Tra le continue novità nella gestione amministrativa dei pagamenti PAC una potrebbe generare qualche grattacapo ai produttori agricoli ed ai CAA che li assistono nella presentazione delle domande di contributo. Dal 2018 AGEA ha avviato infatti una attività di sperimentazione dei controlli delle superfici agricole per cui vengono richiesti i pagamenti mediante l’interpretazione delle immagini scattate dai satelliti. Il sistema su base satellitare dovrebbe rendere più ampia ed agevole l’attività di controllo da parte degli organismi pagatori e più difficile la vita ai “furbetti” delle campagne. Tuttavia sembra che il sistema, testato appunto in via sperimentale su 30 mila ettari in provincia di Foggia, abbia dato luogo a qualche contestazione.
Vedere l’aratura
In particolare la procedura di controllo implementata da AGEA prevede di verificare attraverso le foto satellitari le condizioni dei terreni, l’esistenza delle colture, la coerenza con quanto dichiarato in domanda e l’effettuazione di alcune operazioni colturali. Qui potrebbe sorgere un problema, in quanto il sistema informatico a supporto dei controlli prevede di verificare l’avvenuta operazione di “aratura” dei terreni a seminativo che viene accertata quando l’immagine satellitare restituisce il valore di “suolo nudo”.
Il nodo della conservativa
Probabilmente il meccanismo andrà messo a punto poichè una simile interpretazione potrebbe dar luogo a contestazioni nel caso in cui il coltivatore adotti tecniche di “agricoltura conservativa” quali minima lavorazione e semina su sodo. Pratiche forse ancora poco note in Puglia, più diffuse e comuni in Pianura Padana, che però comportano la più o meno marcata e continua copertura del suolo. Il problema potrebbe porsi anche per le aziende che utilizzano la “pacciamatura verde” in tecniche di produzione “biologica” che escludono l’aratura del terreno. Nel 2019 il controllo satellitare dovrebbe interessare 130 mila ettari, anche se non è ancora noto in quali aree del Paese.