In trent’anni abbiamo fatto ciò che non siamo riusciti a fare in un secolo. Lo stato della tecnologia, che regola il rapporto ed il livello dei beni capitali e umani, è il perno su cui, nel corso della storia, il progresso ha deciso con quale velocità andare avanti. Ma come può la tecnologia diventare la tartaruga di Zenone e noi umani gli Achille della situazione?
La tecnologia si auto-alimenta, andando a cumulare l’esperienza e accelerando sempre di più la strada che percorre ogni anno. Così siamo passati, nel giro di un secolo, da un’Agricoltura 1.0, a forte trazione del capitale umano, fino all’Agricoltura 4.0, che conta maggiormente sui beni capitali (come le tecnologie ed i servizi digitali); questo percorso evolutivo, tuttavia, ha mostrato nel tempo una sorta di moto accelerato, riuscendo a portarsi in vantaggio rispetto alle capacità dell’uomo di adattarsi alla storia del momento (l’Agricoltura 3.0 è durata circa 20 anni e la 4.0 sembra voler durare ancora meno, dopo i recenti sviluppi nel settore dei robot e dei droni).
Questo cosa comporta e fino a quando la tecnologia continuerà a correre sempre più? Domande difficili che comportano soluzioni ancora più difficili da applicare, in quanto richiedono capacità extra-agricole che difficilmente gli attuali agricoltori possiedono.
Per quanto riguarda i campi biologici, come preparazione e base su cui posare le proprie scelte colturali, bisogna avere, nel contesto dell’Agricoltura 4.0:
– buone conoscenze botaniche, biochimiche e fisiologiche sia per accompagnare al meglio (specialmente nelle concimazioni) le proprie colture durante il ciclo di crescita sia per saper riconoscere, classificare, catalogare e studiare le specie infestanti, in modo da attuare le migliori tecniche di diserbi e/o di contenimento;
– ottime conoscenze microbiologiche in quanto, a differenza del mondo vegetale, i microrganismi possiedono eccellenti capacità di adattamento e anche piccole variazioni nella quota di una specie nella fauna microbica che colonizza una pianta o il terreno possono portare all’instaurarsi di rapporti positivi (come quelli simbionti delle micorrize) o negativi (come l’insorgere di un attacco patogeno).
Se si guarda più all’aspetto pratico dei concetti dell’Agricoltura 4.0 (che richiamano grosso modo gli obiettivi della Blue Agriculture) il problema maggiore è rappresentato, appunto, dalla digitalizzazione e dalle alte capacità informatiche e matematiche che questo sistema richiede; problemi minori si riscontrano, seppure con minor incidenza e frequenza, nella capacità di gestire correttamente la sfera fisico-chimica del suolo (diversa per ogni azienda o addirittura all’interno di un singolo campo) e la gestione virtuosa dei turni e delle modalità di irrigazione (nel settore risicolo questo fattore sta, negli ultimi anni, diventando sempre più importante, sia a livello aziendale che regionale).
Saper padroneggiare tutti questi campi di studio è difficile e richiede continuamente ricerche e approfondimenti, cosa alquanto ardita per un agricoltore, il quale deve già conciliare le sfere gestionali, contabili e colturali della propria azienda.
Cosa può fare la tecnologia per aiutare l’agricoltore a gestire con precisione maggiore le proprie colture? Sembra quasi scontata come domanda, eppure la prima risposta non è né “GPS” né “dosi variabili”: questi citati sono gli strumenti con cui si applicano le scelte e non la base su cui impostarle, questo significa che manca un anello tra le maglie che collegano l’imprenditore agricolo e l’Agricoltura di Precisione. La risposta più corretta sembra essere “Internet” e “Intelligenza Artificiale”: in un mondo completamente collegato la raccolta, la catalogazione e l’interpretazione di tutti i dati sono diventati appannaggio dei processori elettronici, ben più rapidi e precisi di qualsiasi capacità umana.
Queste nuove tecniche informatiche, racchiuse sotto il termine “Big Data” (cioè l’analisi di grandi quantità di dati), trovano ampio campo di applicazione in agricoltura: si parte dalla stima dello stadio vegetativo e della vigoria di una coltura fino alla stima del optimum di raccolta, passando dal riconoscimento e dalla mappatura delle specie vegetali infestanti e delle malattie biotiche, fino ad arrivare alla stima del numero di catture durante i monitoraggi con trappole cromotropiche o a feromoni.
Così le aziende hanno iniziato a lavorare sui programmi informatici per facilitare il lavoro dell’agricoltore, riducendo i tempi di studio e riconoscimento tanto richiesti dall’Agricoltura 4.0. A differenza dei programmi gestionali, che richiedono quasi sempre un Computer ed un ufficio, queste applicazioni, appoggiandosi al cloud (ossia un database virtuale), possono essere comodamente gestite dai mobile moderni, come cellulari o tablet. Bayer Crop-Science, ad esempio, dopo aver lanciato l’applicazione Xarvio Scouting (disponibile gratuitamente sia sull’App Store che su Google Play), aggiunge al suo programma di “Smart Farming” anche il programma gestionale Xarvio Field Manager. I due programmi digitali, insieme, cercano di fornire un valido supporto nella corretta gestione colturale:
Xarvio Scouting consente infatti all’agricoltore di riconoscere circa 70 erbe infestanti (grazie ad un database costituito da oltre 100.000 “foto segnaletiche”), riconoscere (con bassi tassi di errore) l’eziologia delle patologie biotiche, quantificare (anche qua con un, ovvio, errore di calcolo) il numero di catture nelle trappole di monitoraggio, stimare l’asporto di azoto (attraverso la vigoria colturale) e quantificare le aree fogliari danneggiate (sia da agenti biotici che da agenti atmosferici); inoltre, grazie alla grande mole di dati raccolti in tempo reale, può fornire aggiornamenti e notizie dagli agricoltori che fanno parte della comunità virtuale, in modo da sapere costantemente cosa succede nella propria regione.
Xarvio Field Manager (disponibile solo per le colture Frumento e Orzo vernino, Bietole, Patate e Colza e, in Europa, solo per Germania, Polonia, Paesi Bassi, Austria e Ucraina, mentre in Francia sarà disponibile solo la parte di gestione del rischio fitopatologico del Frumento vernino) è un programma per la gestione dello stato colturale e del calendario delle tecniche di difesa: grazie alle immagini satellitari raccolte, il programma riesce non solo a stimare sia l’eterogeneità della vigoria sia lo stato colturale, permettendo una visione di insieme dei principali problemi presenti in campo, ma anche il giusto momento e la giusta dose variabile dei trattamenti fitosanitari (per ora solo riguardante l’applicazione dei fungicidi), grazie allo uno studio degli input aziendali (come località, avvicendamento colturale, lavorazioni, data di semina, oltre che applicazioni già effettuate di fitofarmaci e infestazioni osservate), dei dati varietali (come suscettibilità o velocità di crescita) e dei Big data, ossia tutti i dati relativi ai fitofarmaci (come leggi nazionali, efficienza e persistenza) ed alle condizioni meteorologiche locali (come temperatura e umidità del suolo e dell’aria, ventosità, precipitazioni e radiazione solare a livello della canopy); l’insieme di questi dati costituiscono la base su cui il programma calcola la probabilità di rischio e consiglia, se la coltura dovesse essere scoperta dalla protezione anti-fungina e se le condizioni meteo volgono a favore del patogeno, di effettuare un ulteriore trattamento.
Anche per quanto riguarda la creazione le mappe di prescrizione a dosi variabili la tecnica rimane pressoché identica: il passaggio di 2 gruppi di satelliti europei (Sentinel e RapidEye) permette di creare mappe di vigoria ad alta definizione (circa 9 mq/pixel), grazie al calcolo della rifrazione luminosa sia nello spettro della luce visibile che nell’infrarosso vicino (l’ormai NIR, Near Infrared Reflectance, che si sente spesso quando si parla di sensoristica per i mezzi di raccolta come falcia-trincia-caricatrici o imballatrici); questa mappa viene poi analizzata e suddivisa fino a 5 zone omogenee, ognuna della quali ha il proprio dosaggio di prodotto (in accordo con le specifiche tecniche o legislative). Le informazioni così ottenute possono essere salvate su un dispositivi di memorizzazione di massa (come le penne USB o le schede di memoria SD) e, una volta collegate al computer di bordo del trattore o dell’irroratore, fungere da briefing e da guida per il lavoro che si andrà a svolgere.
Tutti questi programmi e applicazioni non devono intendersi assolutamente come un sostituto delle scelte imprenditoriali dell’agricoltore in quanto, nonostante la loro precisione e affidabilità, forniscono range di scelta (soprattutto sul lato temporale) e non scelte sicure. Solo le abilità dell’agricoltore, aiutate da tutti i mezzi e strumenti tecnologici possibili (siano essi gratuiti o a pagamento), possono garantire una gestione più oculata e precisa delle proprie colture, in modo da ridurre gli sprechi e i costi ambientali delle proprie azioni. Autore: Fabio Buccioli