E’ rischio siccità anche per la provincia di Pavia, così come per un terzo della Lombardia e per la fascia est del Piemonte. Il ministero dell’Ambiente, infatti, ha chiesto con una nota del 21 maggio 2014 di sospendere la sperimentazione, attualmente in corso, per quanto riguarda la regolazione del lago Maggiore, da cui dipende l’irrigazione dei terreni agricoli nelle province di Varese, Milano, Lodi e Pavia, compresa la zona della Lomellina “dissetata” dai canali piemontesi. E’ l’allarme lanciato in queste ore dalla Coldiretti pavese.
Preoccupati sono tutti gli agricoltori, a partire dai risicoltori: Pavia infatti è la prima provincia in Europa per produzione di riso, con 80mila ettari coltivati. E nel quadrilatero compreso fra Pavia, Lodi, Milano e Vercelli si produce più del 90% del riso italiano. «Ma l’acqua serve a mantenere tutta l’agricoltura di pregio della nostra provincia, compresa quella maidicola – sottolinea Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia – Un’agricoltura che non è soltanto una parte importante dell’economia del nostro territorio, ma che serve anche per mantenere intatto l’ecosistema».
Ma dopo la nota del ministero l’agricoltura pavese rischia di rimanere a secco. «La scelta di tenere a un metro l’altezza del lago sopra lo zero idrometrico aumenta in modo esponenziale il rischio siccità, perché ridurrebbe sensibilmente la quantità di acqua destinata all’irrigazione con disastrosi risultati sulle coltivazioni agricole durante la stagione di massimo lavoro sui campi – spiega Alessandro Ubiali, presidente della Coldiretti di Milano Lodi e Monza – migliaia di ettari di terreni a mais, riso e soia rischiano di restare a secco». «Già in passato la zona terminale del reticolo dei navigli è andata in crisi durante i mesi estivi – sottolinea Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Pavia – e soltanto negli ultimi due anni questa situazione non si è verificata, grazie a un’ottima gestione del rilascio dell’acqua dal lago Maggiore».
“Negli ultimi anni – spiega ancora Ubiali – il livello del lago Maggiore è sempre stato tenuto in via sperimentale fra il metro e 20 centimetri e il metro e mezzo sopra lo zero idrometrico, proprio per garantire sia l’apporto di acqua alla rete irrigua a valle che la navigabilità, senza alcun tipo di problema né per i residenti delle zone attorno a lago né per i vicini svizzeri che hanno una parte di competenza sul bacino. Se, per questioni burocratiche, si dovesse scendere sotto queste soglie, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità dei danni alle aziende agricole e alle loro produzioni». La prossima settimana il Consorzio del Ticino, da cui dipende la regolazione del lago, avrà un incontro urgente con i rappresentanti del ministero dell’Ambiente a Roma per spiegare la situazione nel dettaglio.(23.05.14)