Confagricoltura accusa e l’Ente Risi ribatte. La “segretissima” riunione sul riso classico, che vi abbiamo segnalato il 29 settembre, ha spaccato la filiera: il protocollo per la tracciabilità, che abbiamo commentato rivelandone in anteprima i contenuti (LEGGI L’ARTICOLO) non ha retto il confronto sindacale e Confagricoltura ha accusato frontalmente gli altri sindacati, ma soprattutto la Coldiretti, di voler far pagare il prezzo della tracciabilità ai risicoltori, imponendo l’acquisto di seme certificato. Un’accusa destinata a restare nelle segrete stanze dell’Ente Risi, se non fosse stato per il presidente della federazione lombarda Gianni Boselli, che ha sollevato il caso oggi, pubblicamente (LEGGI L’ARTICOLO) con accuse a 360 gradi, commentando l’esito della riunione, formalizzato da un verbale che riporta anche la nuova versione del protocollo, sostenuta da tutti gli attori della filiera ad eccezione di Confagricoltura (LEGGI LA NUOVA BOZZA DI PROTOCOLLO). Nel mirino di Boselli è finito anche l’Ente Nazionale Risi, accusato di una “regia” che in realtà, commentano in via San Vittore, è soltanto tecnica. Abbiamo chiesto infatti un commento al direttore generale Roberto Magnaghi che ha risposto così alle accuse di Confagricoltura Lombardia di voler imporre vincoli burocratici (seme certificato) ai produttori che vogliano vendere riso classico: «Nessun favore alla burocrazia e a nessun altro perché a quella riunione noi abbiamo partecipato, come sempre, in qualità di organo tecnico e ciò significa che i sindacati hanno scelto di garantire la tracciabilità del riso classico partendo dal seme certificato e non dalla prova del Dna, e questo non l’ha deciso l’Ente Risi». Ora la palla passa al Ministero.
PAGANINI PREMIATO DAL MERCATO
Paganini resiste al brusone più del Vialone Nano, assicura un 20% in più di produzione e anche rese più elevate e stabili