L’Ente Nazionale Risi ha annunciato che convocherà in gennaio a Milano tutti i paesi produttori di riso dell’Unione europea, per far fronte comune contro le esenzioni daziarie concesse ai Pma, Cambogia in testa: secondo la stessa Commissione europea, nell’arco di un anno si è avuto un incremento del valore del riso importato pari a 89 milioni di euro, con una crescita dell’8,2% rispetto all’annata agricola precedente. All’Ente Risi confermano che gli stock accumulati in Europa – pari a 600.000 tonnellate contro le 480.000 del 2015 – rappresentano un record storico. Il dazio “evaso” in base ai trattati corrisponderebbe a 165 euro a tonnellata. Con un comunicato emesso il 18 ottobre, l’Ente Risi rilancia il proprio giudizio negativo sulla direttiva Eba, già espresso in passato. Ecco il testo della nota diffusa dall’Ente: «Da troppo tempo gli operatori italiani sentono le nostre Istituzioni comunitarie ripetere che il regime EBA non può essere messo in discussione perché è stato istituito per prevedere un regime speciale a favore dei PMA finalizzato a promuoverne lo sviluppo e a ridurne la povertà.
Nel corso degli anni le importazioni di riso lavorato dai PMA, in particolare dalla Cambogia, sono passate da poche migliaia a ben 367.000 tonnellate, creando scompensi di mercato sia in Italia sia in Europa.
Si apprende, ora, da un autorevole bollettino internazionale che il governo cambogiano ha deciso di stanziare 27 milioni di dollari per l’acquisto di 90.000 tonnellate di risone, peraltro di tipo fragrant, al prezzo di $300 alla tonnellata perché da metà agosto a fine settembre le quotazioni del risone si sono ridotte da $250 a $193 alla tonnellata. Dopo due settimane il medesimo bollettino ha registrato che le quotazioni dei risoni si sono ulteriormente ridotte, portandosi ad un livello di circa $147 alla tonnellata.
Nell’arco di due mesi, dunque, i prezzi dei risoni hanno subìto una riduzione di $103 (-41%), mentre i prezzi del riso lavorato sono rimasti sostanzialmente stabili. È evidente che, oggi, i produttori agricoli cambogiani vertono in una situazione di forte difficoltà che li vede perdenti nei confronti della controparte industriale e commerciale. Tale situazione era già stata evidenziata dalla filiera italiana e dall’Ente Nazionale Risi nel dossier di richiesta di adozione di misure di salvaguardia nei confronti dell’import di riso lavorato dalla Cambogia nel novembre 2014. Dall’analisi delle statistiche della FAO era infatti già emerso che il prezzo medio ottenuto dai produttori agricoli cambogiani era cresciuto in maniera poco significativa (+10% dal 2008 al 2012), nonostante l’incremento esponenziale delle esportazioni cambogiane verso l’Unione europea.
A questo punto la Commissione europea dovrebbe interrogarsi se il regolamento UE n.978/2012 stia o meno apportando concreti benefici alla popolazione povera della Cambogia che sicuramente comprende gli agricoltori che coltivano riso; la risposta non può che essere negativa, perché i numeri dicono che i veri beneficiari sono, da un lato, i commercianti cambogiani che, grazie all’esenzione dal dazio, negli ultimi tre anni hanno potuto esportare il prodotto ad un prezzo che è risultato mediamente superiore di ben $50 alla tonnellata a quello concorrente thailandese al quale, invece, il dazio si applica e, dall’altro, gli operatori europei che non pagano il dazio.
Una ragione in più per intervenire in difesa della produzione comunitaria del riso, motivo per il quale l’Ente Nazionale Risi ha già rappresentato questa problematica al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che sarà evidenziata nel prossimo Comitato di gestione del 27 ottobre 2016».