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SI FA PRESTO A DIRE PRODUZIONE INTEGRATA

da | 23 Mar 2018 | NEWS

Nella prima metà di febbraio 2018 Regione Piemonte e Regione Lombardia hanno pubblicato le nuove direttive riguardanti la produzione integrata (leggi il disciplinare lombardo e il disciplinare piemontese), aggiornate ogni anno a causa del continuo mutamento della lista di sostane attive concesse, cosa che crea anche diversità nei disciplinari di due regioni contigue e che presentano una risicoltura pressoché identica. Ad esempio, in Piemonte è stato revocato il fungicida Picoxystrobin ed inserito il Trifloxystrobin, mentre in Lombardia sono ammessi entrambi. Non è l’unica difformità, tant’è vero che in passato la filiera ha insistito perchè le due regioni armonizzassero i disciplinari, obiettivo solo parzialmente raggiunto.

Come sappiamo, per produzione integrata si intende quel sistema di produzione agro-alimentare che utilizza tutti i metodi e i mezzi produttivi o di difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. Ma vediamo come si incentiva quest’approccio nelle due principali regioni del riso.

La sottomisura 10.1.1 del PSR Piemonte e la 10.1.01 del PSR Lombardia trattano il sostegno alla produzione integrata per la quale vengono forniti aiuti economici riguardanti i costi relativi alle pratiche agronomiche che sono finalizzate ad un miglioramento agroambientale a medio e lungo termine (ricordiamo che si tratta di pratiche di produzione integrata volontaria di entità superiore a quelle di produzione integrata obbligatoria già previste dal Pan; ndr). Sono, inoltre, compensati i costi per il maggior numero di passaggi dell’irroratrice (dovuto all’impiego di prodotti a minore tossicità), per il monitoraggio delle fitopatie e avversità, della densità di popolazione dei principali fitofagi (catture delle trappole), per l’osservanza delle prescrizioni tecniche; per alcune colture sono considerati anche i minori ricavi conseguenti a riduzioni di resa o a una maggiore percentuale di prodotto deprezzato. Anche riguardo alla redazione di piano di concimazione vengono sostenuti i costi riguardanti l’analisi del suolo, l’assistenza tecnica per la redazione del documento, il frazionamento della fertilizzazione azotata e se vi fosse la necessità della creazione di un piano di irrigazione, cioè in caso di coltivazione in asciutta, sono compensati i costi di redazione  Questi contributi rientrano ovviamente nella misura 10 che sostiene l’adozione di tecniche produttive compatibili con la tutela delle risorse naturali e del paesaggio, atte a mitigare i cambiamenti climatici o a favorire l’adattamento ad essi. Essa pertanto concorre al conseguimento dell’obiettivo generale “Conservazione e promozione dei cambiamenti delle pratiche agricole che contribuiscono favorevolmente all’ambiente ed al clima” per i quali sono stati stanziati 116.600.000, 00 €.

L’agricoltura integrata si propone come un ottimo compromesso tra una gestione aziendale volta al massimo guadagno ed una rispettosa dell’ecosistema, secondo le direttive europee; essa infatti impone la predilezione di tecniche a basso impatto ambientale e limitazioni nell’utilizzo di fitofarmaci permettendone, però, l’utilizzo anche di alcuni tra quelli su cui si è maggiormente discusso (es. glifosate) in casi di effettiva necessità e di inesistenza di alternative, infatti alcuni disciplinari (in specie quello del Piemonte relativamente a erbicidi ormonici) consentono l’uso di prodotti fitosanitari dietro autorizzazione scritta del consulente. Viene indirettamente imposta l’acquisizione di profonde conoscenze agronomiche e che l’azienda aderente si avvalga del supporto di un consulente fitosanitario abilitato ai sensi della vigente normativa, tutti impegni riconosciuti e certificati grazie al marchio registrato SQNPI, esponibile sul prodotto venduto che rende il consumatore consapevole dell’impegno, e che forniscono miglioramenti a tutto il comparto aziendale nel breve e nel lungo periodo.

Analizzando i documenti forniti e mettendoli in relazione con i pagamenti del PSR, le pratiche agronomiche sembrano portare vantaggi economici anche grazie a minori sprechi scaturiti da varie misure sottoposte. In particolare la fertilizzazione  viene riferita ad un piano di concimazione redatto conoscendo le proprietà dei vari settori pedologici aziendali (grazie al campionamento e successive analisi di laboratorio), gli apporti di sostanza organica diretti ed indiretti, cioè riferiti ai precedenti residui colturali o ad eventuali sovesci, e i fabbisogni culturali stimati sulla base della resa media dei 5 anni precedenti, riuscendo così a fornire il fabbisogno netto, per ogni settore, di azoto, potassio e fosforo rendendo più efficienti investimenti in prodotti e distribuzione. Viene propiziato, inoltre,  un impiego più efficiente, da cui scaturisce una riduzione della spesa, delle irroratrici, essendo obbligatoria la taratura: però, attenzione, quest’ultima è già richiesta insieme al quaderno di campagna nel PAN del novembre 2016 (tra l’altro, l’obbligo di taratura – che non richiede un centro specializzato, ma può essere fatta in azienda con un semplice calcolo – e di registrazione della stessa sul Quaderno di Campagna andrebbe adempiuto annualmente e per ogni tipologia di trattamento effettuato; ndr). Le misure agroambientali richiedono comunque un alto livello tecnologico dei macchinari, rispettando così l’articolo 14 della Direttiva 128/09/UE che propone il divieto dell’utilizzo di questi mezzi agricoli se non accompagnati da una massima efficienza che possa così migliorare la salute di ambiente, consumatori e, soprattutto, operatori.

Le norme tecniche del Piemonte prevedono che nelle situazioni in cui la riuscita di una coltura diversa dal riso sia difficile, è consentito proseguire con la mono successione se, per almeno 2 anni su 5, su tutta la superficie a riso, viene adottato almeno uno dei seguenti interventi alternativi di mantenimento della fertilità del terreno:
– realizzazione di un sovescio (da eseguirsi secondo le prescrizioni previste dall’impegno aggiuntivo “Erbai autunno-vernini da sovescio”)
– esecuzione della sommersione invernale della risaia(da eseguirsi secondo le prescrizioni previste dall’impegno aggiuntivo “Sommersione invernale delle risaie”). In sostanza si può fare riso per cinque anni consecutivi a condizione che per almeno 2 si faccia in alternativa una pratica tra sovescio o sommersione invernale. Non è previsto l’obbligo di rotazioni nei cinque anni per la peculiarità delle zone risicole e la necessità di lavorazioni ad oc per la creazione delle camere. Non è ammessa la bruciatura di stoppie e paglie ad eccezione dei terreni a riso in cui il dato di analisi relativo al contenuto in sostanza organica sia > 5 % o degli appezzamenti in cui venga praticata la minima lavorazione, quest’ultima viene consigliata ma non imposta.

Le restrizioni maggiori, anche se non paragonabili ad altre impostazioni culturali come il biologico,  sono riguardanti i prodotti fitosanitari, sia per i principi attivi concessi sia per le quantità e le epoche di distribuzione che potrebbero rendere difficile il controllo di alcune infestanti e dei funghi patogeni, creando danno economico. In questo senso il disciplinare fornisce una tabella esemplificativa in cui vengono riportati i prodotti fitosanitari ammessi e le eventuali limitazioni e dosi d’uso. Riguardo ciò, come sottolineato in apertura, vengono riscontrate alcune differenze tra i documenti delle due regioni nonostante si tratti sostanzialmente di un blocco risicolo unico scaturito da stessa condizione ambientale e stesso bacino d’acqua che riceve dalle aziende (Po).

L’agricoltura integrata sembra essere, nonostante alcune divergenze tra le regioni che fanno storcere un po’ il naso, un ottimo sbocco anche per la risicoltura non solo per il suo aspetto ecologico, ma soprattutto per gli importanti risvolti economici. Le misure puntano a realizzare una maggiore efficienza e la stessa produzione integrata presuppone una compiuta conoscenza dei mezzi di produzione, da cui scaturiscono minori spese e sprechi dei prodotti utilizzati. Inoltre, ci sono gli aiuti derivanti dalla misura del PSR e la possibilità, comunque, di continuare a ottenere delle rese accettabili, nonché la possibilità di inserire, nel caso di vendita diretta, un marchio che permetta il riconoscimento dell’impegno anche nel prezzo finale con il riconoscimento del consumatore (foto Fusarvideo). Autore: Ezio Bosso

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