Il 21 maggio 2019, alla vigilia della Giornata Internazionale per la diversità biologica, è stato rilasciato un comunicato stampa da parte della Corte dei Conti dell’Unione europea che annuncia l’apertura di una procedura di audit per valutare se la politica agricola europea contribuisca al mantenimento e al miglioramento della biodiversità. Inoltre, verrà valutato il monitoraggio del finanziamento UE a favore della tutela della biodiversità in agricoltura. La pubblicazione dell’audit è prevista per il primo semestre del 2020.
Cosa prevede l’audit
In particolare, la procedura di audit analizzerà i seguenti punti, riportati anche sul comunicato stampa, ovvero verificherà se:
- La strategia dell’UE per la biodiversità e il quadro giuridico della PAC siano stati ben impostati.
- La Commissione e gli Stati membri abbiano migliorato il contributo dell’agricoltura alla biodiversità.
- La Commissione si sia valsa di informazioni e di dati pertinenti, attendibili e aggiornati per monitorare e valutare la situazione della biodiversità agricola.
Non è un mistero che il problema della biodiversità sia attuale in questo periodo storico e che sia più grave di quanto si pensi; infatti, come afferma Janusz Wojciechowsky, il membro della Corte dei Conti europea responsabile dell’audit, «secondo l’allarme lanciato da un recente rapporto internazionale, in tutto il mondo sono un milione le specie a rischio di estinzione. Nell’UE, l’agricoltura è il principale responsabile della perdita di biodiversità. L’audit della Corte determinerà in quale misura l’UE abbia contribuito a correggere e persino a invertire la situazione».
Ma cos’è la biodiversità?
Ma analizziamo brevemente la questione della biodiversità in Europa. Con il termine “biodiversità” si intende la varietà ecosistemica specifica e genetica a livello globale o di un particolare habitat. Quest’ultima è fondamentale per l’uomo siccome garantisce i servizi ecosistemici forniti dalla natura: ad esempio l’impollinazione, la regolazione climatica, protezioni da alluvioni, produzione di cibo, combustibile e addirittura medicine. Secondo una ricerca congiunta dell’Università di Bologna e dell’Università di Bayreuth in Germania, l’Europa risulta un continente con una grande ricchezza di biodiversità, specialmente nell’area del Mediterraneo, delle isole Canarie, dell’arco alpino e dell’Europa centrale.
L’attività umana ha inciso sulla biodiversità fin dalla formazione delle prime civiltà, ma negli ultimi 150 anni circa, con l’avvento delle rivoluzioni agricola, industriale e digitale, si sono verificati cambiamenti drammatici a causa dello sfruttamento del suolo per l’intensificazione dell’agricoltura, per l’urbanizzazione e la densità di popolazione; il problema più consistente è la perdita di habitat, dovuto spesso all’espansione urbanistica o, in caso contrario, all’abbandono delle terre, ma anche all’elevato consumo e produzione di rifiuti pro capite, fattore che va ad incidere sull’ecosistema globale, non solamente su quello del nostro continente. Per questo motivo l’UE si è prefissata degli obiettivi ambiziosi ma importanti da raggiungere, per cui sarà necessaria l’attuazione di una politica più efficace, la coordinazione tra i vari settori, metodi di gestione ecosistemica e una più profonda comprensione del valore della biodiversità.
Biodiverso chi?
Adesso arriva la nota dolente: per la procedura di audit sono stati selezionati 5 paesi appartenenti alla comunità europea: Germania, che a causa di una gestione inefficace delle aree protette sta accusando una progressiva scomparsa di molte specie endemiche (l’endemismo è il fenomeno per cui alcune specie animali o vegetali sono esclusive di un dato territorio), Irlanda, una delle prime nazioni dopo il Regno Unito a lanciare l’allarme per l’emergenza climatica e della biodiversità, Polonia, coinvolta nel 2007 in un programma di cooperazione con la Svizzera, che ha stanziato dei finanziamenti a fondo perduto per la cifra di 198.727 CHF (circa 179.103 euro al cambio odierno) da investire nell’ambiente, Cipro, nazione con una grande biodiversità (1800 specie vegetali, delle quali 140 sono endemiche) e Romania, anch’essa dotata di una grande biodiversità, infatti possiede l’intera gamma della fauna forestale europea (ad esempio orsi bruni, lupi, linci), inoltre il delta del Danubio, una delle Riserve della biosfera MAB dell’Unesco, contiene la distesa di acquitrini più vasta al mondo.
Italia esclusa: perché?
E l’Italia? Se, leggendo l’elenco dei paesi selezionati, non avete scorto il nostro paese non siete stati poco attenti, anzi avete letto benissimo. L’Italia non è stata selezionata per la procedura di audit, nonostante l’importanza dal punto di vista agricolo e naturalistico del nostro paese. In Italia, secondo l’ISTAT, ci sono 1,6 milioni di aziende agricole con 12,9 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata (si pensi che la superficie del nostro paese è di circa 30 milioni di ettari), con una produzione di 42,6 miliardi di euro e un valore aggiunto di 23,8 miliardi di euro. L’Europa, ignorando l’Italia, ha inoltre ignorato uno dei paesi più ricchi per quanto riguarda la biodiversità, la varietà di condizioni bio-geografiche, geo-morfologiche e climatiche e ricca di zone di “Hot Spot”, ovvero ad alta densità di biodiversità. Dati alla mano, la nostra nazione possiede numeri stupefacenti: per quanto riguarda la biodiversità animale, esistono 58.000 specie differenti (il più alto numero in Europa), con alta percentuale di specie endemiche, che secondo gli ultimi censimenti si aggirano intorno alle 5.000 specie nel regno animale (quindi escludendo i protozoi), come ad esempio il lupo grigio appenninico (Canis lupus italicus), l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), solo per citare le più famose. Per quanto riguarda la biodiversità vegetale, i numeri sono altrettanto importanti: l’Italia ha una flora estremamente diversificata, circa 7000 specie, di cui 1371 ritenute endemiche (il 19% della flora nazionale!), tanto da essere la più ricca di specie dell’intera Europa. Secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) il maggior numero di specie si trova nelle regioni caratterizzate da maggior variabilità ambientale e da quelle con territori più vasti, ad esempio il Piemonte, la regione più ricca con 3.304 specie. Analizzando, seppur brevemente, i numeri appena letti sorge spontanea una domanda: perché l’Italia non è stata inclusa nella procedura di audit? Quali sono le motivazioni che hanno portato a questa esclusione? Purtroppo, a queste domande non abbiamo, per ora, una risposta. Autore: Marcello Pedicone