Gli agricoltori lombardi si dovranno tenere le nutrie. Già, perché i “toponi” si potranno catturare con le gabbie o abbattere con armi da fuoco, ma solo da persone che frequentino appositi corsi e siano autorizzati. Insomma, ci vuole anche in questo caso il patentino! Lo sostiene l’Ispra (l’ex Istituto nazionale di fauna selvatica) che chiaramente non ha mai visto una nutria né i danni che provocano e affronta malamente l’inghippo legislativo nato dalla recente modifica della legge sulla caccia in Lombardia. Una nuova variazione che aveva tenuto tutti con il fiato sospeso nel timore si perdesse un altro anno, dopo la pausa forzata del 2015. Fermare per 12 mesi la lotta al roditore importato dal Sud America e che provoca danni alle colture e all’ecosistema aveva fatto raddoppiare il numero stimato degli esemplari, portandoli ad oltre 300mila. Il parere dell’Ispra pone fine al dilemma che aveva spaccato in due anche la politica. Il punto di partenza è l’articolo 7 del collegato ambientale della legge di stabilità che a dicembre aveva riportato la lotta alla nutria nel solco della legge sulle speci selvatiche, pur non essendo il castorino specie tutelata. Nel frattempo però è stata individuata la lista delle “speci invasive di rilevanza europea” che la Ue chiede di eradicare, cioè sterminare, nutria compresa. La Regione Lombardia ha bocciato senza appello il parere dell’Ispra. «Si è fatto un passo indietro» è il giudizio del Pirellone. Motivo? Dalla lettera datata 15 gennaio e firmata dal responsabile del servizio consulenza Ispra emergono tre ostacoli. D’ora in poi servirà il patentino (corso più esame) non solo per chi spara, ma anche per il personale addetto alle gabbie di cattura; in una parte determinante (le rive fluviali tutelate, gli ambiti naturalistici) non si potrà cacciare, ma solo usare le trappole e infine, come si temeva, servirà rifare daccapo il piano regionale e, a cascata, quelli provinciali. Un via libera, dunque, che pone condizioni pesanti, anziché risolvere. «La situazione sulle nutrie è tutto fuorché risolta, purtroppo, ed è bene che gli agricoltori e i cittadini siano informati sulla verità, perché è stato fatto un grande passo indietro, senza risolvere il problema, allungando i tempi e utilizzando metodi poco efficaci come le gabbie, che hanno caratterizzato la politica degli ultimi 20 anni, senza risultati» ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava. (19.01.2016)
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost