C’è chi invoca la continuità e chi la rottura, chi sottolinea le cose fatte e chi promette di far lavorare di più i dipendenti, chi confida nella fedeltà dei distretti e chi si aspetta sorprese. Ci sono insomma tante ambizioni e molti progetti, soldi (parecchi) e relazioni (quelle giuste), ma anche vecchie amicizie andate in frantumi dietro il mormorio che accompagna il rinnovo dei vertici dell’Associazione Irrigua Ovest Sesia. Diciamo subito che il presidente uscente, Ottavio Mezza, vorrebbe fare un passo indietro: «Confermo che non mi candiderò – ci dice -, ora serve un quarantenne». E’ un’investitura. E una dichiarazione di guerra.
Tre mandati bastano
Lo avevano dipinto come un satrapo, perché aveva ottenuto una modifica allo Statuto per superare il limite dei due mandati. Ne ha fatti tre. «Dovevo completare l’opera e soprattutto organizzare la visita del presidente Mattarella» ribatte lui. Il pensiero corre a quel 23 settembre 2016, unica visita presidenziale ai consorzi irrigui. Un momento di gloria e di progetti, parzialmente congelati da Covid. In ogni caso, l’uomo di Sali sostiene di averne abbastanza ed è una notizia in un mondo, quello dei consorzi, dove invece le poltrone si consumano fino in fondo. Mezza tornerebbe in azienda, ma non per vestire i panni di Cincinnato. Si candiderà alla presidenza del distretto di Sali Vercellese (restando quindi eleggibile al Cda) e per la presidenza del Cda candida un suo fedelissimo, Emanuele Gabutti, risicoltore con aziende in quel di Sali Vercellese e Tronzano, il quale invece nel primo turno elettorale punterà a ottenere la presidenza del tenimento isolato tronzanese. Gabutti attinge sia da un distretto che da un tenimento isolato: acqua democratica e acqua aristocratica. Due mondi che non si sono mai sopportati: gli utenti dei distretti polemizzano perchè sulle loro bollette grava anche il costo dell’ultimo tratto di canali che completa la fornitura e che nei tenimenti isolati è gestito autonomamente. Discussioni senza fine, cui Gabutti vorrebbe porre fine, ma l’acqua non va mai in salita. Così, ammette solo che della sia candidatura «stiamo parlando tra amici». Difficile capire chi siano e chi no.
Coldiretti soffre in silenzio
Si terrà a novembre l’elezione dei presidenti dei 40 distretti e dei 20 tenimenti isolati da cui dipende tutto ciò. Poi assisteremo all’elezione dei delegati. Quindi sarà eletto il Cda e si vedrà chi la spunta come presidente. I sindacati tacciono. Nervi tesi. Soprattutto in casa Coldiretti. Dopo aver tentato inutilmente l’assalto all’Est Sesia per azzerare la presenza di Confagricoltura nell’Anbi piemontese, adesso l’organizzazione di Prandini – se Mezza non ci ripenserà – rischia di perdere la leadership della seconda associazione irrigua più importante, con un bilancio di 15 milioni e 85000 ettari irrigati. L’Ovest Sesia, fondata da Cavour, era un feudo di Confagricoltura da 150 anni. Fu proprio Mezza a interrompere quella tradizione, prendendo le redini di un consorzio in difficoltà finanziarie e intuendo che potesse crescere solo in pancia alla bonomiana. Ora spunta il Gabutti, che aderisce all’organizzazione di Massimiliano Giansanti: la creatura di Cavour torna a casa. Che è poi la stessa di Quirino Barone. Anche l’ex presidente dell’Unione agricoltori è pronto a candidarsi alla presidenza del consorzio. Ambisce a quella poltrona anche Stefano Bondesan, un indipendente che proviene dal mondo delle professioni (era il tecnico di fiducia di Confagricoltura – sempre lei! -, prima di andarsene a gestire in proprio la 2078) ma ha terreni agricoli a Pezzana; tanto basta a renderlo eleggibile. Dicono che Bondesan abbia già incontrato i vertici di Coldiretti e quelli dell’Associazione nazionale bonifiche. Dicono anche che Barone e Mezza fossero molto amici, finché il presidente uscente non ha scelto Gabutti. Si dicono tante cose e si parlerà ancora molto, da qui all’autunno. Autore: Paolo Viana