L’ultima seduta di mercato del 2023 a Mortara si chiude senza l’emissione del listino, per mancanza del numero legale di presenti in commissione prezzi. In sala di contrattazione pochissimi operatori e scambi pressoché a 0.
VOLATILITÀ PREOCCUPANTE RISOTTI
Nulla cambia, dunque, rispetto a quanto registrato nelle sedute di inizio settimana (leggi). I prezzi ufficiali, sebbene ad oggi difficili da ottenere per gran parte dei gruppi merceologici, restano così stabili nell’ultimo mese dell’anno. Un 2023 caratterizzato tuttavia da una volatilità importante, come dimostrato dai grafici che vi proponiamo di seguito (prezzi massimi in €/tonnellata registrati a Vercelli).
Tali andamenti sono frutto sia di fattori endogeni, quali il rapporto tra domanda ed offerta, sia e sempre più anche di fattori esogeni. Dopo il periodo Covid e lo scoppio della guerra in Ucraina l’andamento dei prezzi delle materie prime, tra cui il riso, è diventato sicuramente più instabile. Già nel 2022, infatti, ci eravamo abituati a vedere variazioni di 5 €/q su base settimanale, ormai la consuetudine nell’ultimo anno. Nel caso italiano, inoltre, l’incidenza della siccità unita ad un investimento alla semina poco organizzato ed in calo generale hanno causato una volatilità ancor più estrema. Appare chiaro come risulti complesso per gli agricoltori organizzare gestione ed investimenti aziendali in un contesto così vario, capace di modificare le prospettive di guadagno in pochissimo tempo.
CROLLANO I RISI DA INTERNO, STABILI I LUNGHI B
Gli ultimi 12 mesi sono stati difficili in particolar modo per i risi legati maggiormente al mercato interno, gruppi Arborio e Carnaroli. Per tali comparti il calo da inizio a fine anno si aggira intorno al 50%. Nelle prime sedute del 2023 avevamo prezzi viziati dal calo produttivo dovuto alla siccità, questi divenuti difficili da assorbire al consumo, hanno causato un blocco nella domanda da cui è scaturito il crollo nelle quotazioni. Dopo la ripresa delle contrattazioni il calo è continuato a causa di un’investimento di superficie maggiore del solito per queste varietà, dimostrato in seguito dalla pubblicazione dei dati sul raccolto. Meno calati i gruppi Baldo e S. Andrea, a causa di un deficit produttivo importante nel 2023 dovuto ad uno scarso investimento.
Per i tondi, medi e lunghi A da parboiled andamenti simili, con variazioni più marcate per i primi a causa di uno squilibrio di disponibilità maggiore negli ultimi mesi della scorsa campagna. Si mantengono stabili tra i 40 e i 50 €/q per tutti i 12 mesi i lunghi B. Ciò in quanto l’effetto della siccità si era riscontrato meno a fine 2022, calmierato da una produzione non così deficitaria a causa delle scelte di semina precedenti e dall’incidenza del mercato internazionale. Proprio quest’ultimo, al contrario, negli ultimi tempi vede una carenza di risi indica, scaturito anche dal blocco alle esportazioni dell’India, come dimostrato dai prezzi record attuali proposti sull’ultimo numero di RisoNews. Tali circostanze hanno permesso oggi ai risi italiani tipo-indica di essere più richiesti e mantenere gli stessi livelli di prezzo di inizio anno, all’epoca deficitari. Autore: Ezio Bosso.
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