COMPETIZIONE MAIS RISO
Vediamo brevemente di cercare di analizzare il perché di questa decisione. Innanzi tutto occorre ricordare che, nelle aree di cui si parla, la maggior parte delle aziende non coltiva solamente riso ma anche il mais, vuoi per uso zootecnico, vuoi per produrre energia. Molte aziende decidono così di seminare coltivazioni diverse dal riso e si convertono allo stesso solo dopo che le precipitazioni hanno impedito la regolare semina di quanto preventivato (nei casi in cui ci si è potuti svincolare dai contratti pre-semina stipulati con i bio-digestori).
SEMINE CRESCIUTE NEL 2024
Questo si evince dai dati di superficie coltivata a riso pubblicati dall’Ente Nazionale Risi. Questi ultimi mostrano numeri molto più alti rispetto a quanto rilevato nei sondaggi sulle intenzioni di semina. Inoltre, le aziende zootecniche, coltivano una certa superficie a mais. L’obiettivo è poter disporre di foraggio e quindi le poche giornate con condizioni accettabili dei terreni sono destinate alla semina del granturco. Altro motivo è che una parte delle aziende “ritardatarie” si avvale di lavoro in affitto dai “contoterzisti”, all’epoca delle semine estremamente impegnati. Quest ultimi non hanno potuto accontentare, nonostante gli sforzi, tutte le richieste.
SUPERFICIE DOMINABILE
Gli agronomi hanno familiarità con il concetto di “superficie dominabile”: ossia la massima superficie gestibile in un arco di tempo ragionevole con i mezzi a propria disposizione. Dato l’elevato costo dei macchinari agricoli e l’eccezionalità della situazione, non è possibile effettuare investimenti. Pertanto, si è fatto quello che si poteva con i mezzi a disposizione.
Da ultimo diverse aziende lombarde avevano aderito alle azioni del Piano di Sviluppo Rurale. Piano che, in molti casi, vietano di effettuare la lavorazione dei terreni prima di marzo, mese nel quale si intensificano le piogge. Ovviamente risulta difficile valutare l’areale su cui le semine sono effettuate “in ritardo”. Da una stima di larga massima direi che circa 10.000 ettari sono stati seminati tra la fine di maggio e la metà del mese di giugno.
FIORITURA PRIMA META’ MESE DI SETTEMBRE
Tuttavia gran parte di queste hanno notevolmente beneficiato delle alte temperature dei mesi di luglio e agosto, giungendo a fioritura nella prima metà del mese di settembre, periodo per l’area in questione non troppo problematico. E’ mia opinione che queste coltivazioni, pur non consentendo un raccolto eccezionale, saranno ancora in grado di fornire un raccolto degno di questo nome.
Discorso assolutamente diverso per i circa 2.000 ettari seminati dopo la metà di giugno: in questo caso le coltivazioni sono in grave ritardo e ritengo che parte di esse verranno abbandonate. Tuttavia molte aziende, vista la mala parata, hanno seminato con il solo intento di accedere al premio comunitario “accoppiato” al riso e che, come noto, non è legato all’epoca di semina.
SEMINE INTERRATE A FILE
Da ultimo, un fattore che ritengo abbia inciso è la diversità dei metodi di semina adoperati. Notoriamente nelle aree in cui si sono effettuate le semine “ritardate” prevale la semina interrata a file.
Questo metodo di semina è molto più dipendente dalle condizioni climatiche rispetto al sistema di semina tradizionale in acqua. Spesso si pensa che le scelte degli imprenditori agricoli non sono legate a condizioni locali: nella propria azienda ognuno opera le proprie scelte sulla base delle condizioni e della propria esperienza. Già in altre annate i risicoltori che avevano abbandonato la semina su terreno asciutto in favore della coltivazione “tradizionale” si sono pentiti. Questo ha portato alcuni ad aspettare oltre il dovuto.
RISCHIO ALGHE
Se, come successo in altri anni, alle piogge seguiva un mese di maggio molto caldo le coltivazioni “in acqua” vengono attaccate dallo sviluppo di alghe, da moria e ritardata crescita delle piantine a causa delle condizioni locali. Pertanto, a mio giudizio, alcuni risicoltori non si convertono a semine tradizionali. Tuttavia, la pianta del riso è estremamente robusta superando, nella maggior parte dei casi, dopo la prova della carenza idrica del 2022, anche quello dell’eccesso di acqua del 2024. Autore: Franco Sciorati.
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