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SIMULAZIONE DI AIUTI

decreto agricoltura

Quinto appuntamento finalizzato alla conoscenza del Piano Strategico nazionale (Psn) e della nuova Pac a cura di Flavio Barozzi.

Nella situazione di attuale incertezza il rischio di “dare i numeri” è elevatissimo. Anche perché non è del tutto chiaro quanti saranno gli ettari ammissibili e le aziende che aderiranno alla nuova PAC.

MAIS: CONTRIBUTI IRRISORI E ONERI AMBIENTALI

In un recente convegno si discuteva con qualificati osservatori circa la situazione del comparto maidicolo, concordando sul fatto che con le limitazioni “ambientali” introdotte dalla nuova normativa l’adesione alla PAC per una azienda specializzata a mais da granella in monosuccessione. Infatti, ipotizzando produzioni ordinarie da 12 tonnellate per ettaro (come ne esistono in larga parte della Pianura Padana) l’adesione alla PAC è sostanzialmente sconveniente. L’adesione comporta costi ed oneri molto maggiori rispetto all’irrisorio contributo economico erogato dall’UE.

UN RAGIONAMENTO SULLA SUPERFICIE

Tutti i simulatori di calcolo partono dal presupposto che la superficie nazionale ammissibile a contributo di base per la sostenibilità sia di poco inferiore ai 10 mln di ettari. Tuttavia, è evidente che tutto potrebbe cambiare se tale superficie dovesse variare, magari per rinuncia delle aree ad agricoltura più produttiva ed imprenditoriale.

Per questo il calcolo che qui si propone è assolutamente indicativo e si invoca sin da ora l’indulgenza del lettore se dovesse risultare inesatto non per cattiva volontà ma per oggettiva incertezza dei parametri.

IL CASO STUDIO DELL’AZIENDA RISICOLA

Si è ipotizzato il caso di un’azienda a prevalente indirizzo risicolo, con 65 ettari di SAU ammissibile di cui 61 a riso (che appare corrispondente ad una situazione “media” perlomeno per l’area risicola lombardo-piemontese). L’azienda, pertanto, non è interessata dagli effetti -peraltro modesti- del “pagamento redistributivo”. L’ipotetico imprenditore ha maturato nel 2022 un “titolo storico” di 385 euro per ettaro, cui corrisponde un “greening” di 210 euro per ettaro (oltre ad un “accoppiato” di 147 euro per ettaro coltivato a riso).

Nel 2022 questa azienda “tipo” ha quindi percepito in totale circa 47.600 euro di contributi, dati da poco più di 38.600 euro di “disaccoppiato” e poco meno di 9.000 di “accoppiato”.

Secondo il nostro simulatore nel 2023 l’azienda percepirà un “contributo per la sostenibilità” (ovvero il nuovo “disaccoppiato” dato dalla sommatoria del vecchio “base” e dal “greening” con relativo taglio) pari a 336 euro per ettaro. Si ipotizza (come è ovvio in quella che -giova ripeterlo- è una semplice simulazione) una superficie nazionale a riso che determini un valore medio del pagamento “accoppiato” pari a 330 euro per ettaro (ovvero 224 mila ettari, che pare complessivamente ragionevole e prudenziale). Ne consegue che la nostra azienda “tipo” percepirà in totale poco meno di 42.000 euro (-12% rispetto al 2022).

Nel 2027, a parità di condizioni, l’azienda “tipo” ipotizzata nel simulatore riceverà circa 35.400 euro (-25,6% rispetto al 2022), a seguito della riduzione del “titolo” per effetto della “convergenza interna”. Quanto ipotizzato (escludendo l’adesione ad eventuali “ecoschemi” di cui si parlerà più sotto) è riassunto nella seguente tabella.

(5-continua) Autore: Flavio Barozzi, dottore agronomo

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