Lo scorso 25 luglio è stato pubblicato dall’EFSA (European Food Safety Authority) il Rapporto sui residui di prodotti fitosanitari (SCARICA Authority-2018-EFSA_Journal) negli alimenti relativo al 2016 nei Paesi dell’Unione Europea (LEGGI http://www.efsa.europa.eu/en/press/news/180725 ). Il rapporto si presenta di notevole interesse anche perché, se da un lato sembra confermare gli elevati standard di sicurezza e di controllo delle filiere agroalimentari europee, dall’altro contiene dati che potrebbero smentire o perlomeno mettere in discussione alcune “vulgate” e luoghi comuni pure diffusi sull’argomento.
Dai dati forniti dall’ EFSA emerge una situazione sostanzialmente rassicurante circa i rinvenimenti di residui di prodotti fitosanitari nei prodotti agroalimentari: a livello aggregato il 96,2% dei circa 85 mila campioni analizzati per ricercare eventuali contaminazioni da parte di 791 sostanze attive è risultato conforme ai limiti di legge e solo il 3,8% li superava. Sempre a livello di media comunitaria il 50,7% dei campioni analizzati è risultato privo di qualsiasi residuo. Circa due terzi dei campioni di prodotti alimentari analizzati nel 2016 provenivano da Paesi UE o dell’area SEE (Spazio Economico Europeo, comprendente Islanda, Liechtenstein e Norvegia) , il 26,4% proveniva da Paesi Terzi, mentre per il restante 6,6% l’origine non è nota.
Da rilevare con particolare interesse che mentre la percentuale di campioni di prodotti alimentari di provenienza UE non conformi è risultata del 2,4%, i residui di prodotti fitosanitari sono risultati superiori ai limiti di legge nel 7% dei campioni provenienti da Paesi extra UE (quindi con un rapporto prossimo a 1:3).
Il Rapporto, la cui versione testuale è disponibile solo in lingua inglese, è integrato da un interessante database su supporto grafico che fornisce elaborazioni anche in italiano (https://www.efsa.europa.eu/en/interactive_pages/Pesticides_report_2016?lang=it ) e che consente di scorporare i dati per singolo Stato membro, per gruppo di prodotti alimentari o per singolo prodotto.
Si scopre così che in Italia la percentuale di campioni conformi alla normativa è leggermente superiore alla media comunitaria (98,1% contro 96,2%, con conseguente riduzione all’1,9% dei campioni “fuorilegge”), mentre è nettamente superiore la percentuale di prodotti esenti da residui (64,8% contro 50,7%). Ugualmente interessante rilevare come per altri Paesi europei caratterizzati da notevoli flussi commerciali con Paesi extra UE la situazione cambi significativamente. Ad esempio nel caso dell’ Olanda, Paese in cui meno del 20% dei campioni analizzati è di provenienza nazionale e quasi il 62% è importato da Paesi extra UE, la percentuale di prodotti alimentari contenenti residui superiori ai limiti di legge sale al 7,5%.
Pure interessante osservare i dati relativi ai prodotti per la prima infanzia (la filiera baby-food del riso italiano è al centro di un progetto di ricerca nell’ambito della Mis. 16.2.01 del PSR Lombardia), che si caratterizzano per una elevata sicurezza: i campioni conformi sono il 98,1% e quelli assolutamente privi di residui l’89,8%. Un dato qualitativo per certi versi persino superiore a quello dei prodotti derivanti da agricoltura biologica, in cui i campioni privi di residui sono l’83,1% e quelli con residui superiori ai limiti di legge sono l’1,3%.
Analizzando il dettaglio dei prodotti fitosanitari ricercati spicca il capitolo dedicato al Glifosate, che è stato comprensibilmente monitorato con particolare attenzione, con un significativo aumento della numerosità dei rilievi. In totale il 96,4% dei campioni esaminati è risultato assolutamente privo di residui di Glifosate (tra questi tutti i campioni di riso, che è risultato totalmente esente da residui di questa sostanza attiva) e solo il 3,6% ha evidenziato valori analiticamente accertabili. Solo nello 0,28% dei campioni (19 rinvenimenti su 6.761 analisi) è stato superato il LMR. In specie si tratta di cinque campioni di miele tedesco, sette campioni di grano saraceno (di cui cinque provenienti dalla Lituania, uno dalla Cina ed uno dall’Ucraina), un campione di semi di papavero proveniente dalla Slovacchia e sei campioni di provenienza ignota (di cui quattro di grano saraceno, uno di miglio ed uno di miele). Da rilevare che cinque dei campioni contenenti Glifosate in misura superiore ai limiti di legge provenivano da produzioni agricole qualificate come biologiche.
Non è il caso, anche per evidenti ragioni di spazio, di entrare nel dettaglio dei dati relativi alle singole sostanze attive o ai singoli prodotti alimentari esaminati, su cui chi fosse interessato potrà fare gli opportuni approfondimenti. E’ tuttavia opportuno osservare i dati riguardanti i controlli sui prodotti d’importazione, che evidenziano superamenti dei limiti di legge per il 42% dei campioni di foglie di vite provenienti dalla Turchia (da questo Paese giunge anche un 9% di limoni “fuorilegge”), per l’ 11,4% dei tè provenienti dalla Cina, oltre che per i peperoni provenienti da Repubblica Dominicana (12,6%), Thailandia (8,1%) e Vietnam (qui gli sforamenti raggiungono il 75% dei campioni, che tuttavia sono limitati a 4 prelevamenti, quindi con scarsa rilevanza statistica). Da osservare pure che tra i prodotti alimentari che presentano le maggiori percentuali di campioni “fuorilegge”, ovvero con residui superiori ai LMR consentiti, spiccano alcuni prodotti evidentemente d’importazione come il frutto della passione o maracuja (con quasi il 25% di campioni oltre i limiti), le foglie di tè (oltre il 20% di non conformità) e i litchi o ciliegie della Cina (18% di superamento dei limiti).
Per quanto riguarda il riso (che viene analizzato come prodotto trasformato e non come greggio) i dati presentano una certa contraddittorietà. Da un lato si rileva come circa due terzi dei campioni siano totalmente esenti da residui, quindi con una percentuale significativamente superiore alla media aggregata per questo parametro di “sicurezza”. Dall’altro si osserva anche una numerosità leggermente superiore alla media di campioni che superano i limiti di legge (6,1% nel testo del rapporto). Il rapporto non fornisce tuttavia indicazioni circa l’origine dei campioni di riso che presentano le situazioni di non conformità. E’ doveroso a questo proposito ricordare che secondo il Rapporto del Ministero della Salute italiano sul “Controllo dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti per l’anno 2016” su 313 campioni di riso analizzati in Italia nel medesimo periodo i superamenti dei limiti di legge erano stati 4 (1,27% del totale) ed avevano riguardato 3 campioni di riso proveniente dall’India ed uno, prelevato presso la GDO, di cui non era stato possibile stabilire l’origine (https://www.risoitaliano.eu/residui-chimici-nel-riso-indiano/ ). Autore: Flavio Barozzi, dottore agronomo