Listini fermi nell’ultima settimana di borsa in Lombardia. La domanda continua ad essere carente per quasi tutti i comparti, con diversi casi di proposte economiche al ribasso per il risone offerto sul mercato dai produttori. Queste però non vengono corrisposte in maggioranza, portando a pochi affari conclusi ed, appunto, a quotazioni totalmente invariate.
I RISICOLTORI CERCANO DI EVITARE ULTERIORI CALI
Come auspicato ai nostri microfoni da Benedetto Coppo (LEGGI), i risicoltori sembrano dunque non voler cedere la merce ai prezzi attualmente proposti dall’industria. Le quotazioni in essere per molte voci a listino sono già al limite se non al di sotto dei costi di produzione. Pensare di vendere con proposte addirittura inferiori è accettabile solo in casi di estrema necessità economica. Ancor più quando i trasferimenti (VEDI il bollettino di Ente Risi) continuano a procedere ad un ritmo positivo per il collocamento, con 33.942 tonnellate uscite dai magazzini degli agricoltori nell’ultima settimana di rilevazione. Per alcuni comparti, come medi e lunghi A da export, le giacenze restano nettamente al di sopra della media, preoccupando maggiormente. Per altri, come tondi, lunghi B e risi da interno i numeri non sono così elevati. Questo permette di aver maggior serenità nel scegliere di non vendere per il momento, se il portafoglio lo consente.
I prezzi di riferimento rimangono così quelli descritti ad inizio settimana in seguito alle sedute di Novara e Vercelli (LEGGI). Come già avvenuto proprio nelle sedi piemontesi, inoltre, non si registrano neanche gli allineamenti nella sede di Milano ai cali alla voce Baldo e similari visti venerdì scorso a Mortara. La borsa della Lomellina rimane così quella con le quotazione più bassa per questo gruppo, proposto a 70 €/q lordi. Gli operatori continuano a riferire che è questo il prezzo ottenibile allo scambio, nella spinta al ribasso generalizzata da parte dei compratori.
PUBBLICATO IL PRIMO SONDAGGIO SEMINE 2025
Pubblicato in settimana da Ente Risi il primo sondaggio semine 2025, basato sulle risposte di 925 risicoltori (VEDI). Il dato che salta all’occhio è l’investimento complessivo, previsto ancora in aumento nella prossima campagna, arrivando a 233.650 ha totali a riso. Una presunta crescita pari al 3,33% rispetto alla campagna 2024 e 11,13% rispetto al 2023. Parlando di singoli comparti, si prevede un investimento in aumento per i risi da risotto del gruppo S. Andrea, Arborio e Carnaroli, premiati dal mercato in questa campagna. Sostanzialmente stabile l’altro premium price, Vialone Nano (e similari?), in quanto il prezzo seppur elevato non giustifica per molti agricoltori gli sforzi necessari a produrre queste complesse varietà. Nei tondi cala un riso ben pagato ma anch’esso caratterizzato da alcune fragilità agronomiche, Selenio. Prevista una flessione anche per i generici mentre, in seguito ad una buona annata agronomica e di mercato, aumenta la quota di Centauro.
Stabili i lunghi B ed in leggero calo la voce Loto e similari, indicativa dei risi nella griglia Ribe del registro varietale, quei lunghi A da export/parboiled con giacenze elevate e prezzi bassi attualmente. Difficile comprendere l’andamento degli altri risi in questa situazione, ovvero i medi generici, in quanto accorpati ad altri gruppi. Chiudiamo menzionando i gruppi Baldo e Roma, per i quali sembra che il primo aumenti ed il secondo scompaia. Numeri che significano poco, tuttavia, in quanto con questi valori è presumibile pensare che CL 145 sia ancora raggruppato nel gruppo Baldo, sebbene il mercato lo consideri Roma da mesi. Forse è proprio questo riso ad aumentare, considerando la miglior remunerazione, ma non è dato saperlo. Autore: Ezio Bosso
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