Permane lo squilibrio tra domanda ed offerta nelle sedute di borsa degli ultimi due giorni. Le riserie si dimostrano molto interessate all’acquisto mentre i risicoltori offrono con parsimonia.
APPREZZAMENTI ATTESI ROMA
Questo rapporto produce nuovi apprezzamenti a listino. Questi, a onor del vero, erano già stati registrati in alcune compravendite delle precedenti sedute (leggi l’analisi), con pagamenti lunghi e qualità ottimale, ma la loro ufficializzazione rimane una novità. Gran parte si manifestano fin da lunedì a Novara, dove i lunghi A da mercato estero vengono tutti quotati 55 €/q lordi. Nella città di San Gaudenzio nuovi passi in avanti anche per Selenio a 60 €/q lordi e Centauro a 55 €/q lordi. L’allineamento con i prezzi già ventilati nelle precedenti sedute si completa martedì mattina a Vercelli con il passo in avanti dei medi e parte dei sopracitati lunghi A, quelli definiti anche “di pregio” alle voci Leonardo e Loto e similarii. Tali comparti si portano a 60€/q lordi sul listino di Piazza Zumaglini, valori tutti confermati nel pomeriggio dal bollettino emesso a Milano.
Tra gli apprezzamenti attesi a mancare è, secondo quanto riferito dagli operatori, il passo avanti del gruppo Roma. La quotazione rimane in tutte le sedi 60 €/q lordi ma la domanda pare aver proposto 65 €/q lordi in più di un’occasione per partite con resa vicina al 60%. Si è parlato anche di offerte per il gruppo S. Andrea/Gloria a 80 €/q lordi ma in questo caso senza un reale riscontro, a causa della quasi totale assenza di merce in vendita, come dimostra la dicitura nominale presente a Vercelli.
LIMITARE L’OFFERTA PUÒ ESSERE PERICOLOSO
Sebbene i cambiamenti erano nell’aria, la tendenza rialzista permane, spinta come detto da una domanda molto presente in sala di contrattazione. Visto il persistere di questo atteggiamento, nella precedente analisi abbiamo affermato come fosse l’offerta a determinare i prossimi sviluppi. Se questa dovesse mettere poco risone in vendita, come pare stia avvenendo, potremmo vedere i listini in crescita ancora per un po’. Una prospettiva che potrebbe giovare le tasche dei produttori nel breve periodo ma rischierebbe di ledere la presenza sul mercato del riso italiano nel lungo. La conseguenza di ciò sarebbe quella vista lo scorso anno, con una domanda bloccata ed i prezzi in crollo.
Per i risi destinati ai mercati esteri (tondi, medi e parte dei lunghi A) sappiamo che prezzi troppo elevati rendono impossibile la competizione con la materia prima proveniente da altre nazioni a cui sono soggetti. Nel mercato interno trattenere il risone porta a prezzi elevati anche al consumo, finendo con il frenare lo smercio. Questo in quanto i consumatori nostrani si orientano facilmente sui prodotti sostitutivi. In alcuni gruppi varietali di questo segmento di mercato, inoltre, la disponibilità in seguito al raccolto è tutt’altro che deficitaria. Unico comparto che rimane in un buon equilibrio domanda/offerta è quello dei lunghi B. Per questi risi l’ago della bilancia è la disponibilità e il prezzo della merce importata, in questo momento non positivi per l’industria, come dimostrato dall’ottima domanda ad un valore, 45 €/q lordi, ritenuto buono anche dall’offerta alla luce della sua buona risposta. Autore: Ezio Bosso.
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