Come si comportano i risicoltori di fronte alle nuove norme sulla condizionalità? Come sappiamo, il decreto che disciplina le riduzioni ed esclusioni per inadempienze dei beneficiari dei pagamenti diretti Pac e dei contributi dei programmi di sviluppo rurale è stato pubblicato (scarica il decreto sulla condizionalità) e introduce delle novità (leggi l’articolo), tuttavia gli operatori del nostro settore non paiono preoccupati. Cesare Fedeli, titolare dell’azienda agricola “Cascina Battivacco” di Milano, ci dice ad esempio che «alcune richieste sono sempre state ottemperate nella nostra azienda, prima che diventassero obblighi. Riguardo le restanti non ho avuto problemi nell’attuazione considerando il rispetto delle regole una delle mie priorità nelle scelte imprenditoriali». Anche Nino Chiò, che conduce l’ azienda agricola Battioli di San Pietro Mosezzo, nei pressi di Novara, sostiene: «Non abbiamo avuto difficoltà a rispettare le richieste dei criteri di condizionalità, essendo stati seguiti da Confagricoltura, che ci ha fornito un’ottima consulenza in merito, sommata ad una buona competenza maturata attraverso un’assidua presenza agli incontri di aggiornamento». Spostiamoci nel Veronese: Filippo Sussi, titolare dell’azienda agricola “Le Colombare” di Nogarole Rocca, si presenta tuttavia un po’ scettico riguardo alcuni punti, tra cui quello relativo ai criteri di messa in regola delle cisterne dei carburanti di volume compreso tra i 6000 l e i 9000 l: «L’attuazione delle norma richiede tempo e sforzi economici in ogni direzione, anche se nel mio caso non vi sono stati problemi per quel che riguarda la disposizione degli ambienti per lo stoccaggio di fertilizzanti e diserbanti, inoltre stiamo sempre molto attenti alle etichette dei prodotti per essere sicuri delle scelte e dei modi d’uso. L’unico vero problema è quello riguardante il decreto sulle cisterne, che, da un giorno all’altro, rende fuori norma un numero ingente di strutture di questo tipo, costringendo ad importanti investimenti per la messa in regola». Problema non di poco conto in quanto richiede un investimento molto oneroso per l’imprenditore in un tempo molto ristretto, facendo apparire la normativa poco coerente con la realtà aziendale odierna, almeno in Italia.
Riguardo l’argomento sanzioni abbiamo invece la testimonianza di Paolo Dellarole, presidente della Coldiretti interprovinciale Vercelli-Biella, che ci rassicura dicendo che «per il riso non vi sono state grosse problematiche su questo fronte in quanto la normativa si presenta abbastanza chiara nell’attuazione e le problematiche maggiori si sono riscontrate per lo più nelle aziende che comprendono anche l’allevamento, dove il numero di restrizioni è maggiore. Nonostante ciò ritengo che siano degli obblighi che siamo tenuti ad attuare essendo in linea con l’idea di buona gestione aziendale. Anche riguardo l’effettuazione dei controlli, parlandone con un tecnico di Coldiretti, il quale ha seguito queste pratiche, mi ha confermato che le prime indagini, effettuate nella zona tra Santhià e Cigliano su vari tipi di aziende, si sono dimostrate indiscutibili e conformi tra di loro. I verbali permettevano all’agricoltore di mettersi in regola, concedendo le tempistiche adatte alla correzione delle inadempienze». Autore: Ezio Bosso.