E’ scomparsa nel Vercellese la dottoressa Maddalena Dellarole in Vecco, madre di Andrea e figura storica della risicoltura. Nata nel 1932 da una famiglia storica del Vercellese i Dellarole di Asigliano, laureata in Farmacia a Torino, per alcuni anni ricercatrice di farmacologia, sposò l’ingegner Luigi Vecco, docente del Politecnico di Milano e progettista del Frejus autostradale. A seguito di una decisione familiare la scelta non facile di abbandonare la vita metropolitana ed il ritorno alla conduzione della Grangia di Montarucco di Trino, di cui i Vecco sono copropietari con la famiglia Busto. Insieme a Rita Greppi ed altre Signore delle Grange fondò l’Associazione Femminile Agricola. Lascia la sorella Elvira, il figlio Andrea con la moglie Gabriella ed i nipoti Francesco e Samuele.
Ecco come la ricorda Andrea: «Era più solo 30 kg ma non voleva smettere di combattere! Non voleva lasciare la nostra mano. Ormai era fatta solo di energia. La sua tenacia era l’energia di due persone in una! Sì perché la dottoressa Maddalena Dellarole dalle sue Grange avrebbe potuto fare qualsiasi cosa insieme a suo marito ingegner Vecco, con i loro bellissimi lavori, lui progettista del Frejus autostradale e lei insegnante a Milano. Eppure la sua vita si è convertita accettando di ritornare da dove era partita e percorrere quella che è la strada di tutti noi, una strada fatta di fango di risaia, intricata e difficile da affrontare. Lo fece ricevendo un dono che esprimeva tutta la sua capacità di amare quello di essere la sorella di una dolcissima persona invalida. Nessuno rimarrà indietro, soleva dire, e per tutta la vita questa frase inneggiava come un vessillo ad insegnarci come tutti vanno aggregati, a spingere insieme la carrozzina della Zia. La sua eredità è stata l accettare una vita fin da bambina imperniata sulla doppia responsabilità verso se stessa e la sorella. Quante volte con l Oftal come farmacista del treno di lourdes o in Terrasanta mi ha coinvolto nei viaggi di preghiera e di speranza; fin da ragazzino e così anch io ho saputo accettare il grande valore della diversità di quella che ora è una figlia per me. In fondo è un eredità che ci ha trasmesso, come la forza di un gruppo tra persone deboli aumenta l’energia del singolo. Tu, mamma, l’hai dimostrato fino all’ultimo nella forza, ancora un attimo prima che si chiudesse il tuo percorso terreno, di spingere quella carrozzina tra le nebbie delle tue risaie. Ciò che lasci è un insegnamento mio e per i miei figli, ma serve anche alla nostra categoria di risicoltori, affinché chiunque sia presente e non venga escluso, perché insieme ogni ostacolo può essere superato. Fino a resistere la morte, com’è stato per quella mano che mi ha stretto fino in ultimo e che ha combattuto per non lasciare sola la sorella di una vita. Ciao mamma, il tuo Andrea».