalla precedente programmazione di 55 milioni di euro. L’avanzo sarà investito per il piano laghetti: quindi una serie di micro bacini che andranno a rinforzare, anche se in una minima parte, la capacità irrigua».
TROPPA BUROCRAZIA
Manrico Brustia, responsabile settore riso e irrigazione di Cia Piemonte dichiara invece che «dalle prime impressioni sembrerebbe che nel nuovo Psr ci sia più burocrazia rispetto alla precedente programmazione, al contrario di quanto dichiarato. Un’altra cosa che abbiamo notato è che si potevano ridurre i soldi sull’agroambientali, e invece investire maggiormente sulla semina in acqua e sulla precision farming, per la quale invece ci sono pochissimi stanziamenti.
Un altro elemento riguarda il settore risicolo: tutti i bandi sul riso in Piemonte partiranno dal 2024, mentre in Lombardia prenderanno il via già dal 2023. Questa è una stortura che si sarebbe potuta gestire diversamente. Auspico un confronto con la Regione Piemonte, perché alcune cose si sarebbero potute fare meglio».
ANCORA POCA CHIAREZZA
Infine, Benedetto Coppo, presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella, sottolinea che «Non sono ancora molto chiari i temi precisi della programmazione del Psr. Alcuni bandi non sono definiti, e un giudizio complessivo si potrà esprimere solo quando tutto sarà completato.
La burocrazia? Ben venga azioni di alleggerimento. La documentazione con cui abbiamo a che fare è sempre notevole, accettiamo di buon grado operazioni di semplificazione, che sono sempre state auspicate dalle associazioni di categoria». Autore: Roberto Maggio