“Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”: così si intitola il documento programmatico della Commissione europea che ci dice come Bruxelles vede la nuova Pac 2021-2027 e come orienterà i sostegni finanziari destinati ai nostri agricoltori. Angelo Frascarelli, Docente di Politica Agroalimentare dell’Università di Perugia, tra i maggiori esperti di Pac, è intervenuto al convegno organizzato il 19 ottobre dall’Università di Milano per sostenere che «Senza alcun dubbio la nuova parola chiave del documento citata più volte è “smart”, intelligente, furbo, veloce».
Ma cosa significa per il mondo agricolo?
«Il concetto “smart” – ha detto Frascarelli – sta prima di tutto nella capacità dell’agricoltura di adattarsi ai cambiamenti dei mercati, di essere sostenibile, di utilizzare più tecnologia, di produrre alimenti sicuri, di qualità e diversificati. L’agricoltura smart deve far produrre di più con minori impatti e deve garantire redditi adeguati agli agricoltori. Per fare questo, la nuova Pac dovrà sostenere gli investimenti nella ristrutturazione, modernizzazione e diversificazione delle aziende agricole, diffondendo in maniera capillare le nuove tecnologie che sono le sole capaci di garantire il raggiungimento degli obiettivi della politica agricola europea post 2020. Tra queste sicuramente l’agricoltura di precisione e i big data svolgeranno un ruolo fondamentale; quindi la Pac dovrà mettere a disposizione molte risorse finanziarie per sostenere la formazione e l’istruzione del mondo produttivo agricolo, e un ruolo sempre più centrale e importante lo assumeranno i consulenti e i ricercatori per mettere a disposizione del mondo operativo tutte le ultime conoscenze. C’è urgente bisogno di affrontare la questione dell’accesso delle piccole e medie imprese agricole alla tecnologia digitale e ci saranno servizi specifici e mirati che forniranno conoscenze, consulenza, competenze e innovazione».
A che punto siamo con la Pac post 2020?
«In seguito alle Elezioni Europee del 23-26 maggio 2019, il processo legislativo ripreso da settembre presenta tre possibili scenari: prosecuzione del lavoro lasciato dal vecchio Parlamento europeo, con possibilità di presentare ulteriori emendamenti da sottoporre al voto in Plenaria – tale opzione consentirebbe una rapida approvazione della Pac; rimando della discussione alla Commissione agricoltura (Comagri) e alla Commissione ambiente (Comenvi) nel nuovo Parlamento europeo, che potranno quindi presentare ulteriori emendamenti che, successivamente, dovranno essere sottoposti al voto per approvare una nuova relazione; bocciatura della proposta della Commissione europea del 1^ giugno 2018 e la richiesta di una nuova proposta di riforma della Pac alla nuova Commissione europea, che si insedierà il 1^ novembre 2019 (in questo caso i tempi si allungherebbero di 2/3 anni). Il Consiglio dei Ministri Agricoli UE non ha raggiunto alcun accordo sul testo di Riforma sotto la Presidenza rumena (1 gennaio – 30 giugno 2019); dal 1 luglio la Presidenza è passata alla Finlandia e la discussione continuerà.
Le prossime tappe
La Comagri ha rinviato la decisione a novembre 2019. In dicembre 2019 si dovrebbe trovare un compromesso al Consiglio dei ministri agricoli e per la primavera 2020 è prevista l’approvazione al Parlamento europeo in plenaria con regolamenti entro fine 2020. L’attuazione nazionale (piani strategici) sarà oggetto di lavoro durante tutto il primo semestre 2021 con l’entrata in vigore della nuova Pac stimata al 1^ gennaio 2022. La Commissione prevede di mantenere un budget (con Brexit) di circa 1135 miliardi di euro contri i 1138 miliardi attuali. Per l’Italia significa un taglio del 9,2% (più alto degli altri Paesi).. anche se c’è da sottolineare, questo taglio avrà un maggiore impatto per quelle regioni con un’alta dipendenza dal sussidio comunitario ( per esempio l’Umbria che dipende per il 67%), mentre le zone vocate alla risicoltura come per esempio la Lombardia ne risentiranno molto meno (17%, di cui gran parte zootecnia)».
Ma quali sono gli interessi dei cittadini?
«Dagli esiti della consultazione pubblica per la nuova Pac- ha spiegato Frascarelli – sono emerse tematiche quali l’occupazione, la qualità del prodotto, il market, l’alimentazione che, oggi la società chiede di mettere al centro della nuova Riforma. La nuova Pac dovrà quindi favorire la modernizzazione e la diversificazione aziendale. Una digitalizzazione dell’agricoltura, ancora poco diffusa, che dovrà essere quindi perseguita con maggiore decisione: un’esigenza che muove dalla necessità di rispondere alla crescente domanda alimentare, mantenendo alta la qualità della produzione, affrontando e adattandosi ai cambiamenti climatici. Tre obiettivi generali: sfide economiche, sfide sull’ambiente e clima e sfide che coinvolgono il tessuto socio-economico e le zone rurali. E nove obiettivi specifici: assicurare giusto reddito agli agricoltori; accrescere la competitività; ribilanciare peso agricoltori in catena del valore; mitigazione/adattamento cambiamo il clima; gestione risorse naturali; preservare paesaggio e biodiversità; sostenere rinnovamento generazionale; assicurare vivacità alle aree rurali; migliore alimentazione e salute ai cittadini. Vengono confermati primo (pagamenti diretti, cross-compliance ed eco-schemi) e secondo pilastro (sviluppo rurale). Secondo il new delivery model primo e secondo pilastro richiederanno la presentazione di un unico Piano strategico nazionale. Nei casi di Stati Membri organizzati su base regionale potrebbe avere una sottostruttura regionale. Ci sarà un riequilibrio delle responsabilità: il ruolo della Commissione Eu rimarrà focalizzato sugli obiettivi comuni; sul quadro di performance e definizione degli indicatori; output/risultato/impatto; definizione di ampi tipi di intervento; regole base; strutture di governance (sistema di gestione e controllo); approvazione del Piano Strategico. Mentre il ruolo degli Stati membri sarà improntato sul comporre interventi e linkages con obiettivi e targets; individuazione delle misure; regole operative delle misure; reports annuali su output ottenuti.
Le novità
Le novità sui pagamenti diretti prevedono una soppressione del pagamento greening, i cui impegni sono in parte inclusi nella condizionalità; l’inserimento obbligatorio del pagamento redistributivo che sarà finanziato, in primo luogo, dai tagli del capping; l’inserimento obbligatorio di regimi volontari per il clima e l’ambiente (eco-schema); non obbligatorietà del pagamento per i giovani agricoltori. Il sostegno di base per la sostenibilità potrà essere erogato secondo tre possibilità: pagamento annuale uniforme, senza titoli (i titoli attuali scadranno il 31 dicembre 2020); pagamento annuale uniforme differenziato per territorio, ma uniforme per gli agricoltori dello stesso territorio; attribuzione del sostegno sulla base di titoli all’aiuto (i titoli attuali saranno ricalcolati nel 2022).
Se l’Italia sceglie la terza modalità di erogazione del sostegno della Pac, dovrà comunque garantire un graduale aumento dei titoli di valore più basso (ovvero di quelli inferiore alla media nazionale di 309 euro/ha circa) attraverso due meccanismi: un tetto al valore dei titoli (probabilmente sugli 800 euro/ha); un processo di convergenza atto ad assicurare l’avvicinamento del valore dei titoli al valore medio nazionale.
Entro il 2026, il valore più basso dei titoli deve raggiungere il 75% del valore medio nazionale (232 euro/ha) oppure, secondo quanto stabilito dal Parlamento europeo, i titoli dovranno raggiungere nel 2016 lo stesso valore per tutti gli agricoltori (309 euro/ha); pertanto il valore dei titoli dovrà comunque livellarsi alla media nazionale nel 2021 o nel 2026 o, al massimo, nel 2028, in base alle le decisioni comunitarie e nazionali.
La scelta di abolire i titoli sarebbe una delle novità più importanti della futura programmazione. Il passaggio ad un sistema di pagamenti “livellati” offre sicuramente innumerevoli vantaggi, quali: la semplificazione della gestione dei pagamenti diretti che fino ad ora è stata molto macchinosa e burocraticamente complessa; una maggiore “giustificabilità” dei pagamenti diretti, attualmente infatti rimane difficile comprendere come agricoltori che esercitano attività simili ricevano pagamenti diretti molto differenti fra loro. Ciò crea una notevole disparità e una concorrenza sleale nei confronti di aziende con valore storico dei titoli più basso; l’abbandono da parte delle imprese della continua ricerca dei sussidi, talvolta gli agricoltori con un alto valore dei propri titoli tendono ad accontentarsi del sostegno della Pac; una maggiore mobilità dei terreni, il cui valore attualmente è fortemente collegato ai titoli. L’abbandono dei titoli in favore dell’adozione del pagamento “livellato”, nonostante gli innumerevoli vantaggi, non è di facile applicazione. Di fatto troverà l’opposizione di tutti i grandi beneficiari di pagamenti diretti, che da questo cambiamento subirebbero una rilevante variazione negativa di reddito.
Il sostegno per i regimi ecologici è concesso come pagamento annuale per ettaro ammissibile sotto forma di: pagamenti aggiuntivi al sostegno di base al reddito; o pagamenti totalmente o parzialmente compensativi dei costi supplementari sostenuti e del mancato guadagno.
La condizionalità viene rafforzata dagli stati membri, in virtù del quale è applicata una sanzione amministrativa ai beneficiari che ricevono pagamenti diretti e che non sono conformi ai criteri di gestione obbligatori previsti dal diritto dell’Unione e alle norme per il mantenimento delle buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni stabilite nel piano strategico della Pac, relativamente ai seguenti settori specifici: clima e ambiente; la salute pubblica, la salute degli animali e delle piante; il benessere degli animali». Autore: Martina Fasani