Si fa presto a dire semine. I ricordi della campagna risicola 2014 sono troppo vividi per non tenerne conto. Non ci riferiamo tanto all’andamento del mercato e alla famosa sindrome cambogiana: parliamo delle fitopatologie che hanno afflitto, con il concorso del clima e delle restrizioni normative, la resa finale della risaia italiana. Ricordiamoci cosa è successo: ritardi vegetativi causati da temperature al di sotto delle medie stagionali da luglio fino a metà agosto. I tecnici dell’Ente Risi hanno segnalato «parecchie coltivazioni ancora in piena fioritura al 20 di agosto». La soglia minima per evitare un danno da sterilità o da aborto fiorale sono i 15 °C: al momento del raccolto le conseguenze di questo freddo si sono espresse in tutta la loro gravità, soprattutto nei risi indica ma anche – come segnalato sempre dall’Ente Risi – tra le varietà da interno più suscettibili alla colatura apicale, come S. Andrea, Volano, Carnaroli, Caravaggio, Vialone Nano. Non è stato l’unico problema. Anche il Brusone ha fatto capolino, per quanto alla resa dei conti meno di quanto si temesse in piena estate. Colpiti Volano e Carnaroli. Altro flagello delle nostre risaie: il punteruolo acquatico è ormai diffuso sull’intero areale risicolo italiano (Emilia e Sardegna comprese), accompagnato da batteriosi; non va sottovalutato in annate climaticamente infauste il giallume che si accanisce, a parere dei tecnici dell’Ente Risi, su S. Andrea, Centauro e Sole. A queste patologie bisogna aggiungere giavoni e piperacee, cucchiai e crodo… Un quadro reso più preoccupante dalle diffuse resistenze che consigliano di pianificare bene, oltre all’acquisto del seme, quello di diserbanti e fungicidi. (Nella foto grande, un’immagine di Fusarvideo info@fusarvideo.it) (05.01.15)
L’ACQUA DI OVEST SESIA NON COSTERÀ DI PIÙ
L’approvazione del bilancio di assestamento e il bilancio di previsione senza alcun aumento della tariffa sull’acqua.