Chiudiamo il nostro approfondimento sulla complessa campagna di semina 2024. Dopo l’analisi tecnica di Marco Baino di Corteva (leggi) e le impressioni di alcuni rappresentanti dei risicoltori lombardi (leggi), ci spostiamo in Piemonte, la prima regione italiana per superficie a riso.
FORTUNATI A POTER SEMINARE IN ACQUA MA…
«Anche nel territorio piemontese si sta registrando un ritardo generalizzato nelle semine e nello sviluppo delle coltivazioni, causato dal ben noto contesto meteorologico – spiega Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara –. La notizia positiva è che abbiamo l’acqua per coltivare, un elemento prioritario e non scontato ultimamente. Certo è che le continue piogge hanno richiesto estrema flessibilità nelle scelte operative, riportando molti agricoltori all’adozione della semina in acqua anche dove non avrebbero voluto e costringendo a diversi cambiamenti in corsa. La possibilità di ripiegare su di un ambiente sommerso si è comunque dimostrato un plusvalore per la risicoltura, in quanto altre coltivazioni hanno subito problematiche ancora peggiori, non potendo essere seminate in acqua.
Anche nel riso, però, negli ultimi anni l’interramento in asciutta della semente si è dimostrato più performante. I motivi di questo sviluppo sono molti, tra cui la mancanza di molecole utili al controllo delle infestanti, un problema da fronteggiare con maggiori sforzi nei trattamenti successivi. Ancor di più in questa annata, in quanto anche quelli utilizzabili non hanno potuto agire al meglio in un contesto instabile come quello recente».
MERCATO E ISTITUZIONI NON AIUTANO
«La somma di tutte queste problematiche rappresenta il rischio di impresa di noi agricoltori – continua Chiò –, spesso non riconosciuto abbastanza. Oggi l’agricoltura è un business che soffre, in quanto i rischi sono maggiori dei benefici. Il mercato a fatica riesce a sopperire all’aumento continuo dei costi degli ultimi anni. Valori al di sotto dei 50 €/q lordi, oggi presenti a listino, rappresentano il break-even di una vendita in perdita, probabilmente qualcosa in più per risi con basso potenziale produttivo come quelli da interno. Alla luce delle quotazioni odierne (leggi l’ultima analisi di mercato) è chiaro come non vi sia la giusta retribuzione per rischi d’impresa tanto elevati come quelli agronomici attuali. Questi possono ledere notevolmente la capacità produttiva aziendale. Per questo è necessario essere dinamici, in grado di prendere decisioni tempestive. Ciò al fine di evitare perdite ingenti, a cui con la retribuzione attuale non è possibile far fronte.
‹Altro elemento negativo è il supporto delle istituzioni, soprattutto per la risicoltura in Piemonte. I bandi del nuovo sviluppo rurale hanno una dotazione finanziaria con la quale risulterà impossibile coprire le domande di contributo. Ritengo che questa impostazione sia ingiusta. Come Confagricoltura avevamo chiesto maggior impegno all’amministrazione regionale ma per l’ennesima volta la risicoltura piemontese è stata snobbata. Questo penalizza molto il nostro territorio, una volta in più dimenticato al momento della suddivisione dei fondi regionali. È un periodo complesso e dobbiamo rimboccarci le maniche».
SI PUÒ ANCORA RECUPERARE
«Seminare in acqua nel vercellese non è una novità – afferma Roberto Guerrini, presidente di Coldiretti Vercelli-Biella –. Il clima avverso, però, si è fatto sentire anche qui. L’eccezionalità delle continue piogge ha portato ad incorrere in ritardi nelle lavorazioni e le basse temperature stanno rallentando notevolmente le prime fasi di sviluppo della pianta. È stato necessario essere flessibili nelle scelte per adattarsi al meglio alle condizioni create dal meteo, più simili a quanto avveniva alcuni anni fa rispetto al recente passato.
Alcuni risicoltori avevano già scelto di seminare a spaglio, tecnica ancora adottata in molte aziende vercellesi. Altri avevano deciso di seminare in asciutta ma in molti casi hanno dovuto ripiegare sulla sommersione per forza di cose quest’anno. Tale decisione è stata presa in maggioranza a tempo debito, essendo evidente fin da subito che non si potesse fare altrimenti. In questi territori la tessitura più diffusa dei terreni è quella argillosa/limosa. Questa com’è noto ha periodi di lavorabilità più ristretti e non ha permesso di tergiversare molto nelle scelte. In ogni caso, anche per chi abbia seminato o stia seminando in ritardo, sappiamo che è sempre l’estate che comanda. Se il clima sarà caldo e soleggiato il riso, che ha più volte dimostrato la sua resilienza, recupererà il tempo perduto senza problemi».
SERVONO INFRASTRUTTURE PER LA CONSERVAZIONE DELL’ACQUA
«Il lato positivo della attuale situazione è sicuramente la disponibilità idrica, che non dovrebbe mancare da qui a fine campagna. Dico dovrebbe perché abbiamo visto le riduzioni annunciate ed in parte occorse anche nella scorsa campagna, nonostante la buona piovosità da maggio in poi. Come più volte ribadito manca un sistema di conservazione dell’acqua che possa preservare, almeno in parte, questa fondamentale risorsa quando ne abbiamo in abbondanza come in questo periodo, per prevenire periodi di carenza successivi. È fondamentale proseguire in questa battaglia, in quanto stiamo constatando come la piovosità sia più irregolare del passato e il supporto delle nevi mediamente minore. Non dovrebbe essere il caso di questa campagna, a meno di un ribaltamento del contesto meteorologico deciso e prolungato, tuttavia non è che perché ha piovuto siamo tranquilli. Dobbiamo sempre ricordare alla politica quanto sia necessario sviluppare nuove infrastrutture per la conservazione di una risorsa tanto fondamentale» Autore: Ezio Bosso.
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