Chiudiamo il nostro sondaggio semina riportandovi le testimonianze degli agricoltori che decidono di differenziare la loro scelta tecnica, suddividendo la superficie tra semina interrata a file e in acqua a spaglio. Partiamo da Prarolo (Vc), comune fortemente colpito dall’alluvione dello scorso autunno e sede aziendale di Umberto Guglielmotti, giovane agricoltore che ci racconta così gli ultimi mesi: «Ho seminato un terzo della superficie in asciutta, la restante parte la seminerò in acqua intorno al 10 di maggio. La sistemazione dei canali è terminata la settimana scorsa, è stata assai difficoltosa ma nel complesso sono soddisfatto del lavoro svolto da Ovest Sesia e dall’Amministrazione locale di Prarolo. Il mese scorso è stata ultimata la ricostruzione dell’argine primario del fiume Sesia, distrutto dall’acqua lo scorso ottobre proprio in corrispondenza di una camera sotto la nostra gestione aziendale. Ho ancora impresse le immagini dell’acqua che scorreva da quell’apertura con una forza incredibile, capace di distruggere argini e canali con facilità, sommergendo le pannocchie in piena maturazione, mi auguro di non dover vedere nuovamente un evento così catastrofico».
Stefano Pieropan, risicoltore di San Pietro Mosezzo(No), spiega: «Seminerò il 60% della superficie in asciutta e la restante parte in acqua. Abbiamo iniziato a seminare una varietà a lungo ciclo, lo Yume, e procederemo successivamente con le altre in un contesto generale ad oggi buono, vista la possibilità di preparare il terreno nel modo chi si ritiene più adatto. Vi sono, però, delle limitazione nella fonte irrigua, a causa di una riduzione di portata del Canale Cavour legata alle temperature troppo basse che non permettono lo scioglimento dei nevai».
Ci spostiamo a Binasco, nel milanese, per confrontarci con Piero Garbelli, che afferma: «Ho suddiviso la superficie aziendale in due parti, una sarà seminata interrata a file e l’altra in acqua. Abbiamo iniziato il 20 aprile a seminare le prime camere, rispettando a pieno la nostra programmazione, anche in virtù di una condizione dei terreni ottimale per le lavorazioni. Riguardo all’approvvigionamento idrico per i terreni che seminerò in sommersione, non ho riscontrato problematiche di alcun genere, la fornitura da parte del consorzio Est Ticino Villoresi è stata puntuale. Chiaramente non possiamo essere certi della disponibilità idrica per tutta la campagna, ma sono fiducioso che tutto possa svolgersi nel migliore dei modi e credo sia presto per poter dare un giudizio definitivo sulla possibilità di soffrire la mancanza d’acqua. Per quanto riguarda la scelta varietale, in questa zona prediligiamo la produzione destinata al mercato interno, nella quale siamo ormai specializzati».
Rimaniamo in Lombardia con Adriano Bandi, risicoltore che gestisce terreni a cavallo tra Lomellina e milanese: «Semineremo metà azienda in acqua e metà a file interrate, avendo una superficie coltivabile importante che in questo modo si rende di più semplice gestione. Nelle zone sotto la mia gestione non ci sono stati problemi nel reperire l’acqua, ma sono convinto che, se si consoliderà il trend crescente di adozione della semina interrata, rischieremo grossi deficit idrici in futuro».
Semina da Vercelli ad Oristano
Ci confrontiamo anche con Marta Sempio, agricoltrice che opera su Casalino (No), Vercelli, Valeggio e Cergnago (Pv), che aggiunge: «Abbiamo deciso di seminare metà superficie aziendale a spaglio su risaia sommersa e metà a file interrate. L’acqua è arrivata leggermente in ritardo rispetto alle abitudini, ma credo sia un elemento condiviso con molti colleghi. Le fasi di semina in asciutta si stanno svolgendo nel migliore dei modi, così come la preparazione dei terreni, tuttavia abbiamo riscontrato dei problemi nella germinazione del mais, a causa della gelata che ha investito tutto il nord Italia ad inizio aprile, e nello sviluppo delle colture invernali e dei sovesci, leggermente stentate a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli».
Ci spostiamo nel vercellese, da Riccardo Garrione, gestore di terreni nei comuni di Trino, Bianzè e San Germano, che afferma: «Abbiamo seminato in prevalenza in asciutta, in virtù sia delle scelte varietali, seminando in parte riso indica (come Ecco51 e PVL024) che ben si adatta a questa tecnica, sia dell’interesse a cambiare i meccanismi di difesa da patogeni ed infestanti, per non sviluppare resistenze. Le fasi di preparazione dei terreni si sono susseguite in modo agevole ma il freddo delle ultime settimane ha rallentato lo sviluppo del riso seminato, ci auguriamo che questa fase si possa superare al più presto con una crescita delle temperature».
Chiudiamo con Sandro Stara, tecnico Ente Risi di Oristano, che riporta la situazione della risicoltura insulare sarda, forse ultimo territorio risicolo in maggioranza sommerso alla semina, spiegando: ‹‹Qui la proporzione è circa 70% in acqua e 30% in asciutta, con una crescita costante della superficie destinata alla seconda. La semina a file interrate è agli inizi, anche a causa di eventi piovosi assidui». Autore: Ezio Bosso