Listini totalmente invariati anche in Lombardia, allineandosi a quanto registrato in Piemonte (LEGGI). Tuttavia, nelle recenti contrattazioni si intravedono segnali di rinnovato interesse da parte della domanda per alcuni comparti, con prime indicazioni di possibili rialzi. Parallelamente, i ritiri di risone sono scesi sotto la soglia delle 30.000 tonnellate nell’ultima rilevazione dell’Ente Risi (VEDI).
Queste due variazioni negli andamenti rispetto al recente passato potrebbero essere collegate tra loro. L’attenuazione dei flussi di risone dai magazzini dei produttori verso le riserie suggerisce che le scorte già acquistate ma ancora da ritirare si stanno assottigliando. Se questo presupposto si confermasse, la conseguenza più probabile sarebbe un progresso nella crescita dell’interesse all’acquisto da parte dei trasformatori, con possibili mercati rialzisti nel prossimo futuro. Certo per il momento siamo agli albori di questo possibile sviluppo. Il volume dei trasferimenti settimanali – pari a 28.730 tonnellate – resta vicino alla media di riferimento di 30.000 tonnellate, mentre gli operatori descrivono un interesse della domanda ancora selettivo e limitato a pochi segmenti.
TENDENZA ALL’APPREZZAMENTO PER I TONDI
In particolare i risi con domanda in crescita risultano essere i tondi. Per Omega gli operatori riferiscono la possibilità sempre più concreta di ottenere remunerazioni maggiori dei 45 €/q lordi oggi proposti come valutazione ufficiale. Questa indiscrezione era iniziata a circolare nelle sedute piemontesi e sembra essersi concretizzata quasi del tutto venerdì a Mortara. Anche per Araldo il mercato appare più solido, con il prezzo di 50 €/q lordi che non mostra più segnali di cedimento. Per i risi destinati a nicchie di mercato specifiche, come il settore della cucina orientale e la soffiatura, si confermano i 65 €/q lordi per Selenio, mentre per il gruppo Centauro, Sinfonia, Fortunato, CL 18 e Cerere si torna a discutere sulla base di una remunerazione pari a 60 €/q lordi.
L’attuale dinamica sui risi tondi è riconducibile a giacenze sensibilmente inferiori rispetto agli ultimi due anni. A titolo di confronto, tre anni fa, alla fine di febbraio, la disponibilità di riso tondo nei magazzini era inferiore a quella odierna, ma con listini decisamente più elevati: il 25 febbraio 2022 Selenio veniva quotato 80 €/q lordi, in linea con il Carnaroli Classico, mentre gli altri risi tondi si attestavano sui 65 €/q lordi, superando il valore di quasi tutti gli altri comparti, ad eccezione del Vialone Nano.
MERCATO INVARIATO PER LUNGHI B, MEDI E LUNGHI A
Nel segmento dei lunghi B, non si segnalano variazioni nei prezzi, con il mercato che procede senza scossoni a 50 €/q lordi. Le importazioni restano elevate, superiori del 30% rispetto alla scorsa campagna, ma il surplus è stato generato principalmente nei mesi di ottobre e novembre, con un differenziale che oggi si attesta sulle 17.900 tonnellate. Le giacenze sono in linea con la consuetudine.
I comparti con prospettive meno rosee per i produttori continuano ad essere i medi ed i lunghi A da parboiled. Per questi risi la diponibilità trasferibile rimane decisamente in eccesso rispetto al solito. Questo porta fisiologicamente i risicoltori ad offrire maggiormente i risoni di questi comparti. Per tale motivo le riserie non necessitano di incrementare la domanda. Al contrario, cercano di mantenerla minima in modo da erodere qualche € allo scambio quando viene offerta la merce, nonostante le quotazione siano già al limite della remuneratività. Sul mercato interno, la disponibilità di prodotto è limitata, ma il lento assorbimento delle scorte acquistate nei mesi scorsi, lamentato dai trasformatori, frena nuove richieste d’acquisto. In questo caso però l’offerta, non disponendo di molto risone vendibile, riesce ad evitare maggiormente forzature allo scambio. Si confermano così i prezzi ufficiali anche nel pratico, sebbene gli affari conclusi siano minimi. Autore: Ezio Bosso
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