E’ stato avviato ad inizio 2015 un progetto Europeo per l’ottimizzazione dei sistemi di produzione del riso, volta ad un basso consumo idrico e a ridotte emissioni di gas serra. Si chiama Greenrice e coinvolge anche ricercatori italiani. Alla base dello studio vi è la consapevolezza che la coltivazione del riso in Europa interessa una superficie di circa 467000 ha e che viene realizzata – in prevalenza – in condizioni di sommersione permanente. «Nelle attuali condizioni questa coltura – spiega una nota ufficiale del progetto – comporta un elevato consumo di acqua e un notevole rischio in merito ai previsti cambiamenti climatici e alla ridotta disponibilità idrica dovuta al surriscaldamento globale. La coltivazione in sommersione permanente comporta inoltre l’emissione accertata di gas-serra (GHG). Un minor impatto della coltivazione del riso sull’ambiente è dunque l’obiettivo che il progetto GreenRice si pone per i prossimi tre anni».
GreenRice è un progetto europeo finanziato dalla call FACCE-ERA-NET+ “Climate Smart Agriculture” ed è gestito da ricercatori di 7 centri di ricerca in Francia, Spagna, Italia e Regno Unito. Si propone di valutare l’efficienza nella produzione del riso mediante il sistema “Alternate Wet and Drying” (AWD), che consiste nella irrigazione/sommersione dei campi di coltivazione con uno strato di 2-5 cm di acqua, che viene lasciato poi assorbire dal suolo prima di una nuova irrigazione, che viene realizzata solo quando il contenuto d’acqua nel terreno scende al di sotto di una soglia definita. E’ stato stimato dai ricercatori che, quando applicato correttamente, questo sistema sia in grado di ridurre del 15-30% il consumo di acqua, e fino al 48% l’emissione di GHG, senza perdite di produzione. Il progetto prevede dunque la valutazione del sistema AWD in tre regioni di notevole importanza per la produzione del riso in Italia, Spagna e Francia. Verrà valutato l’effetto del passaggio al sistema di coltivazione AWD sul consumo idrico, la salinità del suolo, le interazioni pianta x suolo x comunità microbica, l’emissione di GHG, la chimica del suolo. Verranno inoltre identificate le varietà che meglio si adattano al sistema di coltivazione AWD e saranno definite le caratteristiche morfologiche e funzionali che rendono tali varietà più appropriate. «I risultati ottenuti verranno resi noti allo scopo di divulgare le potenzialità di questo metodo di coltura alternativo alle tecniche attualmente in uso» è la conclusione dell’informativa diffusa alla stampa. (02.06.2015)