L’Accademia di Agricoltura di Torino, con la collaborazione di UNASA, DISAFA e ANBI PIEMONTE ha organizzato il 22 Aprile, un incontro di studio nell’ambito del G7 Clima, energia ed ambiente, dal quale sono emersi alcuni spunti interessanti per la risicoltura. Primo tra tutti, quello segnalato da Vittorio Viora di Bastide, Presidente di ANBI Piemonte e Vicepresidente dell’Accademia, il quale ha parlato di “Irrigazione e i cambiamenti climatici: quali strategie per l’agricoltura di domani”. La Regione Piemonte – ha detto – è orientata ad accorpare la miriade dei piccoli Consorzi Irrigui in un numero inferiore, uno per ogni ambito dipendente dalla stessa fonte di alimentazione idrica, con lo scopo di razionalizzare i costi di gestione. (Vuoi approfondire le notizie tecniche?)
CONSORZI DI BONIFICA O CONSORZI IRRIGUI?
La Regione vorrebbe anche trasformare i Consorzi di Irrigazione in Consorzi di Bonifica. Visto che attualmente i canali di irrigazione svolgono il compito di portare l’acqua ai campi, e di allontanare le acque piovane, che cadono anche sugli abitati, il tutto oggi a carico degli agricoltori, la trasformazione in Bonifica permetterebbe ai Consorzi di richiedere un contributo anche ai cittadini. Posto che si riesca ad inserire una nuova tassa da loro mai conosciuta, vi sarebbe comunque il fatto che i consorzi di bonifica, a differenza di quelli irrigui che sono gestiti in forma privata, sono di carattere pubblico. Qui vi sono conseguenti pesanti carichi di burocrazia. E’ un esempio il canale Cavour, che nel novembre 2019 subì un pesante danno nel ponte-canale sul torrente Cervo.
L’ESEMPIO DEL CANALE CAVOUR TRA PUBBLICO E PRIVATO
La lunga trascuratezza subita dall’alveo aveva permesso di intasare quattro delle sette campate, per cui le altre tre, investite da una piena, si mossero, per fortuna senza crollare. La riparazione spetta alla Regione, che con le regole del pubblico non sarebbe stata però in grado di eseguirla entro la primavera, pertanto ha incaricato del lavoro la Coutenza del canale Cavour, di Est e Ovest Sesia. La riparazione fu fatta entro l’inizio della successiva campagna di irrigazione, al costo di 7 milioni, che la Coutenza erogò tramite un prestito in banca. Ad oggi la Regione non ha ancora risarcito completamente la Coutenza. Per la gestione dei canali quindi i Consorzi privati sarebbero preferibili, per la velocità non raggiungibile dalla burocrazia pubblica.
SERVONO GLI INVASI!
La siccità del 2022 ha messo in evidenza il pericolo di carenze d’acqua: dato che in Italia l’acqua piovana che cade ogni anno viene trattenuta ed accumulata solo per l’undici per cento, l’unica soluzione sarebbe di costruire altri invasi. Nella prima metà del ‘900 se ne costruirono molti. Tuttavia, dopo il disastro del Vajont si cessò l’attività. Oggi ce ne sarebbe la necessità, ma probabilmente sarebbe difficile convincere le persone ad accettarli.
Sarebbe almeno utile svuotare gli invasi esistenti dai detriti che si sono accumulati nel tempo, per riportare la capienza alle origini. Neanche questo viene fatto. La portata “ecologica” dei prelievi dai fiumi per l’irrigazione che verrà calcolata dal 2025, se non ridotta, favorirà la biodiversità delle specie che vivono nell’alveo dei fiumi, e diluirà gli inquinamenti scaricati dai depuratori. Tuttavia, questo non eliminerà quella nei canali irrigui, oltre che abbattere, o addirittura eliminare la produttività del riso e delle altre coltivazioni. L’articolo completo lo puoi scaricare qui. Autore: Giuseppe Sarasso, Accademia di agricoltura di Torino.
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