Siamo giunti al termine di un campagna complessa, ricca di imprevisti per i quali in molti casi non eravamo pronti. Un 2020 negativo per la sfera sociale ed economica di ciascuno di noi a causa del noto virus, ha voluto non essere da meno anche in campo agricolo, colpendo molte aziende risicole con esondazioni dei canali limitrofi e danni ingenti ad attrezzature ed infrastrutture (abbiamo tutti negli occhi le immagini del canale Cavour “fratturato”). Nonostante tutto ciò la raccolta del riso è terminata e, come consuetudine, abbiamo intervistato alcuni attori della filiera per provare a tirare le somme di questa travagliata campagna, che l’Ente Risi sintetizza nel suo rapporto annuale.
Grandine e alluvione, che anno per la raccolta del riso!
Giovanni Perinotti, Presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella, fotografa così la sua campagna e quella degli associati: «Non è sicuramente andata meglio dello scorso anno, avendo ottenuto produzioni e qualità del prodotto leggermente inferiori, d’altra parte non si può pretendere che ogni anno sia migliore di quello precedente. Alcuni agricoltori hanno subito gli effetti delle grandinate, mai qualcosa di positivo ma per il quale siamo coperti dalle assicurazioni in linea di massima. Al contrario, problemi importanti, non risarcibili con procedure ordinarie, sono quelli avuti dalle numerose aziende che hanno subito gli effetti dell’alluvione di inizio ottobre. In questi casi, oltre ai numerosi danni a mezzi, magazzini e abitazioni, in molti hanno scelto di evitare la raccolta negli appezzamenti più colpiti, essendo diventata antieconomica a causa delle possibilità di rotture nei macchinari e della scarsa quantità e qualità del prodotto raccoglibile».
Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia, ripercorre le tematiche di Perinotti, affermando: «Sicuramente la stagione è stata influenzata negativamente dai ben noti eventi climatici di inizio ottobre, l’area interessata nel nostro caso è stata soprattutto quella golenale dell’alta lomellina, che ha subito importanti inondazioni. Le produzioni sono diminuite rispetto allo scorso anno e le rese, divergenti da varietà a varietà, non riportano valori ottimali. È un anno che si presentava come ottimo all’inizio del raccolto ma che è stato fortemente ridimensionato dagli eventi, come dimostrano le stime previsionali di Ente Risi. Molte strutture irrigue, inoltre, sono state distrutte e ci auguriamo che i danni possano essere riparati in tempo per rispettare le necessità di utilizzo».
Faticoso mietere
L’evento catastrofico ha sicuramente segnato profondamente questa campagna, soprattutto per le aziende colpite, come ci dimostra la testimonianza di uno degli agricoltori operanti tra le province di Vercelli e Pavia ( zone maggiormente colpite dalle esondazioni), Edoardo Merlo: «Non sono riuscito a raccogliere il 10% della superficie aziendale e più dei 2/3 sono stati sommersi dall’acqua prima della trebbiatura, con conseguenti allettamenti, spargimento di detriti di ogni genere nelle camere e la copertura del prodotto con uno strato di sabbia e inerti. Queste conseguenze hanno reso la raccolta assai complicata a livello operativo e, unitamente all’andamento a strappi del trasportatore, dovuto all’ingente quantità di paglia (spesso umida) raccolta per recuperare l’allettato, hanno provocato diverse rotture di alcune parti della trebbiatrice, causando problematiche economiche ed organizzative. In aggiunta a ciò ho avuto danni importanti a strade e canali d’irrigazione, con conseguenti costi e impegni lavorativi elevati. Per quanto riguarda i danni subiti all’ abitazione si sarebbe potuto arginare in parte se fossi stato avvisato dalle autorità competenti. Devo ammettere che quando ho visto tutto sott’acqua ho pensato al peggio e di non poter più portare a casa nulla di quanto vi fosse in campagna, ma con molta fatica ed impegno siamo riusciti ad evitare questo scenario. Rimane comunque una forte amarezza. Si prospettava una buona annata, le rese alla lavorazione che ho ottenuto nonostante le vicissitudini lo dimostrano, ridimensionata fortemente in seguito a questi catastrofici eventi».
Qualità bassa
Altra testimonianza forte ci arriva da un risicoltore della zona novarese colpita dall’alluvione, Paolo Di Piero, che in poche parole racchiude tutta la rabbia e l’amarezza causatagli dall’annata: «È stata un annata difficile e non particolarmente produttiva, a cui si aggiunge che siamo stati colpiti da grandine con danni fino all’ 85% e dall’alluvione che ha causato molti problemi alla raccolta. Un’ annata da dimenticare per me, anche dal punto di vista risicolo».
Restiamo a Novara attraverso la testimonianza di Manrico Brustia, che oltre ad essere un risicoltore riveste il ruolo di Presidente di Cia Novara, Vercelli e VCO: «Riguardo alle produzioni abbiamo numeri leggermente inferiori allo scorso anno, a causa sia degli effetti di grandinate e dell’alluvione che di problemi di maturazione del riso. Nel periodo cruciale, infatti, ci sono state temperature molto elevate che hanno reso il chicco più fragile e limitato la formazione completa della pannocchia. Questo fattore ha inciso negativamente anche sulla qualità, con rese buone ma inferiori allo scorso anno».
Giorgio Greppi, Presidente di Anga Vercelli e Biella, rappresentando l’ottimismo giovanile, menziona un fattore positivo, l’altra faccia del caldo di fine estate menzionato da Brustia: ‹‹Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno in questa difficilissima campagna per molti di noi, il caldo forte dei mesi di agosto e settembre ha permesso di utilizzare meno gli impianti di essicazione prima di stoccare il prodotto. A livello aziendale abbiamo avuto una produzione nella media, con cali dovuti agli effetti di alcune grandinate capaci di farci perdere fino al 70% del prodotto in alcuni appezzamenti».
Infine vi proponiamo la testimonianza di Lorenzo Frattino, risicoltore della zona a nord di Vercelli, anch’essa colpita dalle esondazioni di alcuni corsi d’acqua. Frattino, impegnato in diversi iter di ricerca sui prodotti per la risicoltura e produttore di semente, afferma: «L’annata non è paragonabile a quella precedente in quanto a produzioni, anche nei terreni non colpiti da avversità atmosferiche. Gestisco dei terreni golenali del torrente Marchizza ma, fortunatamente, avevo già tagliato quegli appezzamenti prima dell’esondazione. In ogni caso, posso confermare che anche qui l’acqua ha raggiunto dei livelli davvero importanti. Ad esempio in un appezzamenti che avevo lasciato in gerbido, dopo aver terminato negli anni scorsi la coltivazione dei pioppi per motivi economici, ho riscontrato circa 3 m d’acqua nel momento peggiore. Per quel che riguarda le rese mi ritengo soddisfatto per tutte le varietà che ho coltivato, in particolare mi hanno colpito positivamente Cammeo, Omega CL e PVL 136, quest’ultimo un riso sanissimo che non presentava alcun tipo di impurità». Autore: Ezio Bosso
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