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SCOMPARE GIORGIO BALDI

da | 12 Feb 2021 | NEWS

sommersione

Mercoledì 10 febbraio è mancato Giorgio Baldi, una delle figure più importanti nella storia della ricerca genetica applicata alla risicoltura degli ultimi quarant’anni.

Chi era Giorgio Baldi

Prima come responsabile del miglioramento varietale al Centro Ricerche dell’Ente Nazionale Risi (di cui è stato per anni una delle “colonne portanti” insieme a Mario Moletti), poi come libero professionista e consulente per la ricerca genetica di ditte commerciali, Baldi ha costituito alcune delle più importanti varietà nella storia del riso italiano. Tra le sue “creature” figurano alcune tra le varietà più coltivate ed apprezzate, sia per le eccellenti performances agronomiche, che per il profilo qualitativo gradito all’industria di trasformazione ed ai consumatori.

Basta citare i nomi del Gladio (il primo riso a profilo “indica” tutto italiano di grande ed ancora attuale successo) e quelli dei “tondi” Selenio e Centauro per cogliere l’importanza del lavoro svolto da Baldi, di cui i risicoltori italiani possono ancora beneficiare. A queste varietà tuttora di grandissimo successo si affiancano i nomi di altre che nella storia hanno rappresentato altrettante pietre miliari per l’evoluzione della risicoltura italiana verso profili sempre più elevati in termini di produttività, resistenza alle avversità e qualità del granello, come i “tondi” Cripto ed Elio, il “medio” Argo, il “lungo A”  Drago. Infine, ricordiamo Prometeo e Titanio, tuttavia aprirono la strada, pur tra qualche polemica, all’ introduzione delle tecniche di semina interrata e di irrigazione intermittente. Studioso attento ed aperto all’innovazione, Baldi apparteneva a quella “scuola emiliana” iniziata da Antonio Tinarelli che ha costantemente rappresentato una caratteristica peculiare della storia risicola italiana del XX secolo. Tra le costanti del suo lavoro bisogna ricordare l’attenzione all’efficienza fotosintetica della pianta (con taglie ridotte ed elevatissimo harvest index), alla sua rusticità ed a quella che oggi si chiamerebbe “resilienza” nei confronti delle avversità abiotiche ed alle patologie fungine, al miglioramento delle caratteristiche del granello per adattarlo alle mutevoli esigenze del consumatore.

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