«Industria e ricerca hanno lavorato per anni per incrementare la diffusione della semina in asciutta e ormai, anche se tutte le associazioni di categoria esprimono diversi dubbi su questa pratica, dobbiamo farcene una ragione – dice Mario Fossati, Direttore Generale dell’Associazione Irrigazione Est Sesia. Noi non possiamo non evidenziare che ad oggi il Consorzio Est Sesia conta oltre il trenta per cento in meno di acqua. I problemi maggiori si avvertono in giugno quando l’effetto spugna delle acque di colatura non può più manifestarsi restituendo le acque provenienti dallo scioglimento dei ghiacciai e delle acque primaverili. La situazione peggiora quando alle bagnature dei mais si aggiungono quelle dei risi in asciutta e precipita quando le portate del Po diminuiscono oltre i 450 metri cubi al secondo all’altezza di Pontelagoscuro. In Emilia Romagna e in Veneto a questi livelli si corre addirittura il rischio di importante aumento della salinità, con conseguente richieste di ulteriori limitazioni delle nostre derivazioni.
Cosa fare? Il cambio di gestione verso un ritorno alla sommersione da parte delle aziende risicole che giustamente perseguono il massimo reddito è di competenza delle politiche agricole regionali. Su questo il Consorzio può fare poco, visto che non si può penalizzare i risicoltori che adottano la semina in asciutta con un piano tariffario specifico. Le Concessioni stipulate con il Ministero o le Regioni potrebbero essere in parte modificate consentendo
di anticipare o aumentare i prelievi dai fiumi prevenendo le crisi. La realizzazione di invasi nel caso dell’Est Sesia può migliorare la situazione di alcune aree ma per un consorzio molto grande come il nostro le dimensioni necessarie sono dell’ordine di grandezza del lago Maggiore o della falda freatica» conclude Fossati.
Intanto, come spiega l’associazione irrigua, la prima parte della stagione irrigatoria è critica: le portate nel comprensorio Est Sesia non sono adeguate al fabbisogno complessivo. Nell’attesa della perturbazione prevista per la prossima settimana e in attesa dell’innalzamento delle temperature, il consorzio sta attuando un’attenta pianificazione dell’estensione dell’irrigazione. La componente climatica, sempre determinante, sta causando una forte diminuzione dei volumi disponibili: l’idrometro di Sesto Calende la mattina del 23 aprile indicava una preoccupante quota di +0.18 m, corrispondente ad una riserva idrica utile di soli 142.2 milioni di m3.Attualmente da Po e Dora Baltea si stanno derivando circa 90 m3/s, negli anni precedenti la media di acqua derivata nello stesso periodo sfiorava i 155 m3/s. Quindi, la stagione irrigatoria estiva, iniziata ufficialmente lunedì 29 marzo, è caratterizzata da una contrazione delle portate disponibili delle principali fonti idriche: Po, Dora Baltea, Lago Maggiore e Ticino, che desta grandi preoccupazioni per il proseguimento della stagione.
Tre sono i fattori ad averla determinata.
- La mancanza di piogge: negli ultimi 70 giorni non vi sono state precipitazioni, ad eccezione di quelle concentrate tra l’11 e il 12 aprile, quando sono caduti solo 30 mm di pioggia, a fronte di una media storica dello stesso periodo superiore ai 200 mm.
- Il freddo: le ultime settimane sono state caratterizzate da temperature decisamente sotto la media stagionale, e ciò ha comportato una riduzione dello scioglimento della neve, che in questo periodo costituisce la massima parte dell’acqua presente nei fiumi.
- Le operazioni di invaso dei serbatoi in montagna e, sul corso del Po e dei suoi affluenti a monte delle prese irrigue, che determinano vistose e frequenti diminuzioni delle già scarse portate defluenti.
Anche per quanto riguarda il manto nevoso, le previsioni non consentono di essere troppo ottimisti: mentre nel bacino del Sesia l’altezza media del manto nevoso è sostanzialmente in linea alla media dei 27 anni precedenti (e supera il 2020), nel bacino della Dora Baltea i valori sono ben inferiori (oltre il 30%) a quelli dello scorso anno e alle medie dei 18 anni precedenti. Anche nel bacino del fiume Toce la media a fine marzo è di poco inferiore (10%) al 2020 e più bassa del 25% rispetto alla media dei 71 anni precedenti. Autore: Andrea Bucci