Nelle ultime sedute di borsa si è assistito ad un consistente deprezzamento di alcuni gruppi merceologici (Ribe e tondo). Ciò avviene pur in presenza di un ridotto volume di scambi, limitato alle partite di scarsa qualità, con la sostanziale ostilità della parte venditrice a mettere in vendita le partite migliori. Qui trova pieno riscontro la legge di Gresham. Secondo quest’ultima la moneta cattiva scaccia quella buona: similarmente a quanto accade in presenza di due monete di pari valore nominale ma diverso valore intrinseco, gli operatori tendono ad immagazzinare le partite migliori e mettere in commercio solo quelle peggiori.
LISTINO ZAVORRATO DA ALCUNI RISI
Il risultato è nei fatti un listino “zavorrato” dalle varietà che seppure presentano vantaggi agronomici come la resistenza ai noti principi attivi, all’atto della vendita pagano un pesante handicap sotto il profilo della qualità merceologica, trascinando al ribasso anche le quotazioni delle partite migliori. Tutto ciò avviene perché negli anni si è scelto deliberatamente di commercializzare pressochè tutte le varietà registrate, lasciando che fosse “il mercato” a deciderne il successo o meno e finendo inevitabilmente per inciampare in un fenomeno descritto già dal commediografo greco Aristofane nel IV secolo a.C.
Aristofane nella sua commedia “Le rane” così si esprime: «Spesso ci è sembrato di osservare che a questa città (Atene) capitasse nei riguardi dei buoni e dei galantuomini, la stessa cosa che nei riguardi delle monete antiche e nuove. Delle monete antiche, che non erano già di falso conio, ma le migliori di tutte, come si sa, le uniche coniate a regola d’arte e provate giuste al suono, dovunque presso gli elleni e i barbari, noi non ne facciamo alcun uso, e invece usiamo queste brutte monete di bronzo, uscite appena ieri dalla zecca e pessime nel conio».
TROPPA FRETTA? MONETA
Parafrasando l’opera del grande autore classico si può osservare come le varietà di minor pregio merceologico che sono state messe messe frettolosamente in commercio hanno scacciato quelle buone, con grave detrimento di tutto il mercato, compresa la sua componente industriale che dopo aver comprato “in saldo” si trova poi a dover vendere un prodotto che disattende le richieste dei suoi clienti. E’ questa la via? Autore: Cesare Fedeli
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