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SE CONCIME E SEME SI TENGON PER MANO

da | 27 Gen 2019 | Tecnica

Un equilibrato apporto dei nutrienti minerali, e soprattutto di azoto, fosforo e potassio, è indispensabile per un regolare sviluppo delle piante. Quantitativi eccedenti o inferiori al fabbisogno ed epoche di distribuzione non adeguate alle esigenze, influiscono sugli aspetti della produzione mentre, i fattori ambientali quali temperatura dell’aria influenzano i tempi di crescita della pianta. Questi ultimi non possono essere controllati, mentre l’ambiente esplorato dalle radici può essere migliorato attraverso diversi interventi agronomici. Con la tecnica della fertilizzazione localizzata alla semina s’interra al momento della semina un quantitativo di nutriente minerale, utilizzabile nella prima fase di sviluppo della pianta. La concimazione in prossimità del seme, senza provocare danni da salinità, è una grande opportunità per migliorare lo sviluppo iniziale delle giovani piante, ridurre l’influenza negativa dovuta alle avversità climatiche e porre le basi per una crescita più equilibrata della coltura, condizione essenziale per migliorare la qualità delle produzioni e le rese (fino ad un 20% in più). Permette inoltre di ridurre i dosaggi di concime, i costi di distribuzione e manodopera e di limitare l’inquinamento ambientale.

I benefici della localizzazione

I benefici della localizzazione alla semina ci vengono confermati dagli agricoltori che hanno deciso di fare questo investimento che si dimostra vincente. Andrea Cattaneo, conduttore di un’azienda risicola nel vercellese, ci spiega perchè servono azoto e fosforo localizzati alla semina: «innanzitutto stimolano lo sviluppo iniziale con il noto “effetto starter”, rendendo le piantine più forti nei primi stadi vegetativi nella competizione con parassiti, malerbe e avversità climatiche. Inoltre, queste sostanze fanno sì che la pianta resista meglio agli abbassamenti di temperatura sempre più frequenti in primavera, mettendo a disposizione, in un raggio ristretto vicino alla radice, elementi nutritivi a pronto effetto. L’obiettivo della distribuzione laterale è quello di creare una condizione di disponibilità nutritiva nella soluzione circolante nel terreno in prossimità della radichetta. Concentrare e rendere più facilmente disponibili gli elementi minerali e l’azoto in particolare, ha lo scopo non solo di accelerare la formazione dell’apparato fogliare, ma anche d’incrementare l’espansione delle foglie, ed influenzare la struttura della radice nelle fasi precoci di sviluppo».

L’importanza del fosforo

Anche il fosforo é un elemento di fondamentale importanza, essendo un costituente della membrana cellulare e di diversi composti coinvolti nel metabolismo cellulare. Il suo fabbisogno è particolarmente elevato nelle fasi iniziali di sviluppo dopo la germinazione, osserva Cattaneo, ma essendo un elemento poco mobile nel terreno è bene sia disponibile per la coltura nelle immediate vicinanze del seme e dell’apparato radicale. Proprio in tal senso è stata sviluppata la tecnica della concimazione localizzata alla semina, utilizzando appositi formulati granulari atti a rilasciare il giusto apporto di fosforo non appena la coltura abbia iniziato a germinare. Rispetto alla tradizionale concimazione fosfatica di fondo, la concimazione localizzata alla semina interrata consente di evitare i problemi dovuti alla formazione di composti insoluti e al processo di retrogradazione del fosforo o alla competizione con i microelementi come lo zinco.

Come usare l’azoto

«La localizzazione dell’azoto alla semina, permette, invece, di eliminare il passaggio per la distribuzione del fertilizzante sull’intera superficie ed il seguente intervento di erpicatura per l’interramento. Se non è eseguita in condizioni idonee, tale operazione può determinare guasti alla struttura, del terreno ottenuta con le razionali lavorazioni autunno-invernali.  Per quanto riguarda l’aspetto ambientale l’interramento localizzato dell’azoto consente di ridurre l’impiego dei fertilizzanti contenenti azoto, in linea con la direttiva CEE, relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole» spiega Cattaneo.

L’apparecchiatura

Da un punto di vista pratico, Nicola Valdi, risicoltore di Torre Beretti (PV), ci spiega così la modalità d’impiego: «si possono utilizzare concimi microgranulari con diametro molto ridotto dei granuli, che limitano i fenomeni di fitotossicità anche in caso di contatto diretto con il seme e permettono l’utilizzo di bassi dosaggi (30-40 kg/ ha contro 100-150 kg/ha dei concimitradizionali). In questo caso la seminatrice deve essere dotata di una speciale tramoggia per il concime microgranulato trasferito nel circuito di semina della macchina. Per contro le dosi utilizzabili e gli apporti di elementi nutritivi risultano piuttosto limitati. Vengono impiegati con ottimi risultati anche i concimi liquidi, stoccati in un serbatoio frontale alla seminatrice con gruppo di pompaggio e distribuzione sino all’organo iniettore vicino all’uscita del seme nel gruppo di deposizione della seminatrice».

Le prove Ente Risi

Negli ultimi anni, il Servizio di Assistenza Tecnica (SAT) dell’Ente Risi ha condotto diverse prove di concimazione localizzata nella semina interrata a file utilizzando sempre concimi microgranulati ad alto titolo di fosforo, impiegati in miscela diretta con il seme. I risultati sono stati positivi principalmente nei primi stadi della coltivazione, senza però quasi mai ottenere un riscontro sulla produzione finale.

La macchina

La macchina utilizzata per questa tecnica risulta così composta: due file di dischi montati su supporti flessibili per copiare al meglio l’irregolarità del terreno. Seguono i distributori del concime a doppio disco, un rullo compattatore metallico e un successivo rullo di pneumatici di grande dimensione, fondamentale per scaricare a terra parte del peso della macchina. Di seguito si trovano i distributori del seme, sempre a doppio disco, montati sfalsati rispetto ai distributori del concime ed in ultimo le molle copri fila. Con questa meccanica si ottiene una semina con concimazione localizzata in banda: concime e seme sono depositati in due file parallele distanti circa 5 cm. Senza contatto diretto tra seme e concime si prevengono i problemi di fitotossicità alla germinazione. L’ampiezza dell’interfila di semina si allarga parecchio, passando dai 12-15 cm di una seminatrice tradizionale, ai 30 cm. Grazie alle due capienti tramogge, una per il seme e l’altra per il concime, è possibile distribuire dosi di fertilizzante paragonabili a quelle distribuite mediante la tradizionale distribuzione a spaglio. Ne deriva, ovviamente, un’operatrice dal peso importante che si aggira, per il modello con larghezza di lavoro di 6 metri, attorno alle 10 tonnellate. La trattrice da accoppiare a tale macchina deve garantire adeguati livelli di trazione e peso e preferibilmente essere dotata di pneumatici a larga sezione.

I dati della Relazione

Negli studi presentati dalla Relazione2018, la tecnica è stata indagata in due località: Ticineto (AL) e Costanzana (VC). Le parcelle con concimazione localizzata sono state, ovviamente, concimate contestualmente alla semina con lo stesso tipo e dose di fertilizzante e con pratiche colturali successive identiche. Lo schema di campo ha previsto due tesi: una tesi con distribuzione localizzata in banda ed una tesi testimone con distribuzione a spaglio. Ogni tesi è stata ripetuta tre volte e gli appezzamenti sono stati suddivisi in sei parcelle, ciascuna con una superficie variabile da un minimo di 600 m2 sino a 3500 m2.

Poche differenze

Analizzando i risultati di questa prova, non emergono particolari differenze: le produzioni medie ottenute dalle due tesi si discostano di pochi chili per ettaro e questa minima differenza non è supportata dall’analisi statistica; le rese alla lavorazione sono risultate identiche, come anche i cicli vegetativi, sia semina/fioritura sia semina/maturazione; il livello di accestimento raggiunto nelle diverse parcelle è leggermente a favore della tesi con concimazione in banda. Questa differenza però non viene confermata come significativa dall’analisi statistica a causa della variabilità presente in campo, accentuata da una grave infestazione di riso crodo, che, nonostante un apposito trattamento con barra umettante, ha comunque influito negativamente sulle produzioni.

Culmi e rese

Il suolo di Ticineto è un terreno di medio impasto, media dotazione di sostanza organica e mineralizzazione veloce, subalcalino e con buona capacità di scambio cationico. In questa località la varietà coltivata è stata Arborio, che può trarre molteplici vantaggi da una semina interrata a file distanziate. La taglia rimane più contenuta, riducendo il rischio di allettamento, ed è favorita la circolazione dell’aria all’interno della massa vegetale, con effetti positivi nella prevenzione di brusone ed altre malattie fungine. Anche in questa prova la scelta degli attrezzi per la lavorazione principale del terreno è ricaduta su di un erpice combinato ad ancore e dischi; a differenza di Costanzana, però, si è proceduto ad un solo passaggio in primavera, seguito da erpicatura a ridosso della semina. Il piano di concimazione di questa prova, é molto semplificato e ha previsto un solo intervento di concimazione in presemina con un concime ricoperto a cessione controllata. Nell’investimento finale si è rilevato un aumento di densità nelle parcelle con concimazione localizzata che ha fatto registrare medie di 61 culmi per metro quadrato in più rispetto alla tesi aziendale. A rimanere invariati sono state, invece, le rese alla lavorazione sia in grani interi e sia di globale, ed il numero di giorni tra semina e maturazione. La percentuale di granelli danneggiati per entrambe le tesi è stata molto bassa e non statisticamente significativa. Discreta la presenza di mal del collo in tutte le parcelle. La malattia si è diffusa in periodo tardivo uniformemente sull’intero appezzamento, senza creare danni produttivi. Autore: Martina Fasani

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