Ridare prospettive al settore riso attraverso uno stop immediato ad ulteriori concessioni tariffarie sul riso; l’applicazione della clausola di salvaguardianei confronti dei Paesi meno avanzati, l’approvazione con urgenza di norme che rendano chiaramente riconoscibile l’origine del riso confezionato, oltre al varo di un programma, adeguatamente finanziato, per la promozione del riso italiano. Se ne è parlato in una conferenza stampa indetta da Confagricoltura e Cia (Agrinsieme) nonché Confcooperative, giovedì 16 febbraio, nella Sala del consorzio irriguo Est Sesia, a Novara: insieme alle associazioni, ai consorzi e alle cooperative, i due sindacati hanno denunciato il gravissimo stato di crisi del settore. L’incontro è stato aperto da Paola Battioli, Presidente di Confagricoltura Novara e Vco: ha ribadito che nulla è cambiato dalla situazione denunciata già tre anni fa, quando l’incremento delle importazioni dai paesi Pma aveva generato uno squilibrio dei prezzi, penalizzando fortemente le produzioni italiane. Da allora la pesante crisi di mercato non si è arrestata, neppure per il riso, che con la sua valenza economica e sociale, è simbolo di un intero territorio. Basti pensare che le sole importazione da paesi Pma sono aumentate, rispetto al 2009, del 4440% per il riso lavorato e del 5.650 % per il risone, contribuendo in maniera determinante all’aumento, nello stesso periodo, delle importazioni totali di riso in Comunità, arrivate nel 2016 alla cifra record di 1,4 milioni di tonnellate, pari al 65% in più rispetto alla campagna 2008/2009. Un’analisi più di dettaglio sulla situazione di mercato evidenzia un altro dato preoccupante: anche l’importazione di riso lavorato in piccole confezioni è aumentato in modo esponenziale, ben il 45% in più dal 2013 al 2016.
A questa iniziativa hanno aderito le associazioni di prodotto, i consorzi e le cooperative, come il Consorzio vendita risone di Vercelli, l’Associazione risicoltori Piemontesi di Vercelli, Cooperativa San Gaudenzio di Novara, Consorzio interregionale risicoltori di Novara, Servizio vendita risone di Mortara e Consorzio Vendita risone da risotto di Milano e Pavia. Assistite da Confcooperative Piemonte, stanno valutando tutte le possibili contromisure in grado di favorire un ritorno alle semine di riso indica, passo indispensabile per un riequilibrio di mercato che consenta il ritorno a quotazioni “normali” anche per il riso japonica. Denunciano inoltre il gravissimo stato di crisi del settore che mette a repentaglio la sopravvivenza stessa di molte aziende. Questa pesantissima situazione, come noto, si è determinata principalmente in conseguenza della decisione dell’Unione Europea di liberalizzare dal 2009 l’importazione di riso dai paesi meno avanzati (Pma). La crisi del settore è certificata in modo chiaro dalla stessa Commissione Europea che ha preventivato per la campagna in corso rimanenze finali (ovvero il riso non collocato sul mercato) pari a 585.000 tonnellate, circa un terzo dell’intera produzione comunitaria. Anche in questo caso un altro record negativo, considerato che le misure di intervento sono sostanzialmente inefficaci. Questo stato di cose ha portato gli agricoltori a diminuire del 40% la superficie a riso Indica, maggiormente colpito dalla concorrenza del prodotto di importazione dai Pma, e ad aumentare nel contempo del 14% la superficie a riso japonica, creando in tal modo i presupposti per lo squilibrio di mercato di tutte le due tipologie di prodotto con il conseguente crollo delle quotazioni dei risoni delle ultime settimane. Il calo delle superfici a riso indica è stato determinato dalla scelta del nostro paese di non aumentare il pagamento “accoppiato” previsto dalla politica agricola comune, per gli ettari coltivati,appunto, a riso indica; una misura che avrebbe potuto incentivare maggiormente le semine di queste varietà di riso.
Dopo Battioli, è intervenuto Giovanni Daghetta, Presidente di Cia Lombardia, che ha rimarcato la necessità di sensibilizzare la Comunità Europea affinché proceda con l’applicazione della clausola di salvaguardia o, in alternativa, applicando condizioni che, perlomeno, limitino le importazioni di riso da paesi terzi per permettere il rilancio di questo settore. Tommaso Mario Abrate, Presidente di Confcooperative Piemonte, ha proseguito poi la discussione, mettendo in luce la necessità di una tracciabilità certa del prodotto estero, che quindi deve essere trattato alla stregua di quello italiano, nonché di un riconoscimento, in termini di etichettatura, per il riso nazionale, simbolo di qualità e sicurezza alimentare. Inoltre, ha anticipato la disponibilità del vice ministro all’agricoltura Andrea Olivero a partecipare ad un incontro che si terrà a livello locale per dar seguito alla necessità di un tavolo di confronto che coinvolga tutta la filiera. «Le istituzioni sono interessate ad avere il riso italiano?», è la domanda posta da Battioli, che esorta la politica comunitaria e nazionale a prestare attenzione alla situazione che si sta delineando. Giuseppe Ferraris, Presidente della sezione riso presso il Copa-Cogeca di Bruxelles, ha quindi dichiarato l’apertura di un tavolo di discussione comunitario, che prenderà presto avvio, a cui parteciperanno tutti i rappresentanti della filiera risicola europea, gravemente preoccupati per il futuro alquanto incerto. La voce comune delle associazioni agricole, delle cooperative e di tutti gli attori della filiera, ritiene quindi necessario ridare una prospettiva di sviluppo al settore risicolo attraverso uno stop immediato ad ulteriori concessioni tariffarie sul riso e all’applicazione della clausola di salvaguardia prevista dalle regole comunitarie. Parallelamente è opportuno dare il via ad una forte azione volta a valorizzare la tracciabilità del riso e la promozione di un prodotto principe dell’agricoltura e della gastronomia italiana.