La ‘ndrangheta si voleva “pigliare” la Riso Roncaia Spa di Castelbelforte (MN). La notizia è su tutti i giornali, da giorni, e i risicoltori fremono. Il raccolto si avvicina e l’industria mantovana si rifornisce nelle nostre risaie dal 1790. Fonti vicine all’azienda fanno sapere perciò che Agririce srl, la società che ha affittato la Roncaia e che oggi gestisce lo storico marchio (Roncaia è in procedura di concordato preventivo dal 2018), non è coinvolta nel caso giudiziario e opera regolarmente sul mercato dei risoni e del riso lavorato.
L’inchiesta Aemilia che coinvolge invece i vertici della vecchia società cerca di far luce sulle infiltrazioni del clan Grande Aracri nelle istituzioni piacentine e nel mondo economico. Dalle intercettazioni emerge che l’industria risiera in un momento di difficoltà si sarebbe rivolta ai clan e che la criminalità organizzata avrebbe aiutato l’azienda a risollevarsi ma a un prezzo altissimo: ricatti, estorsioni, un abbraccio mortale con l’obiettivo di «affogare sta azienda, pigliare la minna ( la mammella, ndr) e succhiare», come dice uno degli inquisiti.
Tutto da verificare, certo, ma le ricostruzioni degli inquirenti disegnano un quadro inquietante: la mafia si sarebbe infiltrata a tutti i livelli nel settore risicolo, al punto di dettare legge nel trasporto delle derrate e intervenire sulle decisioni delle banche, così come nelle gare di Agea sulle forniture agli indigenti. Nell’inchiesta rimbalzano i nomi di altri personaggi del mondo risicolo, alcuni già coinvolti in inchieste di mafia. Autore: Paolo Viana.
Post scriptum: ai molti che ci scrivono “fuori i nomi” e avanzano analoghe richieste ricordiamo che Risoitaliano.eu è una testata giornalistica registrata, ciò che scrive è sempre verificato (da ciò dipende la sua riconosciuta autorevolezza) e che intercettazioni e voci di corridoio, soprattutto quando si riferiscono a vicende penali, non possono essere riportate perché sarebbero lesive dell’onorabilità dei soggetti coinvolti, che sono innocenti fino a sentenza definitiva. Quando vi sarà una sentenza, saremo i primi (come sempre) a “fare i nomi”. Questa è la differenza tra il giornalismo e le chiacchiere. Paolo Viana