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TRUMP VUOLE BAYER-MONSANTO

da | 13 Feb 2017 | Non solo riso

Secondo il sito internet di raccolta firme Aavaz, il nuovo presidente americano Donald Trump è pronto a far andare in porto una fusione tra le due multinazionali Monsanto e Bayer, già tentata in passato e per ora non ancora conclusa. Lo scopo è quello di creare un colosso agro-chimico, che per le sue enormi dinensioni potrebbe avere una posizione dominante su tutto il sistema alimentare mondiale. La mega-fusione da 100 miliardi di euro, secondo il sito, creerebbe la più grande al mondo su tutto il mercato per quanto riguarda i settori sementieri e agrochimico.

Il sito www.borsaitaliana.it ha messo in evidenza soprattutto le preoccupazioni del mondo agricolo, con una nota di alcuni giorni fa: «Questa fase di concentrazione desta però diverse preoccupazioni sotto il profilo concorrenziale e più genericamente politico. Il gruppo Bayer-Monsanto potrebbe avere, riporta Il Sole 24 Ore, una quota del 36% del mais statunitense, alle spalle del nascente Dow Chemical-DuPont. Negli erbicidi di matrice tedesca la nuova Bayer-Monsanto sarebbe la prima società del mondo con il 34% del mercato davanti a ChemChina con cui lotterebbe anche per il primato (il 23% del mercato globale ciascuno) per gli insetticidi. Se in Europa gli OGM sono ancora guardati con diffidenza e ostacolati, negli Stati Uniti hanno raggiunto il 90% delle colture di grano e soia. Bloomberg stima che la nuova Bayer-Monsanto potrebbe coprire più del 30% del fabbisogno degli agricoltori con la sua offerta. In gioco quindi potrebbe essere non solo la concorrenza nei mercati, ma gli equilibri alimentari dell’umanità e la biodiversità del pianeta.

Secondo Coldiretti (circa un milione e mezzo di imprenditori agricoli associati), «l’acquisizione è stata spinta dallo storico flop delle semine Ogm che sono crollate del 18% in Europa nel 2015 e per la prima volta fanno registrare anche una inversione di tendenza a livello mondiale con 1,8 milioni di ettari coltivati in meno, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse miracolistiche». Il caso del Burkina Faso, dove l’Associazione interprofessionale del cotone Aicb ha sospeso la coltura del cotone geneticamente modificato di Monsanto, promuovendo il ritorno ai semi tradizionali nella maggioranza dei campi, sembra dare ragione all’associazione italiana.

Il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, ha affermato: «Monitoriamo con occhio vigile su quello che più ci interessa: ovvero che non sussistano, in questo accordo, elementi per la creazione di un vero e proprio monopolio di mercato delle sementi, della chimica e dei mezzi tecnici dei quali i produttori necessitano». Il tema degli impatti sulla concorrenza nella maxi-fusione tra Monsanto e Bayer ha accesso il dibattito europeo e statunitense da subito e la stessa commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager ha annunciato verifiche sull’operazione e sul pericolo che gli agricoltori del Vecchio Continente, dopo il merger, «non corrano il rischio di dover comprare le sementi da un solo produttore o di dovere usare un solo pesticida. Anche negli Stati Uniti c’è il rischio di uno stop dall’Antitrust».

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L’offerta, nonostante un aumento nell’investimento di superficie del 37,6%, in seguito all’inserimento in griglia di Paganini, è in difetto

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