Esiste anche una chimica di precisione. E’ quella che utilizza le tecnologie più avanzate per realizzare un vecchio adagio: salvare capra e cavoli, cioè contrastare le resistenze senza pregiudicare la sostenibilità. Una volta pareva impossibile ma BASF ci sta riuscendo con la tecnologia Clearfield®. I risicoltori che si affidano ai risi CL e al Beyond Plus ricevono precise linee guida e un supporto costante per ottenere la massima resa dal raccolto, prevenendo, appunto, lo sviluppo di infestanti resistenti. Queste linee guida sono il risultato di un lungo lavoro e, grazie ai test per la definizione delle Buone Pratiche Agricole, vengono implementate e migliorate, anche grazie all’impegno delle professionalità coinvolte nel Farm Network.
Come nascono le resistenze
In campo, sono essenzialmente due i processi che possono causare lo sviluppo della resistenza ad una molecola erbicida da parte di un’infestante:
- il ripetuto impiego di erbicidi dotati del medesimo meccanismo d’azione favorisce la diffusione di eventuali erbe naturalmente mutate e già tolleranti all’erbicida stesso. Ad esempio, nelle risaie italiane, le principali infestanti, riconosciute come resistenti agli erbicidi della classe ALS, sono i giavoni, Echinocloa spp, ed i cucchiai, Alisma spp. Si stanno, inoltre, diffondendo anche alcune ciperacee resistenti, come Cyperus difformis e Schoenoplectus mucronatus;
- l’incrocio tra due varietà della stessa specie, ad esempio un riso Clearfield® e un riso crodo, può trasferire il gene della resistenza alla pianta che ne era priva.
Nel primo caso, il fenomeno si contiene cercando di alternare i principi attivi erbicidi disponibili sul mercato. Nel secondo, la strategia è quella di impedire l’incrocio, facendo in modo di evitare la contemporanea fioritura tra riso crodo e varietà di riso Clearfield® e/o impedendo che semi Clearfield® rimasti in campo dalla coltivazione precedente possano rinascere in un campo dove non venga applicato Imazamox.
Le regole funzionano
Il controllo delle resistenze risiede, prima di tutto, nella responsabilità dell’utilizzatore. Chi utilizza la tecnologia Clearfield® deve seguire le regole auree indicate nelle Linee guida, che comprendono obblighi e raccomandazioni. «Nelle risaie in cui il protocollo Clearfield è stato seguito nella sua totalità– testimonia Carlotta Caresana, responsabile del Servizio di Assistenza tecnica dell’Ente Nazionale Risi – è molto difficile riscontrare crodo resistente all’imazamox». Quanto ai giavoni resistenti, sottolinea, «le strategie di lotta passano attraverso la diversificazione della gestione delle coltivazioni, il che non significa soltanto ricorrere a diversi meccanismi d’azione, ma anche, ove possibile, ad una rotazione di tipologie di semina, in modo da poter utilizzare prodotti con meccanismo d’azione che si discosta dai diffusi ALS inibitori ed ACCase inibitori».
Farm Network nel Vercellese
Nell’ambito del progetto Farm Network ed, in particolare – presso Tenuta Darola (Trino Vercellese) cui è dedicato il video che riproduciamo al termine dell’articolo -, BASF sta studiando il metodo migliore per valutare l’impatto della successione tra una varietà Clearfield® e altre tecnologie. Farm Network è una rete che, dice la società tedesca, «offre soluzioni pratiche per aiutare l’imprenditoria agricola ad andare incontro al futuro. I progetti e le soluzioni che applichiamo in risaia sono finalizzati contemporaneamente a protezione del raccolto, produzione di qualità e tutela dell’ambiente: questi sono gli obiettivi che ci diamo nei test con agrofarmaci e sistemi innovativi, come nella messa a punto di soluzioni funzionali e di misure indirizzate alla gestione delle risorse azotate». Un lavoro che si sta concentrando anche sulle resistenze alla tecnologia Clearfield®.
Fronteggiare le resistenze
«Immaginiamo un campo coltivato con riso Clearfield® – ci spiega Claudio Pivi, Crop & Portafoglio Manager di BASF -. Durante la raccolta, anche in assenza di eventi naturali violenti, come la grandine, una certa quota di chicchi maturi si disperderanno nel terreno. Se consideriamo una risaia con una media produttiva di 60 ql/ha, è sufficiente che il 3% del raccolto cada a terra, per ritrovarsi con 180 kg di semi lasciati su ogni ettaro di terreno. In pratica, una quantità di chicchi sufficiente per una discreta semina! Ovviamente, non tutto il seme caduto accidentalmente nel terreno è destinato a nascere, l’anno successivo. Soltanto attraverso rigorosi test di rilevazione delle nascite e successiva analisi statistica si può valutare l’effettiva presenza di piante Clearfield nel campo e adottare le necessarie contromisure. Ad esempio, scegliendo pratiche agronomiche adeguate per ridurre i rischio di incroci spontanei tra varietà. Perché questi eventuali fenomeni, oltre ad essere fonte di inquinamento varietale, con conseguente riduzione della qualità del raccolto, possono aumentare il rischio di trasferimento del tratto genetico “resistenza all’erbicida Imazamox” tipico di Clearfield®». Anche facendo tesoro di queste esperienze di campo, Farm Network mette a fuoco la strategia di prevenzione e gestione delle resistenze. Per aumentare il profilo della sostenibilità del sistema Clearfield e mantenerne l’efficacia, nel tempo. In attesa di nuove tecnologie, che permettano anche il controllo del riso “spontaneo” grazie all’alternanza di diversi meccanismi d’azione.