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Le precedenti ricerche di Mendel Friedman avevano dimostrato molti potenziali benefici che vengono dal consumo della crusca del riso nero. La crusca, come ricorda Gaianews, è la parte più esterna del chicco dei cereali, spesso considerata come un materiale di scarto e composta da fibra alimentare che favorisce la fisiologia intestinale. I precedenti esperimenti, condotti attraverso la coltura di cellule in vitro, mostravano come la crusca di riso nero sopprima il rilascio dell’istamina, un mediatore chimico che causa l’infiammazione dei tessuti: nel nuovo studio, gli scienziati hanno testato gli effetti della crusca di riso nero, avendone ricavato un estratto che hanno successivamente utilizzato per curare l’infiammazione della pelle di alcune cavie da laboratorio.
Quando hanno iniettato l’estratto nei topi, l’infiammazione si è ridotta del 32%, comparata con un gruppo di animali di controllo, e ha anche ridotto la produzione di certe sostanze conosciute come promotori dell’infiammazione. I ricercatori hanno sperimentato anche un estratto di crusca di riso non pigmentata, scoprendo sorprendentemente che essa non aveva gli effetti dell’altra. Inoltre, in un gruppo di topi alimentato con una dieta contenente il 10% di crusca di riso nero, i ricercatori hanno osservato la riduzione l’arrossamento tipico di alcune diffuse dermatiti da contatto, un comune tipo di irritazione della pelle.
Le scoperte “mostrano ulteriormente il potenziale valore del riso nero, e in particolare della sua crusca, come cibo anti-infiammatorio e anti-allergico, ed eventualmente come un possibile agente terapeutico per il trattamento e la prevenzione di malattie associate con infiammazione cronica”, conclude l’ACS. In Italia sono selezionate e commercializzate diverse varietà di riso nero, la più nota delle quali è il Venere. Nella foto grande, una visita ai campi dimostrativi della Sapise. (28.01.14)