In questi mesi abbiamo messo in evidenza due cose: che il ministro Centinaio si è impegnato a fare una politica agricola più attenta alle esigenze degli agricoltori, diversamente dal suo predecessore Maurizio Martina; che ha assunto dei provvedimenti positivi per la risicoltura. Diciamo sinceramente che questo Ministro può fare grandi cose per l’agricoltura e che probabilmente si sta impegnando a farle. Il nostro compito, tuttavia, è registrare i fatti nella loro completezza e allora dobbiamo mettere qualche puntino sulle i.
Iniziamo dal fatto amministrativo più rilevante, che è la nascita, a luglio del Ministero che unisce agricoltura e turismo, due simboli del Made in Italy. Il MIPAAFT prende la “T” finale di turismo, che abbandona il Ministero dei Beni culturali. Una scelta a parer nostro poco convincente, particolarmente in un Paese come il nostro che ha una ricchezza di beni artistici non paragonabile, come attrattore turistico, a quella del lardo di Colonnata o dei nostri pur squisiti formaggi. Tra il Parmigiano e il Parmigianino c’è una bella differenza e non vorremmo che questa scelta di accorpare il Turismo all’Agricoltura – magari facendo passare per un aiuto alla seconda qualche bella risottata in capo al mondo – possa un giorno ritorcersi contro la seconda. Non siamo contrari, ma sicuramente perplessi.
Veniamo poi ad un’altra notizia annunciata con grande enfasi: durante una serie di controlli straordinari ai punti di importazione (porti, aeroporti, valichi), l’Istituto Centrale tutela Qualità e Repressione Frodi ICQRF ha individuato ingenti partite di riso di pessima qualità, in fase di sdoganamento. Il riso, soprattutto delle varietà Jasmine, Basmati, Thaibonnet, e Lungo Suriname, proveniente dai paesi del Sud Est Asiatico, campionato per un quantitativo pari a 1100 t, è risultato irregolare e non commercializzabile per alcune tonnellate e, addirittura, un altro pari quantitativo era stato etichettato come riso italiano. Sull’importanza dell’attività dei controlli sui prodotti d’importazione, al fine di tutelare i consumatori e i risicoltori, non ci piove, ma… ma bisogna dirla tutta: il Ministero ha dato la notizia lasciando intendere che si fosse di fronte a riso d’importazione malsano e glissando sulle caratteristiche della “pessima qualità” riscontrata. Questo perché neanche un campione di riso d’importazione sarebbe risultato positivo all’analisi sui residui: era riso vecchio, rotto, ma non contaminato da prodotti chimici. Ora, ci direte, ma che cosa vi interessa? Ma perchè sottilizzate? Il prodotto d’importazione è il NEMICO e voi lo difendete? Spiacenti, ma l’informazione non è propaganda e se è facile fermare gli sbarchi di profughi chiudendo i porti non lo è altrettanto fermare le importazioni.
Altra puntualizzazione. La prima mossa di Centinaio, prima ancora di firmare i decreti sul riso classico e sul riso bio (misure che abbiamo richiesto e applaudito), è stata di aumentare l’aiuto specifico alla risicoltura con un incremento di 50 euro per ettaro che, divisi per una produzione media di 70 quintali per ettaro danno 50:70=0.714 cioè 71.4 centesimi in più a quintale. Non molto ma, come si dice, a caval donato… Qualche giorno fa, però, Confagricoltura ha emesso un bollettino in cui fa notare che «in attesa della nuova Pac (per il periodo 2021 – 2027) arrivano alcune modifiche per le annate 2019 e 2020. I pagamenti diretti per i prossimi due anni verranno ridotti dello 0,92%: da questo taglio si ricaverà una plafond di 34 milioni di euro per anno destinato a ai produttori di grano duro, riso e bietole». La riduzione dei pagamenti diretti dello 0.92%, ipotizzando un pagamento medio per ettaro di 620 euro tra aiuto di base e greening, significa per ricevere 5.70 euro per ettaro in meno. Quindi l’incremento netto dell’accoppiato si riduce a 44.30 euro ovvero 44.30:70=63.2 centesimi a quintale. Ovviamente queste cifre possono variare in più (se si produce meno della media) o in meno (se la produttività è superiore alla media), ma, vista sotto questo profilo, la manovra sull’aiuto specifico è limitata e può indurre persino a credere che la risicoltura sia ormai un settore ricco e privilegiato. Non a caso, nel presentare la misura, al Ministero hanno sottolineato che «la quota % del massimale finanziario totale di risorse destinata agli aiuti accoppiati, che già era passata dall’11 al 12%, ora aumenta ulteriormente al 12,92%; tale aumento verrà utilizzato per innalzare il premio riso». Lasciatecelo dire: speriamo che questo aiuto non ci costi troppo.
Infine, la clausola di salvaguardia: sull’argomento tutto tace. A parer nostro, l’Italia dovrebbe battere i pugni sul tavolo – come ha chiesto recentemente Elisabetta Falchi, vicepresidente di Confagricoltura e risicoltrice – e non consentire che l’inchiesta della Commissione europea che dovrebbe portare all’adozione della clausola di salvaguardia si perda nelle nebbie di Bruxelles. Siamo certi che Centinaio farà di tutto per non permetterlo. Autore: Paolo Viana