Un gruppo di scienziati provenienti da 12 università di otto paesi sta lavorando per sviluppare un nuovo ceppo di riso resistente alla siccità. Lo riferisce Oscar Lopez nell’articolo pubblicato sul sito europeo di Newsweek, all’indirizzo Scientists are genetically modifyhttps://it-mg42.mail.yahoo.com/neo/launch?.rand=dn3a2bfpusof5&ufb=1#9536944223ing rice so it can withstand the ravages of climate change. In tutto il mondo i ricercatori stanno infatti cercando di migliorare la produttività di tutte le colture alimentari: il miglioramento genetico sul riso potrebbe però avere un impatto decisamente maggiore, allo scopo di riuscire a sfamare una una popolazione che si prevede supererà i 9 miliardi nel 2050.
Secondo IRRI, (International Rice Research Institute, con sede nelle Filippine) ogni ettaro di risaia in Asia ora arriva a produrre cibo per circa 27 persone, ma lo stesso appezzamento di terreno entro il 2050 dovrà nutrirne 43. Lo scopo della ricerca è aumentare l’efficienza della fotosintesi nel riso: la pianta cresce attraverso un processo chimico noto come fotosintesi di tipo C3, che spreca energia e riduce l’efficienza della pianta. E quando fa caldo, questo diventa ancora più di un problema. Ci sono però piante che naturalmente utlizzano un processo di tipo C4, come il mais: sono più efficienti grazie alla struttura cellulare delle foglie. L’idea del team che coinvolge ricercatori provenienti anche dalle università inglesi di Oxford e Cambridge, è di replicare il processo di fotosintesi di tipo C4 in una pianta di riso: il risultato potrebbe essere un riso con la capacità di resistere agli effetti del cambiamento climatico. I ricercatori stanno dunque cercando di identificare nelle piante di tipo C4 il gene responsabile della creazione della struttura delle cellule che attiva il processo di fotosintesi più efficiente. Una volta che sil gene è stato identificato, il prossimo passo sarà identificare le modalità per inserirlo nel genoma del riso. Questo trasformerà la pianta in un organismo geneticamente modificato, ma i ricercatori considerano questo procedimento non dissimile dall’evoluzione naturale della pianta, che si è verificata nel corso dei millenni.