Nei giorni scorsi, il governatore del Piemonte Alberto Cirio (nella foto grande), durante un convegno a Vicolungo (Novara), ha minacciato l’associazione Est Sesia di ricorrere al Tar se non ritirerà il regolamento irriguo approvato recentemente e di cui tanto si parla (leggi l’articolo). Cirio ha ventilato anche un possibile commissariamento del consorzio irriguo. Abbiamo chiesto a due legali che si occupano dal punto di vista civilistico e penalistico di agraria, Francesco Corica e Riccardo Tacca, se ci siano le condizioni giuridiche per un ricorso alla giustizia amministrativa.
Per parte nostra, non abbiamo pubblicato la notizia immediatamente perché siamo perplessi. Anche se ormai si vive di annunci, che ricadono sulle scelte aziendali come bombe a frammentazione, noi di Risoitaliano ci ostiniamo a pubblicare notizie verificate e queste parole di Cirio non ci convincono. Visti i tempi e le condizioni, non crediamo cioè che i bilanci delle aziende agricole novaresi, che temono di non ricevere acqua per effetto del nuovo regolamento, possano essere salvati da un commissariamento o da un ricorso al Tar, così come non crediamo che quelli lomellini, che sembrano dipendere da questo regolamento, possano essere messi a repentaglio da un’azione giudiziaria della Regione Piemonte.
In ogni caso, l’intenzione di Cirio va registrata e lo facciamo verificandone la fondatezza giuridica con due avvocati che, difendendo quei risicoltori novaresi di Cerano e dintorni che sono serviti dal diramatore Vigevano e che nel 2022 sono stati danneggiati dalle scelte di Est Sesia mentre quest’anno dovrebbero avvantaggiarsi dal nuovo regolamento, ci paiono sufficientemente equidistanti dalle posizioni pro e contro Est Sesia (se altri giuristi volessero controbattere saremmo comunque disponibili ad ospitarli; ndr).
Abbiamo sottoposto loro le nostre perplessità che erano molto sinteticamente queste: può una Regione ricorrere al Tar contro un consorzio che è – giuridicamente – un ente privato e non pubblico? E può una regione commissariare un consorzio di cui non nomina gli organi (ad eccezione di un consigliere) e che è espressione dell’utenza? Ecco le risposte.
RICORSO AL TAR DI DUBBIA FONDATEZZA
«Il ricorso alla giustizia amministrativa – spiega Tacca – è possibile perchè il consorzio Est Sesia non è un semplice consorzio privato, ma un ente privato di interesse pubblico, che gestisce un bene pubblico (l’acqua) e che ha emanato un regolamento che intende normare una attività di interesse pubblico. Quindi, il ricorso può essere avanzato dalla Regione Piemonte esattamente come – e a maggior titolo – da qualsiasi utente dell’Est Sesia che ritenga questo regolamento in contrasto con l’interesse pubblico. Il fatto che si possa adire la giustizia amministrativa non implica che la fondatezza del ricorso, ma a mio avviso si può legittimamente ricorrere».
Il ricorso potrebbe essere fondato – aggiunge Corica – solo se il giudice dovesse ravvisare che l’Est Sesia, approvando un regolamento che introduce elementi di forte discrezionalità nella distribuzione dell’acqua irrigua, sia andato oltre i confini del proprio Statuto e a maggior ragione ove ravvisasse una violazione della legge: «In relazione alla legge Galli del 1994 , l’articolo 59 dello statuto fissa chiaramente tra le priorità dell’azione irrigua quella di “salvaguardare il regime delle falde idriche sotterranee” che il regolamento subordina ad altre esigenze, richiamandosi a una situazione di emergenza, che è richiamata dall’articolo 60 ma che nel regolamento questa eccezione non sembra definita, come dovrebbe essere, sulla base di rigorosi criteri tecnici, ma come una indicazione genericamente desunta dalle portate, cioè da un dato che può variare in ogni momento. Consegnare alla discrezionalità di un dipendente del consorzio decisioni che violerebbero una priorità statutaria senza una base tecnica inoppugnabile mi pare giuridicamente fragile» commenta l’avvocato novarese.
COMMISSARIAMENTO IMPROBABILE
«La Regione Piemonte non può commissariare il consorzio Est Sesia da sola, ma soltanto attraverso un accordo con la Regione Lombardia, in quanto parliamo di un ente che gestisce un bene pubblico dei due territori. Il Commissariamento è fondato dall’interesse pubblico ma il fatto che debba essere condiviso con una regione che rappresenta una parte del mondo agricolo che sostiene il regolamento fa pensare che non esistano le condizioni politiche per questo atto» conferma Corica, secondo il quale il passaggio obbligato è un altro. «Piemonte e Lombardia debbono prendere atto che la rete irrigua creata nei due secoli precedenti non è più funzionale e mettere mano agli accordi di Coutenza. Aggiungo che non possono sottrarsi a questo passaggio in quanto non parliamo di una concessione come le altre: qui si parla di un bene demaniale dalla cui gestione dipende sia l’economia che l’ambiente di un ampio territorio». In altre parole, chi rischia di risultate inadempiente, stante la responsabilità che le conferisce la Costituzione, è proprio la Regione. Autore: Paolo Viana
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