La crusca o pula di riso è il cascame derivante dai processi di sbramatura (lolla) e spulatura (pula), contenente tracce dell’embrione del chicco. L’Università di Milano è riuscita a elaborare una procedura originale di valorizzazione di questo scarto della lavorazione del riso, procedura che permette di isolare alcune sostanze di grande valore nutrizionale e di metterle a disposizione dell’industria farmaceutica e cosmetica. Gli autori hanno presentato il loro progetto al recente meeting RiceRes (progetto promosso dalla fondazione Cariplo) e ora lo spiegano a Risoitaliano in questo articolo: “Oltre al ben noto olio di riso (12-18%), che normalmente viene ottenuto per spremitura a freddo, la pula di riso è ricca di importanti elementi nutraceutici, quali orizanolo, tocoferoli, vitamina E, fitosteroli e acido ferulico. In particolare l’orizanolo è il termine con cui viene indicata una miscela di esteri di acido ferulico di importanti alcoli triterpenici, in prevalenza 24-metilene cicloartenolo, cicloartenolo, campesterolo e sitosterolo, i quali sono presenti anche in forma non esterificata. Tale miscela, che arriva a costituire l’1-3% della pula di riso, possiede spiccate proprietà antiossidanti, antiipercolesterolinemiche, anabolizzanti e trova impiego nel trattamento di disordini associati alla menopausa e in cosmesi come schermante da radiazione UV per la pelle. La resa quantitativa e qualitativa di questi componenti è fortemente dipendente, oltre che dalla cultivar del riso, anche dalla filiera produttiva. Ad esempio, se la pula di riso prodotta non viene immediatamente tostata ad alta temperatura, si assiste ad una rapida degradazione dei trigliceridi, con aumento dell’acidità libera dell’olio fino al 60-70%; in tale caso risulta poi difficile l’isolamento dell’orizanolo e dei fitosteroli, il cui contenuto può apparire sensibilmente diminuito.
Nei nostri laboratori di ricerca è stata elaborata una procedura originale di valorizzazione della pula di riso, ottenuta come scarto dalla filiera produttiva lombarda e comunemente caratterizzata da un medio-elevato grado di acidità (fino al 40-65%). In particolare, l’attenzione è stata posta sulla messa a punto di un protocollo economicamente conveniente per l’isolamento dell’orizanolo e in generale dei fitosteroli ivi contenuti e sull’individuazione di specifiche e semplici trasformazioni chimiche, finalizzate al potenziamento delle già note proprietà nutraceutiche, farmacologiche e cosmetiche.
L’olio, inizialmente estratto con esano dalla pula essiccata, con resa del 15-16% ed una acidità variabile del 40-65%, viene poi liberato da cere e gomme insolubili in acetone e quindi trattato con soda in metanolo a caldo, in quantità sufficiente a neutralizzarne l’acidità libera. In questa fase si ottiene la completa transesterificazione dei trigliceridi, che vengono trasformati in esteri metilici di acidi grassi (biodiesel) e glicerina. Quest’ultima viene facilmente allontanata durante la separazione del sapone precipitato, da cui viene completamente assorbita. Il biodiesel ottenuto viene quindi purificato per distillazione a pressione ridotta, lasciando in caldaia un residuo ricco di fitosteroli e orizanolo (fino al 45%), che possono infine essere facilmente isolati per semplice cristallizzazione.
L’orizanolo e i fitosteroli così ottenuti (2,5% dalla pula di riso), oltre ad essere proponibili commercialmente come tali, possiedono gruppi funzionali adatti a semplici trasformazioni chimiche. Al fine di amplificarne specifiche proprietà, sono stati quindi coniugati con diverse sostanze naturali bioattive e facilmente disponibili, quali acidi grassi saturi e insaturi (linoleico, retinoico), acidi fenolici (gallico, caffeico, ferulico) e acido lipoico. Si sta attualmente verificando la possibilità di coniugazione con resveratrolo e curcumina.
I prodotti ottenuti sono in corso di valutazione dell’attività antiossidante, mediante diversi metodi spettrofotometrici (DPPH radical-scavenging, β-carotene-linoleic acid assay, Fe2+ chelating activity). Sono poi in programma analisi atte a verificarne l’attività antiipercolesterolinemica e la possibile capacità di modulazione del fenomeno di multidrug resistance, nell’ambito della ricerca su farmaci antitumorali. Autori: A. Silvani, G.Lesma, A. Luraghi – Università di Milano (16.01.2016)