“Rice to love” è un documentario che nasce nasce da un’idea e con il contributo di Coldiretti Piemonte ed è realizzato dal giornalista e regista Stefano Rogliatti con lo scopo di raccontare, attraverso le testimonianze dei protagonisti, il mondo della risicoltura in Birmania, dove il riso è il comune denominatore che gioca un ruolo fondamentale sia come risorsa alimentare sia come merce di scambio. In Italia, nell’ultimo anno, da Birmania e Cambogia sono arrivati 22,5 milioni di chili di riso nonostante l’Italia sia, in Europa, il primo produttore con 1,50 milioni di tonnellate pari a circa il 50% dell’intera produzione continentale. Si tratta, però, di un riso che proviene da soprusi, violenze e sofferenze generate da interessi politici ed economici delle multinazionali: da qui il desiderio di indagare e scoprire cosa stia avvenendo veramente in Birmania. (Vedi l’anteprima)
«Ho sposato l’idea di Coldiretti Piemonte ed il mio viaggio, nello scorso mese di luglio, è partito, grazie al supporto della Moses Onlus di Bologna, dall’est della Birmania – racconta Stefano Rogliatti – nel IDP camp (Internally Displaced People Camp) dove trovano rifugio i profughi del popolo Karen che da anni sta combattendo la propria guerra per l’indipendenza. Nella ex capitale Yangoon ho incontrato Matt Walton direttore del programma in Modern Burmese Studies al St Antony’s College dell’università di Oxford che mi ha parlato della situazione politica in Myanmar. Ultima tappa la città di Sittwe, nello stato del Rakhine: qui sono arrivato al confine con il Bangladesh, zona di estese coltivazioni di riso. Purtroppo, in Birmania non esiste nessuna democrazia e l’esercito birmano ha distrutto interi villaggi appropriandosi dei terreni e lasciando la popolazione in estrema povertà e difficoltà poiché la loro unica fonte di sostentamento è proprio il riso».
«La risicoltura italiana sta vivendo un momento di grande crisi a causa delle importazioni a dazio zero dall’est asiatico ed il Piemonte, che è la regione italiana che ha i numeri maggiori a livello produttivo con 8 milioni di quintali di produzione, 117 mila ettari e quasi 1900 aziende, sta vivendo una situazione ormai insostenibile – commentano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Per questo è ora di denunciare concretamente cosa sta succedendo nei paesi dai quali proviene questo riso e il nostro documentario non si fermerà solo tra i confini nazionali, ma verrà inviato alla Commissione europea a Bruxelles proprio perché l’Unione Europea deve rendersi conto della situazione e smettere di favorire, con le importazioni, la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale. Tramite, anche, questo documento importantissimo continueremo le nostre battaglie per la difesa dell’economia dei nostri territori e delle nostre imprese del comparto risicolo».