"La siccit di estrema attualit . La fase di fenomeni estremi che ha caratterizzato lo scorso anno e in particolare l’inverno molto secco e tiepido sono state fonti di grandissima preoccupazione. Il livello di guardia mediatico sul problema si alzato moltissimo e esperti di ogni parte del mondo concordano nella dimostrazione scientifica di un profondo cambiamento del clima e non di una casualit di eventi. All’agricoltura in particolare viene contestato un eccessivo utilizzo della risorsa idrica e la risaia diventata l’emblema dello sperpero. Esiste una forte corrente di pensiero che chiede di trasformare il sistema irriguo tradizionale ed in particolare di passare alla coltivazione del riso in asciutta. A questo proposito occorre stabilire di che cosa si tratta: di una coltivazione tradizionale seminata a secco e successivamente sommersa oppure di una vera coltivazione in asciutta analoga per esempio al mais che riceve delle irrigazioni per scorrimento a turni prestabiliti? La prima pratica, parecchio in uso gi oggi in alcune zone risicole lombarde, ha evidenziato una maggiore sofferenza della coltivazione, mostrando un altro aspetto quasi paradossale della siccit . Per quanto riguarda la seconda ipotesi, se vero che il riso in asciutta (o meglio ad irrigazione turnata) richiede meno volumi d’acqua per ogni singola bagnatura altrettanto vero che le irrigazioni, effettuate su un terreno asciutto, non consentono alla falda sotterranea di costituire una sufficiente riserva, al contrario di quello che succede nelle zone tradizionalmente sommerse, in cui la falda si rimpingua nella prima fase di sommersione e successivamente con una minor quantit di acqua si mantiene il sistema a regime. Sulla possibilit di convertire completamente la coltivazione risicola alla pratica irrigua dello scorrimento esistono dubbi ancora pi consistenti. Sia agronomici che di gestione della tecnica irrigua. La rete irrigua che stata creata nei secoli per la sommersione lenta e costante di tutto il territorio, non adatta a consentire operazioni di scorrimento per definizione veloci e con grandi masse d’acqua. Per azzardare una metafora sarebbe come ipotizzare di far correre una Ferrari su una pista da moto cross. A questo punto occorre per stabilire delle priorit partendo da riflessioni in primo luogo degli agricoltori e delle associazioni di irrigazione. La collaborazione tra i diversi attori dell’irrigazione , dalla gestione dei principali canali sino alle piccole unit territoriali in alcuni casi non abituate a far i conti con una risorsa da sempre ritenuta inesauribile deve essere completa. L’attenzione degli organi competenti deve essere continuamente sollecitata; gli interventi di adeguamento della rete e di nuove opere devono trovare adeguati finanziamenti in tempi brevi. A riguardo degli invasi, che in questa congiuntura politica trovano molti oppositori, va detto che rappresenterebbero certamente un ottimo modo per trattenere l’acqua nelle zone di montagna, ma la loro realizzazione trova opposizione in sede locale. E’ compito della politica assumere il bene comune come prioritario. Sulla possibilit , come indicato nel piano di tutela delle acque della Regione Piemonte, di costituire delle opere a minor impatto ambientale come i bacini in bassa quota o in pianura, opportuno ribadire i compiti che gi oggi il comprensorio risicolo svolge. Ma la risaia che cos’ se non come un grande bacino di trattenimento delle acque? L’enorme massa d’acqua che viene convogliata su un territorio cos vasto sarebbe dispersa in brevissimo tempo per via mare. Si pu affermare che la sommersione per gravit effettuata nelle nostre aree sia un modello ineguagliabile di efficienza che differisce da ci che avviene nella restante parte della Pianura Padana, dove le tecniche irrigue non prevedono la formazione di riserve e di conseguenza determinano la vulnerabilit delle reti irrigue sottese alla discontinuit dei prelievi stessi. Rivendicare questo ruolo non ha il fine di iniziare una polemica n con gli Organi di governo n con i produttori agricoli diversi dal riso ma serve a ribadire che il sistema risaia svolge un ruolo utile a se stesso e anche per il territorio. Inoltre queste considerazioni non devono essere lette come un rifiuto rispetto a modelli che vengono indicati come idonei per il risparmio di risorse idriche, ma servono da riflessione per tutto ci che pu rappresentare l’evoluzione del nostro sistema. La sperimentazione delle variet a grande resistenza alla siccit rappresenta un altro indispensabile componente dell’ evoluzione della risicoltura; la ricerca scientifica deve procedere speditamente e su questo aspetto necessaria la massima collaborazione tra produttori, Ente Nazionale Risi, CRA Sezione sperimentale di Vercelli e la filiera del seme, dai selezionatori privati ai produttori sementieri. Solo l’insieme di tutti questi fattori potr mettere al riparo da altri probabili fenomeni siccitosi. Se anche le precipitazioni nel corso d’anno dovessero far rientrare l’emergenza comunque suonato il campanello d’allarme ed necessario avviare un piano strategico da parte del settore risicolo e degli organi di governo che respinga le criminalizzazioni, si faccia forte delle prerogative positive del proprio sistema e sappia creare le condizioni per il mantenimento della coltivazione del riso nella Pianura Padana".
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