La Commissione Europea ha pubblicato il documento per la prevista valutazione di medio termine del sistema delle preferenze generalizzate (SPG) che sarà presentato in occasione del gruppo di lavoro del Consiglio di metà novembre. Ne dà notizia l’Ente Nazionale Risi sul suo sito. (Scarica il documento in inglese). L’Ente fa sapere che «parallelamente, al massimo entro marzo, anche se la filiera auspica una decisione entro fine anno, giungerà al termine l’inchiesta da cui dipenderà effettivamente la concessione della clausola di salvaguardia per imporre il dazio ai risi provenienti dai Pma (Cambogia e Myanmar)». Si tratta dunque di due passaggi distinti ma «politicamente interdipendenti». L’Ente Risi ha lavorato parecchio su entrambi i dossier: ha promosso la partecipazione dei risicoltori e dell’industria risiera alla consultazione pubblica promossa dalla Commissione europea sulla revisione della SPG ed è stato uno sforzo efficace, perché alla fine il 96% delle risposte sono arrivate dall’Italia e per la maggior parte da operatori del settore risicolo che hanno criticato proprio il sistema di applicazione della clausola di salvaguardia. Questo tipo di consultazioni, che a noi italiani paiono formali, hanno invece una certa importanza nell’orientare le decisioni di Bruxelles, tant’è vero che nel documento che verrà discusso la Commissione cerca di rintuzzare le accuse italiane ma non può far finta di niente.
«La Commissione specifica – osserva l’Ente Risi – che le valutazioni per l’eventuale applicazione della clausola di salvaguardia per il settore risicolo sono in corso e che solo al termine di tale percorso la Commissione deciderà se riformare il meccanismo della clausola di salvaguardia. Nel merito, l’Ente Risi ha sempre sostenuto che la modalità della concessione della clausola dovrebbe essere automatica, come avviene in altre colture, e quest’esigenza è stata ribadita più volte dalla direzione dell’Ente Risi nel corso degli incontri più volte intervenuti con i funzionarti della Commissione Europea dal 2016 ad oggi .Ma non è tutto: nel documento la Commissione ammette che in Cambogia si sono verificati notevoli violazioni dei diritti umani in relazione all’accaparramento delle terre per la coltivazione della canna da zucchero e su questo punto l’Ente Risi ha sottolineato che lo stesso problema riguarda il riso in Cambogia e Myanmar. E’ nota a tutti la vicenda dei Rohingya nell’ex Birmania, deportati dalle loro risaie. A ciò si aggiunge che la società Development Solution (incaricata dalla Commissione di valutare l’impatto di medio termine del sistema SPG) nel rapporto del 27 settembre 2017 specifica che la violazione dei diritti umani in Cambogia avviene anche nell’esportazione del riso, in quanto la concessione daziaria dell’Ue va a beneficio dei traders e non dei contadini» prosegue la nota. «Questi argomenti dovranno essere portati nel gruppo di lavoro della Commissione di metà novembre, cui parteciperanno i funzionari del Mise -dichiara il presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà – e auspico che tale discussione possa far luce sia sulla legittima richiesta di revisione del meccanismo di salvaguardia sia sulla questione della violazione dei diritti umani nei Pma interrompendo, al di là dell’applicazione automatica della clausola di salvaguarda che per il settore risicolo rimane imprescindibile, un flusso di importazione che ha portato ingenti danni al settore risicolo italiano e comunitario senza vantaggio alcuno per la popolazione cambogiana e birmana».