L’Unione dell’Estremadura, organizzazione agricola professionale indipendente, ha lanciato un monito importante alcuni giorni fa sulla distruzione delle risaie nella regione a causa delle «restrizioni indiscriminate dell’uso di prodotti fitosanitari»: in Estremadura, in cinque anni, sono scomparsi più di 5.000 ettari di risaie. Secondo questa organizzazione, il settore del riso in Estremadura viene coltivato attualmente in un’area di circa 21.700 ettari con una produzione approssimativa di 152.000 tonnellate; nei cinque anni precedenti si sono persi nella regione più di 5.000 ettari di superficie a causa principalmente della mancanza di redditività e degli «ostacoli imposti dalle amministrazioni», a tutti i livelli. Ostacoli che passano attraverso «il divieto dell’uso di erbicidi e fungicidi, che sono anche autorizzati nei paesi da cui importiamo questo prodotto», afferma l’Unione, quindi «in effetti il riso può essere considerato una coltura che emette quantità significative di gas serra nell’atmosfera», ma sottolinea che ciò si verifica solo «se non vengono praticate pratiche culturali adeguate».
Tuttavia, l’Unione di Estremadura considera il silenzio delle associazioni di conservazione come “sorprendente” in relazione a questo settore, che attualmente ha una superficie nazionale di oltre 120.000 ettari, come ricorda, la coltivazione del riso sta mantenendo le zone umide del Delta dell’Ebro, dall’Albufera di Valencia, le paludi del Guadalquivir e le zone umide di Las Vegas del Guadiana. A questo proposito, si sottolinea che attualmente «la pressione esercitata dalle amministrazioni sui produttori di riso sta portando questa coltura alla sua graduale scomparsa e conversione verso altre colture intensive molto meno rispettose degli uccelli che abitano questi spazi». (SAI COME SI COMBATTE IL BRUSONE IN ITALIA?)