Dopo le violenti alluvioni nelle risaie che hanno duramente colpito la Lombardia e il Piemonte lo scorso 3 ottobre, agricoltori, periti e consorzi continuano a stimare i danni. Intanto, a seguito dell’incontro di lunedì tra la titolare del Mipaaf, la ministra Teresa Bellanova, e i rappresentanti di Ente Risi e di Est e Ovest Sesia, si sta lavorando al dossier per la richiesta dello stato di calamità.
«I tempi non sono certi – commenta il presidente di Ente Risi, Paolo Carrà -. La ministra, che ci ha convocato subito dopo la richiesta, ha recepito le nostre preoccupazioni e ha chiesto il dossier, mostrando l’ampia disponibilità a supportare le istanze del settore non appena verrà dichiarato lo stato di calamità naturale. Questa risposta così sollecita delle istituzioni va nel senso giusto. Ai danni diretti che i risicoltori piemontesi e lombardi delle aree alluvionate hanno avuto, si aggiungono quelli alla rete irrigua. Se non si procederà con velocità e pragmatismo al ripristino delle opere irrigue, parte delle risaie piemontesi e lombarde nella prossima primavera non potrà essere irrigata e non potrà essere garantito l’interesse pubblico di salvaguardia del territorio».
Alluvioni nelle risaie, sono i rischi del mestiere?
«Le risaie sono state completamente sommerse dalla ghiaia, dai detriti, dal fango. Al momento però non possiamo ancora fornire dei dati precisi perché stiamo attuando le perizie territoriali dando priorità alle aree colpite dalla grandine, che ha danneggiato con la stessa intensità 3 province (Biella, Vercelli e Novara). Erano oltre 30 anni che non capitava di avere estensioni così vaste con danni su tutte le varietà. Li abbiamo infatti riscontrati non solo sull’indica, ma anche sulla japonica. » – ci ha raccontato il perito Gianluca Ranzani.
«L’annata si presentava molto bene, ma sono purtroppo i rischi del mestiere»- aggiunge l’agronomo Flavio Barozzi.
Danni per le alluvioni nelle risaie: calamità naturale o incuria umana?
Dopo la richiesta della ministra di avere il dossier per dichiarare lo stato di calamità naturale, Coldiretti VC-BI, Confagricoltura Vercelli, Ente Risi, Cia Lombardia si sono subiti attivati per raccogliere le denunce delle aziende associate e stimare approssimativamente i danni.
«I danni sono divisi in vari settori: dal raccolto perso alla bonifica dei terreni per le inondazioni con pietrisco, alberi, ghiaia e al ripristino della viabilità (alcune strade interpoderali sono state completamente distrutte dalla furia dell’acqua) che comporterà un intervento di geometri per ricostruire la situazione precedente e richiedere lo smantellamento delle macerie con i dovuti permessi per non incorrere in pesanti sanzioni. A ciò poi bisogna aggiungere la richiesta da inoltrare per lo smaltimento di rifiuti speciali, per cui sarà necessario un ulteriore intervento dell’assessorato della difesa dell’ambiente. I tempi saranno lunghi, ma speriamo di ripristinare le risaie entro il prossimo anno. La mancanza (quasi totale) dei rappresentati dei territori, specie del vercellese, ci rammarica. Dobbiamo lavoriamo tutti insieme per lo stesso obiettivo, dobbiamo darci una mano. Ora che non ci sono più gli argini e la ghiaia ha coperto ogni area basterà una pioggerella per provocare ulteriori danni. Noi siamo pronti a difendere il nostro territorio, ma ci deve essere data la possibilità dalle istituzioni con permessi, contributi e agevolazioni» – ci spiega il presidente dell’Unione interprovinciale agricoltori di Vercelli e Biella, Giovanni Perinotti.
«Risulta ancora troppo difficile quantificare i danni. Dopo i vari incontri in Regione e tra gli enti coinvolti, ci siamo attivati per trasmettere i danni sulle reti primarie e secondarie. Tuttavia, dovrebbe esserci un’azione più “solerte” da parte anche dei Comuni danneggiati, che hanno tardato ad inviare le segnalazioni infrastrutturali o presentate direttamente dagli agricoltori. Continuiamo a tenere alta l’attenzione. Sarà necessario ripulire, bonificare e poi mettere in sicurezza. Ognuno deve fare la propria parte, dobbiamo essere una squadra»- chiosa Paolo Dellarole, presidente presso Coldiretti VC-BI.
«Occorre riflettere con le autorità competenti sulla responsabilità dei danni. Il ministero è disponibile a risarcire velocemente le aziende agricole che hanno subito danni alle strutture, ma alcuni interventi dovevano essere effettuati da chi di dovere. 3 dei 7 archi del ponte Cavour erano ostruiti, gli alvei di fiumi e torrenti non sono stati ripuliti correttamente a tempo debito. Stimiamo all’incirca che per i danni inventariati la cifra sarà intorno ai 20 milioni di euro, di cui solo l’intervento per il ponte Cavour (entro il mese di marzo 2021) supera i 5 milioni»- aggiunge il risicoltore pavese e presidente regionale di CIA Lombardia, Giovanni Daghetta. Autore: Marialuisa La Pietra
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