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«ECCO PERCHÉ CONVIENE PAGARE IL SEME CERTIFICATO»

da | 16 Lug 2024 | NEWS

semi

Libere considerazioni circa l’obbligo di impiego di seme certificato per la coltivazione dei cereali e in particolare del riso.

PREMESSE

Il Ministero dell’Agricoltura ha fissato i quantitativi minimi di sementi certificate da utilizzare per ogni ettaro di superficie agricola per il quale, a partire da questo anno e fino al 2027, si chiederà l’accesso al sostegno accoppiato al reddito.
L’obbligo di utilizzo di semente certificata riguarda frumento duro, girasole, colza, riso, barbabietola da zucchero, soia, pomodoro da trasformazione e canapa.
Sarà infine obbligatorio per le aziende conservare e mettere a disposizione degli organismi pagatori tutta la documentazione che attesta l’utilizzo di seme e materiale di propagazione certificati (fatture, cartellini).

FINALITA’

Il legislatore ha fissato due finalità la produttività e transizione ecologica.

La produttività è fondamentale per il fabbisogno alimentare nazionale e mondiale.

La transizione ecologica è l’approccio in grado di promuovere la conversione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari verso modelli di agricoltura e alimentazione compatibili con la biodiversità e il basso impatto ambientale vegetale.

La transizione ecologica è essenziale per la sostenibilità del pianeta e per evitare i danni che il clima genera all’agricoltura.

Produttività e transizione ecologica si realizzano attraverso l’innovazione.

La genetica, la ricerca varietale e il seme certificato, sono l’innovazione più promettente.

Attraverso il seme certificato si concretizza e si realizza la strategia fondamentale per raggiungere queste finalità.

CONSIDERAZIONI: IL CASO TURCO

È significativo che paesi, come la Turchia che conosciamo bene avendo instaurato numerosi scambi commerciali consolidati nel tempo di fornitura di ingenti quantità di riso italiano, dove esiste un ridotto impiego di semente certificata che non raggiunge il 20%, vedono ridursi lo sviluppo di varietà locali e la dipendenza dall’importazione di varietà estere nello specifico italiane. Queste ultime non sempre sono adattabili per le condizioni pedoclimatiche nazionali, esponendo la produzione agricola ad una perdita di competitività.

Nel caso specifico della Turchia il quadro varietale si presenta composto da vecchie varietà derivate da germoplasma italiano degli anni ‘70-’80, di taglia alta, suscettibili a brusone e da Cammeo una varietà italiana di mia costituzione innovativa per molte sue caratteristiche. Cammeo rappresenta oltre il 50% della superficie turca coltivata a riso. Superficie che comunque viene ampiamente reimpiegata con effetti deleteri sulla produttività e qualità merceologica.

UTILIZZO DI SEMENTE IN ITALIA

In Italia si registra una situazione migliore, però l’impiego di semente aziendale in molte realtà aziendali è diventato un fattore normale di risparmio iniziale che nella realtà può presentare effetti negativi sulla qualità del prodotto, la resa e la sanità della pianta, causando danni maggiori dei risparmi. Di qui il rifiorire di piccole imprese attrezzate per la pulizia del seme aziendale, che, come vedremo, non possono raggiungere i livelli qualitativi ottimali e neppure la tracciabilità della produzione.  Il reimpiego aziendale del seme è di difficile gestione, manca la tracciabilità del prodotto, la produzione presenta riduzioni significative e così la qualità, il peso dei 1000 semi, i danni causati al seme dai nematodi, fusarium, brusone e quant’altro, che si manifesta con riduzioni importanti della resa alla lavorazione con perdita di competitività per tutto il settore agroalimentare.

Negli anni scorsi abbiamo realizzato una sperimentazione  per verificare l’impiego di seme aziendale contro lo stesso seme sottoposto a termo trattamento. La prova che ha valenza sperimentale è stata effettuata nella stessa azienda a sud di Milano su diversi appezzamenti per una superficie totale di oltre 50 Ha. Abbiamo impiegato una varietà con granello a profilo tondo CL resistente al brusone e alla siccità, i trattamenti sono stati gli stessi per le due tesi. I risultati sono andati oltre le aspettative: la prima tesi, riso aziendale ha prodotto 74 q.li/ha, la tesi seme certificato termotrattato 97 q.li/ha, la differenza di produzione è stata di circa 600 q.li a fronte di un risparmio di circa 1500 €. Ne vale la pena?

RISORSE PER LA RICERCA

Oltre a ciò, l’intero sistema ne viene danneggiato perché le royalties di cui beneficiano i costitutori sono l’unico strumento essenziale per finanziare la ricerca e proporre nel tempo genotipi avanzati e rispondenti alle esigenze dell’industria e in ultima analisi del consumatore. Il rischio è perdere competitività verso altri paesi come è successo per il frumento in Italia dove ormai si coltivano solo varietà di origine transalpina.

Sarà ora la volta buona, per un rapporto finalmente più costruttivo e sensibile anche al problema di sostenere la ricerca varietale?

UN CASO STUDIO: BALDO VS CAMMEO

Valutiamo quanto il settore del riso in Italia è stato implementato con l’introduzione di una super varietà coltivata con successo in gran parte del mondo risicolo. Analizziamo Baldo vs. Cammeo, il confronto è corretto in quanto ormai quasi tutto il gruppo merceologico è rappresentato da Cammeo.

Due parametri: produttività: Baldo q.li 60/ha Cammeo 75 q.li/ha

Resa alla lavorazione: Baldo 55% Cammeo 63%

Riso bianco per /ha Baldo 33 q.li Cammeo 47 q.li

Cosa significa? Per ottenere la stessa produttività occorre il 42 % in più di territorio coltivato.

Il gruppo Baldo è coltivato su una media di 13.000 Ha. Pertanto la differenza sono una maggiore produzione di 182.000 q.li di riso bianco x 170 €/qle= fanno 30.940.000 € annui a favore di chi coltiva Cammeo. Vantaggi acquisiti e consolidati nel tempo. L’importo di 336 euro di aiuto accoppiato per ettaro è sufficiente a compensare l’agricoltore per l’acquisto del seme certificato? Facciamo due conti. Consideriamo la situazione più sfavorevole

160 Kg/Ha di seme certificato. In quest’ipotesi per azzerare tutto il premio accoppiato il riso certificato dovrebbe costare oltre 210 €/q.le. Prezzo che ad oggi anche per le varietà più quotate si veda Cammeo, Caravaggio, Vialone Nano, non viene raggiunto.

Nel caso di reimpiego aziendale, alla rinuncia di 336 € a ettaro, bisogna aggiungere il costo del seme aziendale (2 q.li minimo 100 €), il costo della lavorazione 36 €, i trattamenti al seme, le spese per le pulizie dei campi altri 10 € che dovrebbero essere aggiunte all’importo accoppiato PAC, per un totale di 146 € + 336 € che fanno 482 €, divisi per 160 kg /ha di seme fanno oltre 300 € qle. Quindi per pareggiare i costi del seme certificato questo dovrebbe costare oltre 300 €/q.le, la cui cosa non si verifica mai.

 

CONCLUSIONI

Questa nuova disposizione legislativa che impone l’obbligo dell’impiego di seme certificato da parte delle aziende compensato con un contributo PAC. Contributo che, come si è visto, è favorevole all’agricoltore in quanto copre largamente tutti i costi dell’acquisto del seme, deve essere inteso da parte delle aziende sementiere, che indubbiamente traggono importanti vantaggi, come stimolo e obiettivo per migliorare la qualità delle sementi certificate e da parte dei costitutori di rilasciare varietà cosiddette elette.

Oggi le imprese sementiere più attente all’evoluzione del settore si sono attrezzate con l’impiego di macchine ottiche di nuova generazione per la selezione e l’eliminazione totale del riso a pericarpo rosso dalle sementi certificate, inoltre le sementi vengono sanificate dalla presenza del nematode Aphelencoides che per legge non è ammessa la presenza e del fungo Fusarium, attraverso l’impiego dei trattamenti idrotermici per tutte le sementi destinate alla moltiplicazione con impianti casalinghi. Nel prossimo futuro si prevede il trattamento idrotermico su tutto il seme di categoria R2.

L’impiego generalizzato in Italia di questi trattamenti è molto oneroso in quanto ci si deve rivolgere a paesi del nord Europa dove queste tecniche sono routinarie su altre specie, però gli sforzi soprattutto economici che in questi anni abbiamo compiuto ci hanno permesso di valutare i vantaggi e di contenere l’uso dei trattamenti fitosanitari alle sementi, in quanto divenuti inutili e di attuare la transizione ecologica verso un minor impatto ambientale tanto caro alle massaie e agli ecologisti.

CONCLUSIONI: INNOVAZIONE E RICERCA NECESSARI

Dalle nostre esperienze e dalle nostre sperimentazioni abbiamo rilevato che gli incrementi di produttività dovute alla sanificazione delle sementi hanno portato a incrementi produttivi anche superiori del 15-20%. A ciò si aggiunge il vantaggio di offrire alla industria sementiera prodotti senza difetti. La ricerca scientifica nel miglioramento genetico deve essere accompagnata dalla ricerca tecnologica la cui interazione ci permette di avere progressi importanti dal punto di vista della produttività, della qualità e dell’uso del territorio.

Riteniamo di aver raggiunto un progresso significativo relativamente alla qualità delle sementi prodotte con l’obiettivo di fornire agli agricoltori merce cosiddetta sana, leale e mercantile. In altri termini un prodotto tracciabile senza riso crodo, senza nematodi e senza fusarium. Autore: Eugenio Gentinetta

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