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RILEGGIAMO VASSALLI, CHE DIFESE IL RISO DALL’EUROPA

da | 29 Lug 2015 | Il Personaggio, NEWS

VASSALLISorpresa e cordoglio. La scomparsa di Sebastiano Vassalli a 73 anni ha lasciato un pubblico spaesato. Lo scrittore della Chimera, il grande romanzo storico della risaia, era stato candidato al Nobel, poco prima di ricevere il Premio Campiello alla carriera. E’ stato stroncato da una malattia improvvisa, dopo una vita discreta e artisticamente feconda, trascorsa a Pisnengo e San Pietro Mosezzo, in quelle cascine che il romanzo vincitore del Premio Strega aveva fatto rivivere. L’autore amava senza clamori il nostro mondo, come testimoniano alcune sue opinioni riprese da Risoitaliano.eu e prima ancora da Risoitaliano.org, il sito che ci ha preceduti. Tra l’altro, segnaliamo una dura presa di posizione contro il rischio che scompaia la risicoltura italiana per effetto delle importazioni dalla Cambogia, datata agosto 2014 (http://www.risoitaliano.eu/europa-fai-qualcosa/).

Giova ricordare che Vassalli non ha scritto solo la Chimera (1990) e quello non è l’unico libro ambientato nella risaia – “Terre selvagge” si sviluppa a Cameriano – ma è sicuramente il più noto e crediamo che il modo per salutare quest’artista, le cui esequie si celebrano oggi a Novara, sia di rileggerne insieme alcune pagine, quelle che raccontano di Antonia, la strega di Zardino: «Sul finire di quello stesso inverno, nel villaggio di Zardino  incominciarono anche a manifestarsi alcuni fatti prodigiosi, o strani, o semplicemente curiosi, che però tutti denotavano3 in modo inequivocabile – così, almeno, dissero le persone esperte – l’esistenza in paese di una strega. Animali che improvvisamente s’ammalavano di mali misteriosi, e stramazzavano a terra; bambine e donne che dalla sera alla mattina si ritrovavano senza più voce; segni indecifrabili che apparivano tracciati nella neve in alcuni punti dove questa s’era conservata intatta, senza impronte umane e senza tracce d’animali attorno: lettere dell’alfabeto scritte rovesciate, messe lì a formare parole misteriose, per chissà quale scopo… Queste cose, ed altre ancora di cui poi si fece cenno nel corso del processo, vennero subito collegate dalle comari con il gran parlare che s’era fatto nelle stalle, in quell’inverno appena trascorso, degli artifici diabolici e stregheschi con cui Antonia accalappiava i suoi morosi; e non furono soltanto le comari a preoccuparsene, ma anche i loro uomini. Si domandarono, in molti: «Come abbiamo potuto non pensarci prima? Avevamo una strega tra di noi, e nemmeno ce ne accorgevamo! » Le parole, gli atti e tutti i movimenti di Antonia cominciarono ad essere seguiti con grandissima attenzione, e interpretati alla luce di ciò che succedeva in seguito, per esempio: Antonia entrava per fare qualcosa cosa in una casa e poi nei giorni successivi in quella stessa casa s’ammalava un bambino, oppure improvvisamente moriva il cane, o un vitello nasceva deforme; ecco il vero motivo – si diceva – per cui lei era stata lì! Le concatenazioni dei fatti, le coincidenze si sprecavano: Antonia salutava una ragazza e il giorno dopo quella cascava dal fienile; Antonia passava per una certa strada, e vi si trovavano dei pezzettini di legno sparsi in un certo modo, dei segni a terra, a dir poco misteriosi… E non basta. Se lei guardava per aria poi pioveva, o addirittura nevicava; se guardava per terra s’asciugava il pozzo, o sprofondava la cantina; se indicava un punto verso l’orizzonte si poteva stare certi che laggiù, o comunque in quella direzione, prima o poi sarebbe scoppiato un incendio, o la fiera bestia4 avrebbe aggredito un contadino; se sospirava, erano dolori per tutti! Attorno a Antonia si fece il vuoto: per le strade, nei cortili, ovunque lei andasse la gente scappava, trascinando anche gli animali, se faceva in tempo a portarli con sé; se lei chiamava un’amica, o una comare che era in casa, da dentro casa si sbarravano le finestre, le porte, ogni pertugio, per non farla entrare e per non far entrare nemmeno la sua voce! Chi la incontrava per strada all’improvviso, se non poteva più scappare né tornare indietro, si faceva il segno della croce e passava in fretta, girando il viso da un’altra parte: e chissà Antonia come reagiva, se reagiva, a quell’improvvisa follia dei suoi compaesani! Chissà quali pensieri le passavano per la mente, vedendosi trattare così da tutti, anche da persone che in passato aveva considerato amiche! Nessun processo per maleficio, che si sappia, s’occupò mai dei sentimenti della strega; che, anzi, veniva sempre considerata lietissima del gran male fatto o da farsi: la felicità in persona! Tanto più lieta, quanto più tutti la trattavano male; perché quello era il segno certo e inconfondibile che i suoi malefici attecchivano. (Ma se anche avesse sofferto, tanto meglio! «Prima schiatta e meglio è», ragionava la gente)» (Tratto da La Chimera, 1990). (28.07.2015)

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