Corteva Agriscience, con questo articolo, vuole fornire ai risicoltori alcune informazioni in merito all’evoluzione dei gruppi varietali, ottenute dai dati raccolti ed analizzati da Innova-tech s.r.l. Con l’indagine, sono state intercettate 119 varietà rispetto alle 174 coltivate in Italia nel 2022 (Fonte ENR). Trenta di esse rappresentano il 90% della superficie che gli intervistati coltivano a riso, di cui 16 tolleranti a Imazamox e Cycloxydim e 14 convenzionali. Entrando nello specifico sull’evoluzione dei gruppi merceologici e sulle più importanti varietà ad essi appartenenti, segnaliamo i seguenti andamenti.
GRUPPO PER GRUPPO
- Tondi : vede un calo della superficie del 2,2%, passando da 65.510 ha a 64.065 ha. In particolare, il Selenio, che rappresenta la varietà più seminata all’interno di questo gruppo merceologico, cala del 13,2%. La causa potrebbe essere ricondotta ai prezzi di mercato meno interessanti rispetto all’anno precedente.
- Lunghi B : potrebbe scendere a 51.742 ha nel 2023, con un calo del 5,9%. Questa contrazione di superficie va ricercata nel fatto che malgrado i prezzi importanti per questo gruppo (tra i 45 e 50 euro al quintale), tale valore è decisamente inferiore rispetto a quelli di molti altri.
- Ribe: – 12,9% passando da 25.867 ha a 22.534 ha. Le principali cause imputabili a questa riduzione sono da ricundurre alla scarsa tolleranza al brusone di alcune varietà ( soprattutto nel Vercellese) , alla limitata disponibilità di seme ed infine ai prezzi allettanti di varietà appartenenti ad altri gruppi, soprattutto quelle da consumo interno.
- Medi: potrebbe aumentare del 4,5% passando da una superficie di 5.882 ha a 6.145 ha. In controtendenza la varietà Vialone Nano, che rappresenta più del 50% della superficie seminata, potrebbe passare da 3.245 ha a 3.105 ha con un calo del 4,3%; la suscettibilità alla Pyricularia oryzae e la presenza di Aphelenchoides besseyi nelle partite di seme reimpiegato, sono le probabili cause di questa contrazione.
- Roma : si stima una superficie per il 2023 di 11.841 ha pari a – 3.7% rispetto al 2022. Il calo potrebbe essere imputato a produzioni altalenanti e poco soddisfacenti delle varietà più coltivate in questo gruppo, soprattutto a Pavia e Milano, ed alla scarsa disponibilità di seme delle stesse per la campagna in corso.
- Arborio: potrebbe passare da 18.056 ha a 15.473 ha, – 14,3% rispetto al 2022. La riduzione più importante interessa principalmente le province di Pavia e Milano, dove cala rispettivamente del 32,5% e del 18,5%. Le cause sono da ricercare principalmente nella scarsa tolleranza di alcune varietà alla siccità, al brusone e alle scarse produzioni. Un andamento opposto si verifica invece nelle province di Novara e Vercelli: +28,3% e +11,3%, per i prezzi più appetibili rispetto ad altri gruppi merceologici (110 – 120 euro al quintale).
- Carnaroli: vede un incremento del 20,4%, passando da 20.577 ha a 24.783 ha. Questo aumento di superficie è sicuramente legato al suo cospicuo valore di mercato (130 euro al quintale fino ai primi di febbraio). Questo importante aumento di superficie del gruppo Carnaroli potrebbe essere in parte smentito dalla scarsa disponibilità di alcune delle più coltivate varietà appartenenti a questo gruppo.
- Baldo: è stato rilevato un calo del – 10,4% rispetto al 2022, malgrado i prezzi siano abbastanza interessanti; la ragione va ricercata nella difficoltà di posizionare il prodotto sul mercato a causa della volatilità della domanda.
- Sant’Andrea: dovrebbe aumentare del 10,0%, ma viste le problematiche di disponibilità irrigue negli areali tipici di coltivazione (Baraggia), le intenzioni degli agricoltori potrebbero cambiare, invertendone la tendenza.
- Lunghi A (altri), l’andamento sembrerebbe stabile presentando un lieve calo dello 0.7%.
Per la categoria dei pigmentati possiamo ipotizzare un ulteriore aumento del + 8,9% nel 2023. Il dato positivo può essere ricondotto ad una garanzia di contratto di filiera, oltre che ai prezzi interessanti dettati da un incremento della domanda.
QUASI IL 30% DI RISO HA SOFFERTO
Un dato rilevante emerso dall’indagine, mostra che nella campagna 2022 il 29,8% della superficie coltivata a riso ha sofferto di problemi più o meno importanti di siccità; questa sarà la principale causa della complessiva riduzione della superficie coltivata a questo cereale nel 2023.
L’andamento climatico attualmente poco favorevole, il problema dei metalli pesanti (cadmio e arsenico) e l’incertezza dei mercati, potrebbero portare ad un ulteriore e significativa contrazione delle superfici investite a riso. (IP) Autori: Team riso (Innova Tech – Corteva)